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Legge 104, i diritti dei fratelli della persona disabile

Legge 104, i diritti dei fratelli della persona disabile: alcuni contratti nazionali di lavoro non riconoscono i benefici legge 104, una sentenza li ha dichiarati nulli.

di The Wam

Aprile 2022

Legge 104, i diritti dei fratelli della persona disabile, ovvero quali sono le agevolazioni sul lavoro nel caso i genitori siano ancora in vita. (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

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La questione si pone in particolare per quei contratti collettivi di lavoro che non riconoscono al fratello o alla sorella di un disabile in condizione di gravità il diritto di precedenza nei trasferimenti se c’è un altro familiare che può assistere il paziente. Nel caso in questione i genitori.

Il riferimento è in particolare al contratto collettivo della scuola.

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La sentenza

C’è voluta una sentenza del tribunale per mettere in risalto il contrasto tra il contratto collettivo di quel settore con quanto invece stabilisce la Legge 104, che privilegia sempre e comunque le esigenze del familiare disabile.

I giudici hanno difatti ritenuto nullo il contratto collettivo nazionale della scuola proprio in quella parte che non riconosce al fratello o alla sorella del disabile la precedenza nei trasferimenti.

I magistrati hanno anche ritenuto che il dipendente possa usufruire del beneficio che impone l’esclusione dalla graduatoria dei perdenti posto.

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Legge 104: il fatto

Il fatto. La questione riguarda una insegnante della scuola primaria, sorella di una persona con disabilità grave.

La donna usufruiva dei permessi garantiti dall’articolo 3 comma 1 della legge 104 del 1992. Eppure ha ricevuto un secco no, quando ha chiesto venisse applicato il diritto di precedenza sui trasferimenti nel luogo di residenza del fratello con disabilità.

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Il motivo del rifiuto era contenuto proprio all’interno del contratto collettivo di lavoro: non contemplava questo diritto del lavoratore se i genitori di chi presentava la richiesta erano ancora in vita e abili, cioè in grado di occuparsi del figlio con disabilità.

L’insegnante ha impugnano il contratto collettivo davanti al tribunale per chiederne la nullità proprio perché in contrasto con quanto era disposto invece nella Legge 104 (che sul punto è piuttosto chiara).

Legge 104: cosa dice la norma

E infatti, la Legge 104 dispone che:

«Il lavoratore dipendente, pubblico o privato, che assiste persona con handicap in situazione di gravità, coniuge, parente o affine entro il secondo grado, ovvero entro il terzo grado qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione in gravità abbiano compiuto i sessantacinque anni di età oppure siano anche essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti, ha diritto a fruire di tre giorni di permesso mensile retribuito coperto da contribuzione figurativa, anche in maniera continuativa».

Ma non solo. È determinante quest’altro passaggio della Legge 104:

«Il lavoratore di cui comma 3 ha diritto a scegliere, ove possibile, la sede di lavoro più vicina al domicilio della persona da assistere e non può essere trasferito senza il suo consenso ad altra sede».

Non ci sembra sia possibile una interpretazione diversa: il lavoratore ha diritto di scegliere la sede di lavoro più vicina alla persona con disabilità.

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Legge 104: cosa dispone il contratto

Un diritto che era stato di fatto escluso dal contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto scuola, che stabiliva invece che il diritto alla priorità nella scelta del trasferimento era riconosciuto solo quando:

«Entrambi i genitori siano impossibilitati a provvedere all’assistenza del figlio disabile grave, perché totalmente inabili viene riconosciuta la precedenza nei trasferimenti, alla stregua della scomparsa di entrambi i genitori, anche ad uno dei fratelli o delle sorelle».

Dal momento che i genitori dell’insegnanti erano ritenuti “abili” non sarebbe stato possibile accedere al diritto al trasferimento (se possibile).

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Il contratto nazionale – anche in questo caso non rispettando i criteri imposti dalla legge 104 – ha anche stabilito che il personale beneficiario della legge 104 venisse inserito nella graduatoria d’istituto per l’identificazione dei perdenti posto da trasferire d’ufficio.

Insomma, più che una agevolazione, una serie di penalizzazioni. Ovviamente ignorando il dettato della 104.

Legge 104: nullità

I giudici non hanno potuto che riscontrare il contrasto tra il contratto collettivo e la legge 104. E richiamandosi a due sentenze precedenti hanno confermato che la norma nazionale varata a tutela dell’handicap non può essere applicata solo parzialmente.

Ma non solo, il punto centrale è anche un altro: la legge 104 tutela in particolare la persona con disabilità, non il lavoratore che vi accede.

In due parole: il contratto nazionale non può essere in contrasto con la legge. E per questo nelle parti che abbiamo descritto deve essere ritenuto nullo.

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