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Nucleare in Italia? Perché se ne parla e quanto si risparmia

Altro tema che infiamma la campagna elettorale è il nucleare in Italia. I verdi presentano una mappa di 14 siti che la coalizione di centrodestra e il terzo polo vorrebbero realizzare su tutto il territorio nazionale. Proviamo a calcolarne costi e conseguenze

di Valerio Pisaniello

Settembre 2022

Nella campagna elettorale in vista del voto del 25 settembre, diversi politici, dal leader della Lega Matteo Salvini al segretario di Azione Carlo Calenda, hanno auspicato il ritorno del nucleare in Italia. Analizziamo i fatti. (scopri le ultime notizie su mutui e prestiti. Leggi su Telegram tutte le news sulla finanza personale. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Prima di procedere con la lettura di questo approfondimento, leggi la nostra pagina speciale dedicata al riassunto dei programmi dei partiti (solo i fatti concreti), le idee delle coalizioni per il reddito di cittadinanza, le pensioni e il fisco con la flat-tax al 15%.

INDICE

Nucleare in Italia: la storia

Tra il 1964 e il 1990 in Italia sono state attive quattro centrali nucleari, oggi tutte in fase di smantellamento, dopo il referendum del 1987: Trino (Vercelli), Caorso (Piacenza), Latina e Garigliano (Caserta). Il referendum italiano si è comunque tenuto il 12-13 giugno 2011, con un quesito modificato dalla Corte di Cassazione e adattato al nuovo quadro normativo. Il fronte del “Sì”, favorevole all’eliminazione del nucleare, vinse con il 94 per cento dei voti e l’affluenza del 57 permise di raggiungere il quorum e validare così i risultati.

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Nucleare in Italia: i programmi politici

Il ritorno al nucleare compare nei programmi della coalizione di centrodestra formata da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi moderati, nel singolo programma presentato dalla Lega e in quello della lista formata da Italia viva e Azione

Lega e Azione

In particolare, i leader di questi due ultimi schieramenti, Matteo Salvini e Carlo Calenda, sono da tempo tra i più convinti sostenitori del ritorno al nucleare, una fonte che spesso definiscono come «pulita» e «sicura» facendo riferimento ai cosiddetti “impianti di ultima generazione”. Lo scorso giugno, lo stesso Calenda aveva presentato in Senato una mozione per chiedere al governo che il nucleare fosse reintrodotto tra le fonti utilizzate dal nostro Paese per produrre energia, proponendo la costruzione di otto centrali nucleari, con tre o quattro reattori ciascuna, per una potenza complessiva di 40 gigawatt, da abbinare con l’uso di altre energie rinnovabili.

Pd e M5S

Il Partito democratico, invece, nel suo programma si dice chiaramente contrario a questa possibilità, affermando che costruire nuove centrali nucleare non aiuterebbe l’Italia ad abbandonare le fonti fossili, in quanto «i tempi di realizzazione e le tecnologie esistenti non sono compatibili con una riduzione significativa delle emissioni entro il 2030 e non risolvono i problemi ambientali ad esse associati». Il programma del Movimento 5 Stelle non cita direttamente il tema del nucleare, ma si limita a sostenere la costruzione di «impianti di energia rinnovabile». 

Verdi

Il 31 agosto il co-portavoce di Europa verde Angelo Bonelli ha annunciato un’«operazione verità», pubblicando sui social una mappa dell’Italia con le 14 località dove il centrodestra e il leader di Azione Carlo Calenda «vogliono mettere» le centrali nucleari, «ma non hanno il coraggio di dirlo». «Vi presentiamo una mappa – si legge sul sito di Europa verde – dove sono indicati i luoghi in cui Calenda, Berlusconi, Salvini e Meloni, con molta probabilità, realizzeranno le loro centrali nucleari». Nelle ore successive diversi quotidiani hanno ribattezzato l’immagine come la «mappa segreta delle centrali del centrodestra».

La mappa pubblicata il 31 agosto da Bonelli e dal sito ufficiale di Europa verde non è nuova, anzi. Ad aprile 2010, Bonelli, che al tempo era presidente della Federazione dei verdi, da cui poi nacque l’attuale Europa verde, aveva partecipato a una manifestazione contro il nucleare a Roma, dove aveva presentato una mappa identica a quella riproposta in occasione delle prossime elezioni politiche. Sebbene la coalizione di centrodestra e quella di Azione e Italia Viva sostengano la necessità per l’Italia di tornare a produrre energia nucleare, nessun leader di questi due schieramenti ha mai detto chiaramente dove intende costruire nuove centrali.

Nucleare in Italia: il nucleare di “quarta generazione”

Generalmente, i sostenitori del ritorno al nucleare – tra cui Salvini e Calenda, ma anche il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani – fanno riferimento all’attivazione di impianti di “ultima generazione”, ossia la quarta. Nei fatti, questa ancora non esiste, o meglio, non è disponibile per la costruzione commerciale su grande scala e non lo sarà prima dei prossimi dieci anni.


L’espressione “nucleare di quarta generazione” è nata nel 2001 al Generation IV international forum, un programma di ricerca a cui al momento partecipano 13 Paesi e la Comunità europea dell’energia atomica (Euratom) che ha l’obiettivo di studiare e progettare sistemi innovativi per la generazione di energia nucleare

Al momento la maggior parte dei reattori operativi a livello mondiale appartiene ancora alla “seconda generazione”, che si basa su tecnologie sviluppate verso la fine degli anni Settanta. Le tecnologie più avanzate sono invece quelle di “terza generazione” (o di generazione “III+”): sono impianti più sicuri di quelli precedenti, ma non ancora dotati di tutte le caratteristiche necessarie per rientrare a pieno titolo nella “quarta generazione”.

