Per il licenziamento del lavoratore disabile serve il parere della Commissione medica che deve stabilire l’eventuale inidoneità a svolgere le sue mansioni. (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
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Significa che non è possibile per un datore di lavoro licenziare un lavoratore con disabilità solo sulla base del parere di un medico che non ritiene più il dipendente adatto al lavoro. Quella infatti è una decisione che può spettare solo alla commissione medica.
Licenziamento del lavoratore disabile: la sentenza
Lo ha stabilito una sentenza della Cassazione (qui il testo integrale) che ha ritenuto il licenziamento di un lavoratore con disabilità, solo sulla base della valutazione di un singolo professionista, assolutamente illegittimo. È necessario in pratica, hanno sostenuti i giudici, seguire il percorso che è stato sancito dalle disposizioni che sono contenute nella legge 104 del 1992.
Questa vicenda giudiziaria potrebbe essere utile per quanti stanno vivendo una situazione dello stesso tipo. Ovvero quando viene messa in discussione la capacità di lavoro all’interno di una azienda che ha assunto (come da obbligo) un dipendente dalle categorie protette del collocamento mirato.
Molto spesso la scarsa conoscenza dei propri diritti costringe cittadini che già soffrono una situazione di disagio legata all’invalidità, alla disabilità e all’handicap, a non far valere le legittime ragioni di fronte a una palese violazione delle norme.
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Licenziamento del lavoratore disabile: la storia
La storia. I giudici della Cassazione hanno esaminato il caso di un lavoratore disabile che è stato licenziato perché non ritenuto idoneo a svolgere le mansioni di addetto ai servizi generali.
Sia i giudici di primo grado, sua quelli dell’Appello, avevano invece respinto il ricorso del lavoratore e dato ragione all’azienda. Ovvero: per i magistrati di merito quel dipendente poteva essere licenziato.
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Avevano cioè ritenuto che il licenziamento fosse legittimo perché era irrilevante la circostanza che il giudizio di idoneità fosse stato espresso da un singolo professionista e non da una commissione medica. Anche perché l’intervento del professionista sarebbe stato richiesto proprio dal lavoratore con disabilità.
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Licenziamento del lavoratore disabile: ribaltato l’Appello
I giudici della Cassazione hanno ribaltato le conclusioni della corte d’Appello e rinviato di nuovo il procedimento ai giudici di secondo grado per riformulare il giudizio. Ma nel rispetto di un principio che deve essere chiaro: «Il datore di lavoro può risolvere il rapporto di lavoro dei disabili obbligatoriamente assunti, nel caso di aggravamento delle condizioni di salute o di significative variazioni dell’organizzazione di lavoro, solo nel caso in cui la speciale Commissione integrata accerti la definitiva impossibilità di reinserire il disabile all’interno dell’azienda, anche attuando i possibili adattamenti dell’organizzazione del lavoro, non essendo sufficiente il giudizio di non idoneità alla mansione specifica espresso dal medico competente nell’esercizio della sorveglianza sanitaria».
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Per i giudici dell’Alta Corte il datore di lavoro, anche nel caso non riuscisse a trovare delle mansioni confacenti al lavoratore con disabilità che ha avuto un aggravamento delle sue condizioni, dovrà comunque chiedere alla commissione integrata «l’accertamento dello stato di salute del dipendente alla commissione integrata per verificare se a causa delle minorazioni possa continuare a essere utilizzato in azienda».

Licenziamento del lavoratore disabile: sospensione
Solo se la commissione integrata riscontra una condizione di incompatibilità con la prosecuzione dell’attività lavorativa, «il disabile ha diritto alla sospensione non retribuita del rapporto di lavoro fino a che l’incompatibilità persista e durante tale periodo il lavoratore può essere impiegato in un tirocinio formativo».
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E comunque, il rapporto di lavoro può essere interrotto solo nel caso in cui «anche attuando – spiegano i giudici della Corte di Cassazione – i possibili adattamenti dell’organizzazione del lavoro, la predetta commissione accerti la definitiva impossibilità di reinserire il disabile all’interno dell’azienda».
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