Si vota! Niente tasse per under 25 e poi… idee per giovani

L’eterna questione giovanile ritorna al centro dei dibattiti politici in vista del voto. All’unisono i partiti: «Niente tasse per under 25». Vediamo di cosa si tratta.

Valerio Pisaniello è un saggista esperto di welfare.
Conoscilo meglio

8' di lettura

Siamo in piena campagna elettorale. È il momento delle proposte, dei programmi. E come sempre impazzano le idee per i giovani. Ce n’è una particolarmente sentita in questa tornata: niente tasse per under 25. Vediamo i partiti cosa mettono sul piatto. (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

INDICE

Niente tasse per under 25: il centrodestra

La compagine di centrodestra di Meloni, Salvini e Berlusconi lancia la valutazione dell’impatto generazionale delle leggi e dei provvedimenti a tutela delle future generazioni. Una sorta di Youth Check già attivo in Austria e Germania.

Propongono inoltre il potenziamento degli strumenti di finanziamento per esperienze formative e lavorative all’estero per giovani diplomati e laureati, finalizzate al reimpiego sul territorio nazionale delle competenze acquisite.

Si punta ancora sulla reintroduzione e rafforzamento del sistema del prestito d’onore per studenti universitari e sull’introduzione di borse di studio universitarie per meriti sportivi.

Altro obiettivo è la promozione e rilancio dell’artigianato e dell’impresa come prospettiva lavorativa per le nuove generazioni. I tre leader assicurano infine supporto all’imprenditoria giovanile, incentivi alla creazione di start up tecnologiche e a valenza sociale.

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Niente tasse per under 25: il Pd

Tra i democratici va forte l’idea proposta dal segretario Enrico Letta.  Si parla di una dote di 10.000 euro – erogata al compimento dei 18 anni sulla base dell’Isee familiare – per coprire le spese relative alla casa, all’istruzione e all’avvio di un’attività lavorativa.

I costi di questa misura saranno prevalentemente coperti dagli introiti aggiuntivi derivanti dalla modifica dell’aliquota dell’imposta sulle successioni e donazioni superiori ai 5 milioni di euro (pari allo 0,2% del totale delle eredità e donazioni).

Insomma, con i Dem, facilmente si va nell’alveo patrimoniale. Ancora, avanzano l’obbligo di retribuzione per stage curriculari e l’abolizione degli stage extra-curriculari, salvo quelli attivati nei 12 mesi successivi alla conclusione di un percorso di studi, così da assicurare che lo strumento torni a rappresentare un’occasione di formazione e non più di sfruttamento travestito da lavoro mascherato. Come è ora, purtroppo.

Contemporaneamente – scrivono ancora i Dem – incentiveremo l’apprendistato come principale strumento di ingresso nel mercato del lavoro.

Il Pd promette inoltre di continuare sulla strada dell’azzeramento dei contributi per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani fino a 35 anni. L’obiettivo è quello di favorire l’uscita di casa alle ragazze e ai ragazzi – propone il partito di Letta – potenziando il Fondo di garanzia Mutui per la prima casa e introducendo un contributo affitti di 2.000 euro per studenti e lavoratori under 35 con Isee inferiore ai 20.000 euro.

Quanto all’assegno unico, l’idea è di migliorarlo potenziando le clausole di salvaguardia, affinché nessuno incorra in perdite nel passaggio alla nuova misura, in particolare per le persone con disabilità e le famiglie con figli disabili.

C’è anche il tema delle pensioni: si pensa a una pensione di garanzia, che stanzi fin da subito le risorse necessarie a garantire una pensione dignitosa a chi ha carriere lavorative discontinue e precarie. Infine, la partecipazione delle ragazze e dei ragazzi alla vita politica del Paese. Il progetto è di abbassare l’età del voto a 16 anni istituendo una nuova legge per il voto fuorisede, rispettando i principi di integrità, segretezza e libertà del voto.

Niente tasse per under 25: il terzo polo

Per i terzopolisti di Azione e Italia viva, tra gli obiettivi più ambiziosi del programma c’è quello di aiutare i ragazzi a diventare indipendenti il prima possibile. Come? Azzerando la tassazione per i giovani fino a 25 anni e tagliandola del 50% dai 26 ai 30.

Così da spingere le aziende ad assumere giovani, frenare la fuga dei neolaureati all’estero e possibilmente anticipare di qualche anno l’uscita dei venti-trentenni dal nucleo familiare dei genitori (che in Italia è tra le più tardive d’Europa).

