Ultimamente non si fa altro che discutere della Mia, la Misura di inclusione attiva proposta dal Ministero del Lavoro per sostituire il Reddito di cittadinanza. In questo approfondimento vediamo quali sono le principali differenze fra Mia e Rdc sulla base delle informazioni trapelate dalla bozza del Ministero (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sul Reddito di Cittadinanza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Dopo le prime indiscrezioni sulla Mia, ossia la Misura di inclusione attiva che potrebbe sostituire il Reddito di cittadinanza da settembre 2023, sono già state diffuse alcune opinioni contrastanti. In particolare, c’è chi sostiene che si tratti di una copia del Rdc, solo con un altro nome.
Per cercare di vederci chiaro, nei prossimi paragrafi proponiamo una tabella che mostra le differenze fra Mia e Rdc.
Indice
- Differenze fra Mia e Rdc: tabella riassuntiva
- Differenze fra Mia e Rdc: stretta limitata per gli occupabili
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Differenze fra Mia e Rdc: tabella riassuntiva
Come anticipato in apertura dell’articolo, non mancano le prime polemiche sulla Misura di inclusione attiva che potremmo vedere dalla fine del 2023 in sostituzione del Reddito di cittadinanza.
Prima di cominciare, però, è necessario chiarire che si tratta solo di un’ipotesi: la misura è stata solo proposta dal Ministero del Lavoro sotto forma di bozza, mentre manca qualsiasi decreto o passaggio ufficiale che possa sottoporre la misura a una corretta valutazione.
In ogni caso, proprio sulla base delle informazioni diffuse finora sul possibile sostituto del Reddito di cittadinanza, abbiamo realizzato una tabella che mette in risalto le differenze fra Mia e Rdc.
Rdc | Mia | |
Durata | – Fino al 2023: 18 mesi per tutti i cittadini; – Dal 2023: 12 mesi per non occupabili, 7 mesi per occupabili. | – Non occupabili: 18 mesi dopo la prima domanda, 12 mesi dal rinnovo; – Occupabili: 12 mesi dopo la prima domanda, 6 mesi dopo la seconda domanda. |
Importo | 6.000 euro per la scala di equivalenza, per un massimo di 500 euro al mese per nucleo familiare con un solo componente. | – Importo massimo di 500 euro/mese per famiglie non occupabili; – Importo massimo di 375 euro/mese per famiglie occupabili. |
Requisiti | – Cittadinanza italiana, europea o extra Ue con regolare permesso di soggiorno; – Residenza in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo; – Reddito ISEE non superiore a 9.360 euro; – Reddito familiare inferiore a 6.000 euro annui, moltiplicato per la scala di equivalenza. | – Cittadinanza italiana, europea o extra Ue con regolare permesso di soggiorno; – Residenza in Italia da almeno 5 anni; – Reddito ISEE non superiore a 7.200 euro. |
Come si può notare, la tabella si concentra principalmente su tre aspetti: la durata, l’importo e i requisiti. Purtroppo, finora non ci sono sufficienti dati per mettere sul piatto anche altre caratteristiche delle due misure anti-povertà.
In merito alla durata, la differenza con il Rdc prima del 1° gennaio 2023 è netta: mentre il Reddito di cittadinanza prevedeva una durata di 18 mesi, quindi un anno e mezzo, la Mia spetterebbe per la stessa durata solo alla prima richiesta, per poi diminuire a 12 mesi dalla seconda domanda in poi. Tuttavia, questo discorso vale solo per le famiglie in cui ci sono componenti con disabilità, con più di 60 anni di età o con un minore a carico.
Invece, per le famiglie cosiddette “occupabili“, il sussidio spetterebbe per un massimo di 12 mesi alla prima domanda, per poi diminuire a 6 mesi con la seconda domanda. Prima di effettuare una terza domanda, poi, questi cittadini dovrebbero attendere almeno un anno e mezzo.
Ecco come funziona il rinnovo della Mia per l’Rdc.
Per quanto riguarda l’importo, dovrebbe rimanere il calcolo basato sulla scala di equivalenza anche per la Mia, tuttavia si stanno ancora discutendo le modalità. Secondo le indiscrezioni, il Ministero vorrebbe eliminare dalla scala di equivalenza i minorenni e i maggiorenni che percepiscono l’Assegno Unico Universale. In ogni caso, per le famiglie con persone occupabili l’importo massimo mensile ammonterebbe a 375 euro, contro i 500 euro per i non occupabili.
Infine, in merito ai requisiti, cambia il tetto ISEE per accedere alla Mia: dal reddito complessivo di 9.360 euro del Rdc si passa a 7.200 euro, riducendo così la platea di destinatari. Allo stesso tempo, però, il requisito di residenza viene dimezzato, passando da 10 anni con il Rdc a 5 anni con la Mia.
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Differenze fra Mia e Rdc: offerta congrua e lavoro
Uno degli aspetti che ha fatto maggiormente discutere del Reddito di cittadinanza è l’effettivo funzionamento delle politiche attive per il lavoro e l’inclusione sociale.
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Fin dalla sua introduzione, rappresentava un obbligo dei beneficiari del Rdc firmare un Patto per il lavoro o per l’Inclusione Sociale per essere inseriti più facilmente nel mondo del lavoro e, quindi, non avere più bisogno del Reddito di cittadinanza.
La gestione delle offerte di lavoro è sempre stata, e lo è tuttora, un compito dei Centri per l’Impiego, che sono tenuti a contattare i percettori in linea con una determinata posizione di lavoro e nello stesso territorio di residenza.
Ciò che è cambiato nel tempo è stata la possibilità di rifiutare offerte congrue: si è passati dalla decadenza del sussidio dopo il rifiuto alla terza offerta, a quella dopo la seconda offerta di lavoro, fino ad arrivare a oggi, in cui il Rdc viene revocato se il beneficiario non accetta la prima offerta congrua, ossia coerente con il suo profilo e che si trovi a una distanza minima territoriale.

Con la Mia sembrerebbe esserci la stessa regola. In proposito, il Ministero ci ha tenuto a specificare che l’offerta “verrà ritenuta congrua se in linea con la profilazione della persona occupabile e se la sede di lavoro sarà nell’ambito della provincia di residenza del beneficiario o delle province confinanti“.
Oltre ai Centri per l’Impiego, la gestione delle politiche attive del lavoro sarà anche nelle mani delle agenzie private per il lavoro, le quali riceveranno un incentivo per ogni persona occupabile alla quale riusciranno a trovare un lavoro, con contratto anche a termine o part-time.
In mancanza di dati certi sulla Misura di inclusione attiva, non è possibile stabilire le effettive differenze fra Mia e Rdc, soprattutto perché la misura sarà probabilmente soggetta a cambiamenti in queste settimane. Le uniche risposte certe sull’efficacia di questo nuovo sussidio si avranno solo se e quando entrerà in vigore.
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