La primavera porta ad Avellino uno dei più grandi gruppi della scena underground italiana, protagonisti di una stagione feconda per il rock della penisola, insieme ad altre band – in gran parte ancora attive – come i Csi, gli Afterhours, i Marlene Kuntz e gli Almamegretta. Parliamo – molti lo avranno capito – dei Massimo Volume, forse i più originali del lotto, nati da una cantina bolognese, e in pochi anni diventati un riferimento imprescindibile.
Si chiamano Massimo Volume per un motivo semplice: hanno iniziato suonando in luoghi scalcinati con strumenti messi ancora peggio. E due altoparlanti di fortuna che li costringevano a urlare di continuo: massimo volume!
Concerto organizzato dal Tilt al Partenio
Suoneranno al cinema Partenio, il prossimo 25 marzo, in un concerto targato Tilt, fortemente voluto da Felice Caputo che, insieme a Luca Caserta (Godot Art Bistrot) e Lello Pulzone (Associazione Fitz), sta regalando alla città stagioni mai così ricche di buona musica e grandi eventi. Alla faccia dei soliti che amano piangersi addosso e non perdono occasione per maledire la presunta marginalità avellinese.
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Chi ha vissuto il rock italiano dei primi anni ’90, conosce bene i Massimo Volume. Gli altri farebbero bene a informarsi: questa è una band che lascia il segno. Ha inciso profondamente nel nostro immaginario rock, grazie alle liriche incandescenti di Emidio Clementi (un cantante che non canta, ma recita), e a sinuosi, affascinanti e complessi intrecci di chitarre post rock che disegnano linee melodiche irresistibili, e una sezione ritmica estremamente curata e varia.
Dal capolavoro Lungo i bordi al Nuotatore
Hanno pubblicato sei dischi. Lungo i bordi, nel 1995, è considerato il loro capolavoro. Per molti , una pietra miliare nella storia del rock italiano (insieme a Germi degli Afterhours e alcune opere dei Csi). Ad Avellino, oltre a proporre il meglio del loro repertorio, presenteranno l’ultimo album, Il nuotatore. Un disco importante, uno dei più belli di quest’anno. Un’opera matura, dove c’è meno rabbia, ma tanto spessore. E la recitazione e i testi di Mimì Clementi, più incline – al solito – al racconto che alla poesia, narra storie e personaggi, emozioni e ricordi, che non potranno lasciarvi indifferenti. Anzi, i Massimo Volume non potranno mai scivolarvi addosso, sono lì, con le loro chitarre, le loro parole, a incidervi sulla pelle il senso vero e definitivo del fare e comporre musica.

Non mancano come sempre le citazioni colte, in questo caso John Cheever, Nietzsche e Dostoevskij.
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Non potete perderli. Per nessuna ragione. La loro musica è sempre stata un invito a riflettere, a guardare oltre, a non fermarsi all’ovvio. E adesso, in questi tempi complicati, quella musica e quelle parole servono più di sempre. Bentornati. E benvenuti ad Avellino.
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