Il Paese più avanti da questo punto di vista è la Cina, dove a dicembre 2021 è stato collegato alla rete elettrica il primo reattore di quarta generazione. Si tratta però di una struttura dimostrativa, quindi di una sorta di modello che precede la costruzione di un vero e proprio reattore commerciale. Anche la Russia ha avviato la costruzione di un reattore dimostrativo di quarta generazione che, secondo stime precedenti lo scoppio della guerra in Ucraina, dovrebbe essere pronto entro il 2035. 

Nucleare in Italia: quanto si risparmia?
Nucleare in Italia: quanto si risparmia?

Nucleare in Italia: come funziona nel mondo

Secondo i dati dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, oggi a livello globale sono attivi 438 reattori nucleari, sparsi in tutti i continenti. Il Paese in cui è concentrato il maggior numero di impianti sono gli Stati Uniti, con 92 reattori, seguiti dalla Francia (56), la Cina (55) e la Russia (37). La Cina è però impegnata nella costruzione di 17 nuovi reattori, mentre l’India, che oggi ne conta 22, ne sta costruendo altri 8. 

Più nel dettaglio, nel 2021 gli Stati Uniti hanno prodotto quasi il 20 per cento della loro energia elettrica con il nucleare; il Canada poco più del 14 per cento; il Regno Unito quasi il 15 per cento; la Germania circa il 12 per cento (qui il governo è indeciso se fermare entro la fine dell’anno le ultime centrali operative); la Francia il 69 per cento; il Giappone il 7 per cento. 

L’Italia è l’unico tra i Paesi del G7 – che include anche Stati Uniti, Canada, Giappone, Francia, Germania e Regno Unito – a non avere centrali nucleari attive. Tra i membri del G20, l’organizzazione che raggruppa i 20 Paesi più industrializzati al mondo, le nazioni che non fanno ricorso all’energia nucleare sono al momento cinque, compresa l’Italia. A questa si aggiungono Australia, Arabia Saudita, Indonesia e Turchia (dove però è in costruzione una centrale). Tra i 27 Paesi dell’Unione europea, quelli senza centrali nucleari sono 14

Nucleare in Italia: quanto pesa sulla bolletta?

Vediamo ora nel dettaglio quanto potrebbe influire il nucleare sulle bollette.

Le spese incluse per la materia energia

Secondo le indicazioni dell’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente (Arera), che lavora da tempo a migliorare la leggibilità e la comprensione della fattura energetica, la prima pagina della bolletta indica il costo medio unitario del kilowattora/standard metro cubo, come rapporto tra la spesa totale e i consumi fatturati. In questo insieme sono compresi più tasselli, a cominciare dalla spesa per la materia energia che raggruppa i costi di approvvigionamento dell’energia elettrica o del gas e quelli per la vendita al dettaglio. Due elementi che pesano, rispetto al totale dell’esborso, rispettivamente per quasi il 52% e il 75% nella fattura elettrica e per il 38% circa e il 6,2% in quella del gas.

I costi su trasporto e gestione contatore

L’altra voce consistente è quella relativa ai cosiddetti oneri di sistema: si tratta di spese che vanno a finanziare attività di interesse generale per il sistema elettrico nazionale, introdotte nel tempo da specifici provvedimenti normativi. Con il passare degli anni, gli oneri sono andati crescendo e questo ha aperto il dibattito sull’opportunità del prelievo in bolletta. L’Autorità, dal canto suo, ha più volte insistito sulla necessità di una loro revisione che potrebbe passare dal trasferimento degli stessi nella fiscalità generale.

La componente Asos

Le aliquote degli oneri generali da applicare a tutte le tipologie di contratto sono distinte in oneri generali relativi al sostegno delle energie rinnovabili e alla cogenerazione (Asos) e oneri rimanenti (Arim). Dentro la prima, sono inclusi innanzitutto gli oneri che vanno a supportare gli incentivi alle fonti rinnovabili e alla cogenerazione Cip 6/92. Quest’ultimo tassello rimanda a un provvedimento, adottato appunto dal governo nel 1992, che in sostanza premia l’energia prodotta da terzi e ceduta alla rete elettrica nazionale che sia stata prodotta da fonti verdi, rifiuti o impianti ad alta efficienza. All’interno della componente Asos, ci sono poi anche i costi che coprono le agevolazioni per le imprese a forte consumo di energia elettrica (note anche come “energivori”).

La componente Arim

Sotto la voce “Arim”, ci sono invece tutti gli oneri rimanenti che pesano per poco meno del 20% su tutto il pacchetto oneri. L’Arim comprende più costi che vanno a supportare diverse partite: dallo sviluppo tecnologico e industriale agli oneri per la messa in sicurezza del nucleare e per compensazioni territoriali, dal sostegno della ricerca di sistema alle compensazioni per le imprese elettriche minori, dagli esborsi a sostegno dei regimi tariffari speciali per il servizio ferroviario universale e merci a quelli necessari per garantire il bonus elettrico, l’agevolazione prevista in bolletta per le famiglie in condizioni di disagio economico.

Le tasse in bolletta

È l’ultima voce in bolletta che comprende l’Iva e le accise. Nell’ultimo aggiornamento trimestrale dell’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente, questa componente ha pesato per 2,89 centesimi di euro sulla bolletta elettrica (il 12,6% del totale della spesa) e per 30,17 centesimi di euro in quella del gas (35,6%) considerando il totale di accise, Iva e addizionale regionale.

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