Opzione donna 2022, la legge di Bilancio ha esteso di altri 12 mesi la possibilità di scivolo. Una decisione che ha comportato l’inserimento nella misura di tutte le donne che sono nate entro il 31 dicembre del 1963 e hanno raggiunto i 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2021.
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Questa misura (articolo 1, comma 9 della legge 243/04), consente alle lavoratrici un accesso alla pensione di anzianità con dei requisiti molto più agevoli, sia per l’età, sia per gli anni di contribuzione.
Opzione donna 2022: un po’ si perde
Una agevolazione che comunque, è bene sottolinearlo, non è gratis: l’assegno della pensione verrà calcolato interamente solo con il sistema contributivo (anche se si è iniziato a lavorare prima del 31 dicembre 1995).
Il sacrificio economico non è irrilevante. Chi decide di utilizzare l’uscita concessa con Opzione donna può perdere tra il 20 e il 25% sull’assegno pensionistico che maturerebbe andando in pensione normalmente. È anche vero che l’uscita è notevolmente anticipata rispetto a quella prospettata dalla Legge Fornero.
Però la perdita (che diminuirà con il ridursi degli anni di lavoro con il sistema retributivo, e quindi precedenti al 1996), ha convinto molte donne a non utilizzare questa misura. Tra il 2019 e il 2020 sono 33mila donne in totale hanno chiesto l’accesso a Opzione donna.
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Opzione donna 2022: vecchi requisiti
Della pensione anticipata con Opzione donna, lo ricordiamo, possono beneficiare attualmente le lavoratrici dipendenti (anche del settore pubblico) e le autonome che hanno raggiunto rispettivamente i 58 o i 59 anni di età e i 35 anni di contributi entro il 31 dicembre del 2020.
E quindi, prima della nuova formulazione della misura con la Legge di Bilancio 2022, fino alle donne nate entro il 31 dicembre del 1962 se dipendenti, o entro il 31 dicembre del 1961 se autonome.
Opzione donna 2022: nuovi requisiti
Ora dunque sono state incluse le donne nate entro il 31 dicembre del 1963 (o se autonome nel 1962).
Per raggiungere il requisito contributivo (35 anni), sono validi:
- i contributi obbligatori;
- contributi da riscatto;
- contributi figurativi (eccetto quelli dei periodi di disoccupazione e malattia per le lavoratrici del privato);
- contributi volontari;
- contributi trasferiti dopo una ricongiunzione dei periodi rassicurativi di costituzione della posizione assicurativa.
I 35 anni di contribuzione non possono essere raggiunti utilizzando la contribuzione di altre gestioni previdenziali (sommando la gestione separata dell’Inps con le casse professionali).
Opzione donna 2022: finestra d’attesa
Inalterato la finestra di attesa per l’erogazione della prima mensilità di pensione, che è di 12 mesi (18 mesi per le autonome) dal perfezionamento dei requisiti.
Il personale che fa parte del settore scuola e ha raggiunto i requisiti entro il 31 dicembre del 2021, potrà presentare la domanda per l’accesso alla pensione anticipata Opzione Donna entro il 28 febbraio del 2022.

Opzione donna 2022: la pensione di domani
Opzione Donna 2022 e Ape Sociale sono due tra le misure sperimentali riconfermate dal governo in vista della riforma complessiva delle pensione che sarà varata entro la primavera del 2022.
Garantiscono una flessibilità in uscita, che è una delle priorità dell’esecutivo, non comportano un costo molto oneroso (per via del calcolo contributivo) e sono dedicate a donne, fragili, disoccupati, caregiver, invalidi e lavoratori impegnati in attività gravose o usuranti.
Tutte categorie che l’esecutivo ha deciso debbano essere tutelate.
Ma non solo: il calcolo dell’assegno con il sistema contributivo garantisce in futuro anche la pensione a chi oggi è giovane. E i giovani rientrano in quella fascia di persone che, soprattutto rispetto alla previdenza sociale, il governo ha intenzione di tutelare.
Resta infatti tra gli obiettivi anche la pensione garanzia giovani, per consentire di avere un assegno dignitoso anche a chi – e sono purtroppo tanti – in questi ultimi venti anni ha avuto carriere discontinue e spesso sottopagate.
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