Opzione donna 2024: cosa succederà? Scenari e incognite

Opzione Donna nel 2024: cosa accadrà? La misura verrà modificata ancora, prorogata così com'è ora o cancellata? Ecco tutte le ipotesi.

Carmine Roca è un giornalista esperto in pensioni e fisco.
Conoscilo meglio

5' di lettura

Come sarà Opzione Donna nel 2024? Verrà prorogata, modificata oppure le diremo addio? Ecco tutte le possibilità (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Indice

Opzione Donna nel 2024: ci sarà ancora?

Non si parlerà di riforma delle pensioni almeno fino al prossimo autunno. Tutto rinviato a settembre, quando verrà ripreso il dialogo tra le forze di governo su pensioni minime, Quota 103 e Opzione Donna.

Proprio sulla misura dedicata alle donne lavoratrici, già oggetto di un restyling contestato da sindacati e opposizione, permangono i dubbi maggiori.

Come sarà Opzione Donna nel 2024? Si tornerà ai requisiti in vigore fino al 2022, verrà confermata con gli attuali parametri o uscirà definitivamente di scena?

Ad oggi, Opzione Donna ha poche possibilità di essere prorogata anche nel 2024. La misura ha cambiato pelle, l’ultima legge di bilancio ha ridotto la platea delle potenziali beneficiarie rendendo più difficoltoso l’accesso.

Se fino al 2022 potevano fare domanda le lavoratrici dipendenti con 58 anni di età e 35 anni di contributi e le lavoratrici autonome con 59 anni di età e 35 anni di contributi, oggi l’accesso è consentito a 60 anni, ma soltanto alle licenziate o dipendenti di aziende in crisi, alle caregiver e alle lavoratrici invalide (dal 74% a salire), con uno sconto anagrafico di uno o due anni in base ai figli avuti.

Dunque, si è passati da una misura aperta a tutte, nel rispetto dei requisiti anagrafici e contributivi, a una prestazione accessibile solo alle categorie “fragili”.

Chi si attendeva un allentamento della stretta su Opzione Donna, con il Def o con il decreto lavoro, è rimasto deluso. Si era ipotizzato l’utilizzo di una parte dei 3,4 miliardi di scostamento di bilancio in favore della misura, ma una frangia della maggioranza di governo ha rimandato tutto al prossimo autunno.

Non è da escludere, però, che Opzione Donna possa sparire dal panorama previdenziale alla scadenza della proroga (31 dicembre 2023) e sostituita da un’altra soluzione ad hoc per le donne, penalizzate dalla “corsa” a Quota 103: per le lavoratrici è più complicato maturare 41 anni di contributi a 62 anni, rispetto agli uomini.

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Opzione Donna nel 2024: ipotesi

Cosa accadrà a Opzione Donna nel 2024? Una mancata riconferma della misura è tuttora possibile.

La prestazione non gode di particolare stima da parte del sottosegretario di Stato al Ministero del lavoro, Claudio Durigon, a causa del taglio fino al 30% dell’assegno pensionistico di chi sceglie di accedere a Opzione Donna: ricordiamo che l’importo si calcola con il metodo contributivo, particolarmente penalizzante in termini economici.

Non è dello stesso avviso il Ministro dell’economia, Giorgetti, che ha dato speranza a Opzione Donna, in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, anticipando una possibile proroga per il 2024, dal momento che non esisterebbero margini di manovra per una riorganizzazione completa del sistema previdenziale.

Di conseguenza, tra le misure prorogabili, oltre a Quota 103, all’Ape Sociale e a Quota 41 per lavoratori precoci, potrebbe trovare spazio anche Opzione Donna, magari con un nuovo restyling e una minore stretta sui requisiti.

Opzione Donna nel 2024
Opzione Donna nel 2024: in foto una donna pensierosa.

Opzione Donna nel 2024: com’è nel 2023?

In attesa di sapere come sarà Opzione Donna nel 2024, ricordiamo quali sono gli attuali requisiti per accedere alla misura.

Confermati i 35 anni di contributi, a cambiare rispetto al 2022 è stato il requisito anagrafico.

Si va in pensione:

  • a 60 anni di età, se lavoratrici caregiver o lavoratrici invalide senza figli;
  • a 59 anni di età, se lavoratrici caregiver o lavoratrici invalide con un figlio;
  • a 58 anni di età, se lavoratrici caregiver o lavoratrici invalide con due figli, oppure se lavoratrici licenziate (a prescindere dai figli avuti).

Come visto, rispetto alla differenziazione tra lavoratrici dipendenti e lavoratrici autonome presente fino al 2022, ora l’accesso alla pensione è riservato esclusivamente a:

  • assistenti (caregiver) da almeno 6 mesi prima della presentazione della domanda del coniuge o della parte dell’unione civile o di un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della Legge 104; oppure di un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori, il coniuge o l’unito civilmente della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i settanta anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti oppure siano deceduti o mancanti;
  • riconosciuti invalidi, tramite visita di accertamento tenuta dalle competenti commissioni mediche, con una percentuale uguale o superiore al 74%;
  • lavoratrici dipendenti o licenziate da imprese in crisi, per le quali è attivo un tavolo di confronto (di cui all’art.1, comma 852, legge 27.12.2006 n. 296).

La decorrenza della pensione è rimasta invariata: il primo assegno viene erogato 12 mesi dopo la maturazione dei requisiti (se lavoratrici dipendenti), 18 mesi dopo la maturazione dei requisiti (se lavoratrici autonome), dal 1° settembre 2023 al 1° novembre 2023 (se lavoratrici del Comparto Scuola e AFAM).

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