Quando si parla di prestazione occasionale, sono sempre molte le domande che vengono posti dalle persone. Ecco perché oggi forniamo alcuni dettagli utili su prestazione occasionale e gestione dei contributi (scopri le ultime notizie sul fisco e sulle tasse e poi leggi su Telegram tutte le news sui pagamenti dell’Inps. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp e nel gruppo Facebook. Seguici anche su su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Svolgere un’attività che rientra nel lavoro occasionale, quindi senza partita IVA e senza contratto subordinato, fa sorgere spesso una serie di domande dal punto di vista fiscale: è obbligatorio fare la dichiarazione dei redditi? Quali e quanti contributi bisogna versare?
In effetti, per quanto la prestazione occasionale sia un’alternativa molto utile per chi svolge un lavoro in modo non continuativo, per esempio consulenze saltuarie o il ruolo di amministratore di condominio, dall’altro lato bisogna fare molta attenzione a rispettare i limiti e le regole della contribuzione previdenziale.
Nei prossimi paragrafi vediamo insieme come funziona la prestazione occasionale e gestione dei contributi.
Indice- Prestazione occasionale e gestione dei contributi: quando sono obbligatori
- Prestazione occasionale e gestione dei contributi: come funziona la Gestione Separata
- Prestazione occasionale e gestione dei contributi: ricevuta per lavoro occasionale
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Prestazione occasionale e gestione dei contributi: quando sono obbligatori
Un’attività lavorativa si definisce occasionale quando rispetta alcuni requisiti stabiliti dall’art. 2222 del Codice Civile. Nello specifico, per definirsi “occasionale”, un rapporto di lavoro deve avere queste caratteristiche:
- viene svolta un’attività professionale a carattere intellettuale;
- l’attività non ha vincoli né in termini di tempo né di modalità, quindi chi svolge il lavoro lo fa in maniera autonoma;
- attività non continuativa nel tempo, che non si ripete ed è del tutto episodica.
In poche parole, nel rapporto di lavoro occasionale gli interessi delle due parti si esauriscono una volta che l’attività è stata completata come da accordi. Per esempio, se un giardiniere è chiamato a svolgere dei lavori presso l’abitazione di una persona, l’attività di lavoro si potrà dire occasionale solo se non sarà ripetuta più volte a distanza di tempo e per lo stesso “datore di lavoro”. Se l’attività diventa ripetitiva, invece, l’attività non sarà più occasionale.
Dal punto di vista contributivo, la legge non prevede l’obbligo di versare contributi fin dall’inizio della prestazione occasionale, ma solo quando si supera la soglia annua di 5.000 euro lordi di reddito percepito dalle attività derivanti dalla prestazione occasionale.
In particolare, una volta superati i 5.000 euro all’anno, il lavoratore occasionale è tenuto a iscriversi alla Gestione Separata dell’INPS per adempiere agli obblighi contributivi. Tuttavia, è bene specificare che i contributi vengono calcolati solo sulla quota di reddito eccedente i 5.000 euro e non sul reddito complessivo percepito in un anno.
Nel prossimo paragrafo vediamo meglio come funziona la Gestione Separata dell’INPS.
Scopri la pagina dedicata al fisco e alle tasse.
Nel video di seguito, una guida dettagliata sulla prestazione occasionale e ritenuta d’acconto.
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Prestazione occasionale e gestione dei contributi: come funziona la Gestione Separata
Prima di capire come funziona il versamento dei contributi alla Gestione Separata per i lavoratori occasionali, chiariamo innanzitutto che cos’è la Gestione Separata.
Dunque, la Gestione Separata dell’INPS è una gestione previdenziale alla quale devono iscriversi obbligatoriamente tutte le categorie di lavoratori autonomi che non hanno una specifica cassa professionale di appartenenza (come la cassa forense o la cassa previdenziale per gli architetti).
