Opzione donna 2023, il governo cambia tutto: sarà riservata solo a invalide, caregiver e dipendenti di aziende in crisi. Saranno confermate le “agevolazioni anagrafiche” in base al numero di figli. (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
INDICE
- Opzione donna 2023, il dettaglio dei requisiti
- Opzione donna 2023, le lavoratrici invalide
- Opzione donna 2023 per caregiver
- Opzione donna 2023 per lavoratrici in difficoltà
- Opzione donna 2023, questione figli
- Opzione donna 2023, la sorellina dell’Ape sociale
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La modifica di Opzione donna 2023 è contenuta nell’ultima bozza della legge di bilancio. Su questa misura di pensionamento anticipato il governo Meloni ha cambiato spesso idea. Con l’ultima formulazione sembra una riproposizione dell’Ape sociale, con un requisito anagrafico più basso e uno contributivo più alto (35 anni).
Scopri la pagina dedicata all’opportunità di Opzione Donna per andare in pensione anticipata.
E infatti, questi sono i nuovi requisiti proposti dal governo per Opzione donna:
- età anagrafica 60 anni senza figli (si riduce di un anno per ogni figlio e fino a un massimo di due anni);
- contributi: 35 anni;
- possono accedere: donne con almeno il 74% di invalidità, caregiver e lavoratrici che sono dipendenti di aziende in crisi.
In questo post “nuova Opzione donna per caregiver e fragili” avevamo anticipato la direzione verso la quale stava andando il governo Meloni; per comprendere meglio i dubbi dell’esecutivo c’è un articolo che si occupa della riformulazione di Opzione donna puoi leggere un post che spiega la prima marcia indietro del governo; o anche la decisione, poi non adottata, di aggiungere un criterio legato ai figli; per chi non conoscesse bene questa misura spieghiamo in un altro articolo quanto si perde con Opzione donna (che prevede solo il calcolo contributivo).
Opzione donna 2023, il dettaglio dei requisiti
Dunque per accedere a questo trattamento anticipato della pensione bisogna rientrare in determinate categorie. Fino a quest’anno non c’era alcuna preclusione, bastava avere 58 anni (le dipendenti) o 59 (le autonome) e aver versato almeno 35 anni di contribuzione.
La nuova Opzione donna restringe ancora di più il campo delle persone che potranno accedere alla misura. In pratica è stata smontata e depotenziata. Una scelta imprevedibile fino a qualche settimana fa, questo trattamento non sembra avere un costo eccessivo. Ma non solo: il calcolo solo contributivo andava nella direzione verso la quale sta spingendo il governo (con la riduzione della parte retributiva).
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Opzione donna 2023, le lavoratrici invalide
Come detto potranno utilizzare questa misura le lavoratrici che hanno una riduzione della capacità di lavoro che parte dal 74%. Percentuale che deve essere accertata, come per tutti gli altri trattamenti legati all’invalidità, dalle commissioni mediche dell’Inps.
Opzione donna 2023 per caregiver
L’accesso alla pensione anticipata a 60 anni (se non si hanno figli) è possibile anche per le caregiver familiari. In pratica, così si legge nella bozza, per le lavoratrici che «al momento della richiesta da almeno sei mesi è coniuge o parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità».
Intendiamoci, quando in un provvedimento previdenziale legato alla disabilità si legge «handicap in situazione di gravità» si intende una persona disabile per la quale è stata riconosciuta la legge 104, articolo 3, comma 3.
La misura può essere valida – si legge ancora nella nuova bozza – anche nel caso di «un parente o un affine di secondo grado convivente, qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i 60 anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti, siano deceduti o mancanti».
Opzione donna 2023 per lavoratrici in difficoltà
La terza categoria che rientra nella misura modificata è quella delle donne che sono occupate in aziende in stato di crisi. Così si legge nell’ultima versione. La definizione, ma si attendono conferme, dovrebbe includere anche le dipendenti che hanno perso il lavoro e non ricevono più le indennità di disoccupazione. Che è uno dei requisiti di accesso anche per l’Ape sociale.
Opzione donna 2023, questione figli
Nonostanti i cambiamenti che di fatto stravolgono la misura, diminuendo la platea delle possibili beneficiarie, l’esecutivo sembra orientato a mantenere la contestata scelta di ridurre il numero di anni per accedere a Opzione donna in base al numero di figli:
- con due o più figli si esce a 58 anni;
- con un figlio si esce a 59 anni;
- senza figli si esce a 60 anni.
La scelta ora appare più discutibile (e non solo per i profili di incostituzionalità che già sono stati sollevati), perché se Opzione donna è rivolta alle lavoratrici che sono in difficoltà (perché disabili, caregiver o disoccupate), non dovrebbe essere così prevalente la questione maternità.
Del resto la misura è già stata ribattezzata Opzione mamma (che avrebbe anche potuto avere senso se, come in precedenza, l’accesso era consentito a tutte le lavoratrici che rientravano nei soli requisiti anagrafici e contributivi).

Opzione donna 2023, la sorellina dell’Ape sociale
Le evidenti somiglianze con l’Ape sociale (che prevede una uscita a 63 anni con 30/36 anni di contribuzione ed è aperta anche ai lavoratori impegnati in attività gravose), riducono di fatto la flessibilità in uscita per le lavoratrici che non rientrano in determinate categorie.
Un po’ come Quota 103 si è rivelata molto più ristretta rispetto a Quota 102.
La differenza tra Ape sociale e Opzione donna resta questa. La prima misura è di accompagnamento alla pensione di vecchiaia, la seconda è invece una pensione anticipata.
È chiaro che queste misure non sono la riforma previdenziale tanto attesa. Sono solo aggiustamenti, ma sembra vadano nella direzione opposta a quella della flessibilità in uscita.
Nel 2023 molti lavoratori e lavoratrici perderanno il tram della pensione anticipata rispetto a chi ha raggiunto determinati requisiti nel 2022. Resta per i prossimi 12 mesi la pensione di vecchiaia, quella imposta dalla Legge Fornero (che i governi non riescono a cambiare) e che prevede l’uscita dal mondo del lavoro a 67 anni (con almeno 20 di contribuzione).
Andare in pensione prima sarà particolarmente difficile. Restano delle chance solo per chi ha più di 40 anni di contribuzione.
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