Va in questo senso anche la proposta del mutuo prima casa per gli under 35. Per Renzi e Calenda l’idea è che lo Stato possa garantire il 20% del valore dell’abitazione, se una banca ha già accettato di coprire con un mutuo il restante 80 per cento.

Sul fronte scuola la priorità è combattere l’abbandono degli studi estendendo l’obbligo scolastico fino a 18 anni. Oltre a introdurre il divieto di stage e tirocini non retribuiti.

Niente tasse per under 25: il M5S

Il programma dei pentastellati per i giovani parte dal tema pensioni. Il partito di Conte promette una “pensione garanzia giovani”: «Un aiuto concreto a tutti quei giovani con carriere intermittenti che fanno fatica ad avere una pensione».

Altro punto è dedicato al riscatto gratuito della laurea: «Un incentivo allo studio universitario e un riconoscimento dell’impegno profuso nel percorso di studi in vista dell’attività lavorativa».

Si promettono inoltre incentivi all’imprenditoria giovanile e sburocratizzazione delle start up. Quanto agli under 36, due sono le misure in cantiere: la stabilizzazione degli sgravi per l’acquisto della prima casa e la proroga dello sgravio per l’assunzione di giovani in quella fascia di età in tutta Italia.

Niente tasse per under 25: le proposte elettorali
Niente tasse per under 25: le proposte elettorali

Niente tasse per under 25: Impegno civico

La nuova formazione di Di Maio e Tabacci punta sul mutuo prima casa. Il fondo di garanzia per la prima casa deve arrivare a coprire il 100% del valore del mutuo richiesto (oggi è all’80); va alzata l’età dei beneficiari a 40 anni (oggi 36); questa misura deve diventare strutturale, cioè definitiva.

A questo, Impegno Civico, propone di affiancare un fondo dello Stato che consenta ai giovani di coprire anche la somma per l’anticipo con un prestito da restituire a tasso zero.
La vera difficoltà – secondo la nuova formazione – non è pagare le rate del mutuo, ma proprio disporre dei soldi da dare in anticipo. Con tale proposta si supera questo ostacolo e i giovani non dovranno rinunciare a comprare casa.

Niente tasse per under 25: l’eterna questione giovanile

Oramai sapere che un under 35 su quattro è un Neet, cioè non studia, non lavora e non è in formazione, non fa più notizia. In effetti si è iniziato a parlare di questa categoria, i Neet, più di un decennio fa. Va da sé che quei giovani di allora oggi non sono più tali.

Ad ogni modo, nonostante questi giovani siano ormai oltre i tre milioni di unità, non preoccupa più così tanto. Cinicamente si può dire che si parla di un elettorato non allettante. Non abbastanza per concentrare reali energie e realizzare iniziative concrete. All’offerta politica quasi non conviene. A maggior ragione per il fatto che si tratta di un numero destinato a calare.

L’Italia è destinata a invecchiare e per questo l’offerta politica deve stare bene attenta a leggere la società, il proprio elettorato. Un elettorato non giovane che comporta interventi non per giovani. Ne vada la riuscita dei partiti.

Sull’Huffpost Luciano Monti, docente di Politiche dell’Ue al Dipartimento di Scienze Politiche della Luiss,  sostiene: «Perché premiare solo chi si affaccia ora alla maggiore età (e al voto) e non coloro (penso ai millennials) che da quando sono entrati nel mondo del lavoro o hanno provato a farlo hanno dovuto e devono convivere con un perenne stato di crisi?» Come dargli torto.

La politiche giovanile – sbandierata tra l’altro ciclicamente in ogni campagna elettorale – è diventata una questione non più di soli giovani. Si aggiungono anche i giovani di ieri, quindi i meno giovani di oggi. Coloro che da quel fatidico 2007 – anno spartiacque che vide crollare la Lehman Brother – si sono affacciati nel mondo del lavoro.

I Millennials – i nati degli anni ’80 e ’90 – oggi quasi quarantenni, navigano ancora in un mare senza riferimenti per il cambiamento internazionale dei mercati caratterizzati, per lo più, dall’abbattimento dei suoi confini. Cosa negativa? Cosa positiva? Non è questo il punto, né la sede per esaminare tale scenario.

Resta il fatto che una generazione – in tanti casi – più formata di quella precedente, si ritrova a sgomitare in un contesto di concorrenza al ribasso che sfocia spesso nell’acquisire posizioni lavorative e sociali sicuramente non al livello di standard decenti. Sicuramente non al livello degli altri partner europei.

E questi Millennials (compresi i Neet), ieri erano al centro dei programmi elettorali e politici in quanto ventenni – indipendentemente dalla fattibilità delle proposte -. Oggi, sono spariti dai radar.    

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