Meno pensioni anticipate nel 2023 dopo la stretta che è stata imposta dal governo Meloni. (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
INDICE
- Meno pensioni anticipate, i numeri
- Meno pensioni anticipate, spinta al pensionamento
- Meno pensioni anticipate, il valzer delle quote
- Meno pensioni anticipate, gli importi
- Meno pensioni anticipate, Opzione donna
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I numeri parlano chiaro e a fornire i dati è l’ultima rilevazione Inps, quella tra gennaio e marzo del 2023: sono stati erogati 174.610 trattamenti, il 26,22 per cento in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Opzione donna, come era prevedibile, con requisiti d’accesso molto ristretti e penalizzanti, è stata utilizzata solo da 151 lavoratrici. Quasi zero.
Si sta spegnendo l’effetto di Quota 100, che per anni ha spinto in alto il numero di uscite anticipate. Mentre rallenta anche anche la corsa a Quota 102 (soppressa lo scorso anno, ma che può essere utilizzata da chi ha raggiunto i requisiti mentre era in vigore) e Quota 103, la misura che l’ha sostituita, non sembra essere così attrattiva.
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Meno pensioni anticipate, i numeri
Dei 174.610 nuovi trattamenti pensionistici erogati dall’INPS, 51.583 (il 30 per cento) sono pensioni anticipate. Un calo delle uscite prima dei 67 anni, che è del 38 per cento rispetto allo scorso anno, quando erano invece state 83.153.
Una riduzione consistente. Che contraddice quello che doveva essere uno degli obiettivi dell’esecutivo: una maggiore, ma sostenibile, flessibilità in uscita.
Si è invece concretizzata una drastica riduzione delle uscite anticipate. L’esempio classico è Opzione donna, che è passata da 4.185 pensionamento dello scorso anno a 151. Avrebbero potuto anche eliminarla, l’effetto sarebbe stato lo stesso.
Questa riduzione dei trattamenti anticipati non sorprende. Quota 103 è meno conveniente di Quota 102 (e ancora meno rispetto a Quota 100), di Opzione donna abbiamo detto.
Il problema serio è che per il prossimo anno molto difficilmente saranno introdotte misure che consentano una maggiore flessibilità. Si era parlato di Quota 41 (in pensione a qualsiasi età con 41 anni di contribuzione), ma le stime hanno dimostrato che costa molto, siamo quasi ai livelli di Quota 100 (eliminata proprio per i costi eccessivi, ne paghiamo ancora le conseguenze).
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Meno pensioni anticipate, spinta al pensionamento
Nei primi tre mesi dell’anno sono state quindi erogate 174.610 nuove pensioni, la riduzione complessiva (quindi non solo dei trattamenti anticipati) è del 26,22 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Questi i dati nel dettaglio:
- pensione di vecchiaia: 65.137;
- assegni anticipati: 51.583;
- invalidità: 8.167;
- superstiti: 49.723.
Meno pensioni anticipate, il valzer delle quote
Come accennato la graduale riduzione dei pensionamenti anticipati è dovuto in particolare alla sostituzione di Quota 100 (uscita a 62 anni con 38 di contributi) con Quota 102 (64 anni con 38 di contributi) e infine Quota 103 (62 anni e 41 di contributi).
Via via la misura è diventata più difficile da raggiungere. Ma non solo, Quota 103 ha anche una soglia limite per l’assegno ed è molto simile ad altre misure previste dalla Fornero (in pensione a qualsiasi età con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne) che non prevedono limiti e penalizzazioni.
La riduzione complessiva dei trattamenti anticipati è dunque del 38 per cento rispetto al 2022, così ripartita:
- lavoratori dipendenti: meno 36 per cento;
- dipendenti pubblici: meno 44 per cento.
Meno pensioni anticipate, gli importi
La media degli importi per le pensioni liquidate è di 1.111 euro. La cifra è stata evidenziata dal monitoraggio effettuato dall’INPS nei primi tre mesi del 2023.
C’è una grande differenza negli importi del 33,38 per cento tra uomini e donne:
- pensione media uomini: 1.357 euro;
- pensione media donna: 904 euro.

Meno pensioni anticipate, Opzione donna
Su Opzione donna il governo è stato indeciso fino alla fine, poi ha scelto la soluzione peggiore, ovvero quella di cancellare di fatto questa possibile uscita anticipata per le lavoratrici.
Eppure Opzione donna sembrava la soluzione ideale per garantire la flessibilità in uscita perfettamente compatibile con i criteri di sostenibilità per i conti dell’ente di previdenza. Al punto che tra ottobre e novembre dello scorso anno componenti del governo Meloni avevano ipotizzato Opzione uomo, una misura gemella riservata di lavoratori.
Invece Opzione donna è stata ristretta, così tanto che oggi è praticamente inutilizzata. Si può accedere con questi requisiti:
- età: 60 anni (che si riduce di un anno per ogni figlio fino a un massimo di due);
- contributi: 35 anni maturati entro il 31 dicembre 2022.
Ma non solo, bisognava rientrare in una di queste categorie:
- assistere da almeno 6 mesi un familiare con disabilità grave (legge 104, comma 3);
- avere una riduzione della capacità di lavoro superiore o uguale al 74 per cento;
- essere lavoratrici dipendenti o licenziate di imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi di impresa.
Insomma, non è per niente facile l’accesso alla misura.
Una stretta notevole rispetto alla vecchia Opzione donna, che prevedeva invece solo questi requisiti:
- età: 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 anni per le autonome;
- contributi: almeno 35 anni.
Il risultato di questa modifica lo abbiamo accennato, si è passati da 4.185 trattamenti erogati nel 2022 ai 151 del 2023 (nello stesso arco di tempo).
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