Contratto di espansione 2023: novità per il prepensionamento

Contratto di espansione 2023: come funziona e chi può richiederlo? Ecco tutti i requisiti previsti.

Carmine Roca è un giornalista esperto in pensioni e fisco.
Conoscilo meglio

5' di lettura

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Indice

Contratto di espansione 2023: la proroga

Introdotto in via sperimentale nel 2019, il contratto di espansione è stato prorogato fino al 31 dicembre 2025 con l’ultima legge di bilancio.

Con questo strumento, le imprese possono anticipare l’uscita dal lavoro dei dipendenti prossimi alla pensione.

Per il 2023 è in vigore l’introduzione del comma 1-ter della legge numero 234 del 2021: l’accesso al prepensionamento con il contratto di espansione è consentito alle aziende con un organico di almeno 50 unità lavorative.

Rimane attivo, sempre per il 2023, il bonus maggiorato per le grande aziende o i grandi gruppi con 1.000 o più unità lavorative, nel caso di prepensionamenti con un rapporto di uno a tre, fra lavoratori neo-assunti a tempo indeterminato e lavoratori esodati.

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Contratto di espansione 2023: chi può accedervi?

L’articolo 9, comma 1, lettera a) del decreto Milleproroghe proroga il contratto di espansione fino al 2025.

Possono accedervi i dipendenti di aziende che si trovano a non più di 5 anni (60 mesi) dal conseguimento del diritto alla pensione di vecchiaia, “che abbiamo maturato il requisito minimo contributivo, o anticipata, di cui all’articolo 24, comma 10 del decreto legge numero 201, del 6 dicembre 2011 convertito nella legge numero 214 del 22 dicembre 2011”.

Questi possono risolvere il rapporto di lavoro ed usufruire dell’accompagnamento alla pensione, attraverso:

  • la sottoscrizione di un accordo tra le organizzazioni sindacali e il datore di lavoro;
  • l’adesione del lavoratore;
  • la cessazione del rapporto, a titolo di risoluzione consensuale.

Ai dipendenti che hanno risolto consensualmente il contratto, l’azienda riconosce, fino al raggiungimento della prima decorrenza utile della pensione di vecchiaia, un’indennità mensile, comprensiva della Naspi (qualora spettasse).

Se il lavoratore ha diritto, prima della pensione di vecchiaia, alla pensione anticipata, l’azienda per cui presta servizio ha l’obbligo di versare i contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto (contribuzione correlata).

I contributi sono ridotti di un importo pari alla contribuzione figurativa prevista dalla Naspi (non oltre i 24 mesi).

Contratto di espansione 2023: importo mensile

L’importo dell’indennità è pari al valore della pensione lorda maturata dal dipendente al momento della cessazione del rapporto di lavoro (articolo 41, comma 5, dell’INPS).

La prestazione economica viene erogata a partire dal primo giorno del mese successivo alla risoluzione del rapporto di lavoro, a prescindere dalla data in cui viene presentata la domanda per il contratto di espansione.

Quando il dipendente raggiunge l’età per la pensione di vecchiaia o anticipata, l’indennità non viene più corrisposta.

Contratto di espansione 2023
Contratto di espansione 2023: nella foto un operaio in servizio.

Contratto di espansione 2023: aziende con più di 1.000 dipendenti

Per le aziende con più di 1.000 dipendenti, ai sensi dell’articolo 41, comma 5-bis, la riduzione dei versamenti contributivi dura altri 12 mesi, per un totale di 36 mesi, a patto che le aziende:

  • Attuino piani di riorganizzazione o ristrutturazione di particolare rilevanza strategica in linea con i programmi europei;
  • effettuino, o si impegnino a farlo, almeno una nuova assunzione per ogni tre lavoratori accompagnati alla pensione.

La riduzione è prevista soltanto se ai nuovi assunti è offerto un contratto a tempo indeterminato, apprendistato professionalizzante compreso. Inoltre i lavoratori assunti devono avere un profilo professionale che sia compatibile con i piani di reindustrializzazione o riorganizzazione previsti dal contratto di espansione.

Contratto di espansione 2023: riduzione orario di lavoro

Se i dipendenti non dovessero possedere i requisiti per l’accompagnamento alla pensione, potranno accedere a una riduzione di orario di lavoro, con l’erogazione di una cassa integrazione. È previsto l’accredito della contribuzione figurativa.

La riduzione dell’orario di lavoro non può essere superiore al 30%. Per l’accesso al trattamento di integrazione salariale va rispettato il procedimento previsto per la CIGS.

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