I contributi da versare alla Gestione dell’INPS presentano un’aliquota diversa a seconda che il lavoratore occasionale abbia altre forme di tutela previdenziale oppure no. Per esempio, una persona che svolge un’attività occasionale, ma è soggetta già ad altri obblighi contributivi o è titolare di pensione, dovrà calcolare i contributi con un’aliquota ridotta. Invece, per chi non ha già degli obblighi contributivi, i contributi all’INPS prevedono un’aliquota piena.
Ma chi si occupa dell’iscrizione alla Gestione Separata e quando deve farlo?
Secondo la normativa vigente in materia di lavoro autonomo occasionale (art. 67 del DPR n. 917/86 del TUIR), una volta superato il limite di 5.000 euro lordi, deve essere il lavoratore a informare il proprio datore di lavoro (o i datori di lavoro, in presenza di più committenti) del superamento della soglia di esenzione.
La comunicazione del superamento della soglia deve avvenire in modo tracciato, per esempio tramite PEC (posta elettronica certificata) o raccomandata. In questo modo, si avrà la conferma di avvenuta ricezione del messaggio. Il motivo per cui è importante comunicare al più presto di aver superato il limite di 5.000 euro è per permettere al committente di iscrivere il lavoratore alla Gestione Separata ed effettuare la ritenuta previdenziale sul compenso corrisposto.
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- Quanto costano 15 anni di contributi per la pensione;
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Prestazione occasionale e gestione dei contributi: ricevuta per lavoro occasionale
Quando un lavoratore effettua una prestazione occasionale è tenuto rilasciare al committente o ai committenti una “ricevuta per lavoro occasionale“, che funge da quietanza di pagamento, dove si certifica che l’avvenuto pagamento della prestazione. Ciò vuol dire che questa ricevuta va emessa dopo aver ricevuto il pagamento dal proprio datore di lavoro.
Ecco una guida completa sulla prestazione occasionale 2023.
Quando si compila una ricevuta, è fondamentale inserire una serie di dati obbligatori, e cioè:
- i dati anagrafici del lavoratore;
- i dati anagrafici del committente;
- la data di emissione e il numero progressivo della ricevuta;
- il compenso lordo per l’attività lavorativa svolta;
- la ritenuta d’acconto del 20%, se il committente è un sostituto d’imposta (art 23 del DPR 600/73);
- l’importo netto corrisposto dal committente.
A proposito di ritenuta d’acconto, chiariamo che si tratta di un acconto sulle imposte che il committente deve trattenere e versare all’Amministrazione finanziaria per conto del prestatore del lavoro occasionale. Anche se in un primo momento non viene incassato il 100% del compenso, ma l’80%, in sede di dichiarazione dei redditi la ritenuta del 20% diventa un credito che può essere utilizzato in compensazione per il versamento di altre imposte oppure può essere rimborsato.
Inoltre, per quanto riguarda i contributi previdenziali da versare, bisogna anche tenere presente che questi non sono tutti a carico del datore di lavoro né del lavoratore, ma sono suddivisi in questo modo: per 1/3 sono versati dal lavoratore occasionale, mentre per 2/3 sono a carico del committente.
Consideriamo per esempio una prestazione occasionale di 3.000 euro e ipotizziamo che nel corso dell’anno il lavoratore ha già effettuato altre prestazioni per un compenso complessivo di 3.000 euro. Ricordiamo che i contributi da versare sono dovuti solo sulla parte eccedente la soglia di esenzione (5.000 euro) e non sul totale delle prestazioni. Quindi in questo caso su 1.000 euro (6.000-5.000).
Di conseguenza, avremo più o meno questo scenario:
- compenso lordo della prestazione occasionale pari a 3.000 euro;
- ritenuta d’acconto del 20% pari a 600 euro, cioè il 20% di 3.000 euro;
- ritenuta INPS pari a 1/3 del 33%, quindi 110 euro (33% di 1000 euro = 330 euro).
Il netto da pagare finale corrisponderà a 2.290 euro (3.000-600-110 = 2.290).
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