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Opzione donna e pos, le ultime novità

Opzione donna e pos, le ultime novità: le misure più ballerine della legge di bilancio, a che punto siamo.

di The Wam

Dicembre 2022

Opzione donna e Pos sono state le misure più ballerine nella legge di bilancio. L’ultima probabile versione è questa: Opzione donna resta com’è (ma fino a giugno) e il limite per l’obbligo del Pos scende tra 30 e 40 euro dopo i rilievi della commissione europea. (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

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Su Opzione donna in particolare il governo non ha mostrato di avere le idee troppo chiare. Ha cambiato idea di continuo, passando dalla proroga dell’attuale versione a una modifica radicale che potrebbe restringere e di molto il numero delle potenziali beneficiarie.

Sull’argomento potrebbe anche interessarti un post su Opzione donna 2023, le soluzioni per la pensione anticipata; in un altro articolo si analizzano le incertezze del governo: Opzione donna 2023, futuro incerto, cosa sta succedendo; in un focus si analizzano le possibili differenze tra Opzione donna 2022 rispetto al 2023.

Opzione donna potrebbe non essere modificata

Opzione donna è una delle misure inserite nel maxiemendamento che verrà presentato dal governo. In tanti, anche all’interno della maggioranza, spingono per una conferma dei requisiti attuali. E quindi:

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Fino a quando ci sarà Opzione donna?

Nell’ipotesi della conferma di Opzione donna nella versione degli anni scorsi, la durata della misura sarà però molto limitata. Si potrà infatti accedere al trattamento per la pensione anticipata fino a giugno.

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Le lavoratrici che raggiungeranno i requisiti a partire da luglio saranno costrette a rinviare. O ad attendere qualche eventuale altra misura disposta dal governo. Infatti entro sei mesi l’esecutivo dovrebbe aver completato la discussione e l’eventuale approvazione di una riforma più strutturale del sistema previdenziale.

Opzione donna cambiata, la ministra dice no

Tra gli esponenti di governo più contrari alla modifica di Opzione donna, c’è la ministra del Lavoro, Marina Calderone. In particolare non ha apprezzato l’ipotesi di elevare a 60 anni il limite per l’accesso a questa pensione anticipata e ha manifestato dubbi sulla scelta di “premiare” le lavoratrici in base ai figli (e su quel punto c’è anche una possibile questione di incostituzionalità).

Opzione donna per le lavoratrici fragili

Il solo requisito anagrafico non avrebbe però potuto restringere così tanto la platea delle beneficiarie. In Consiglio dei ministri era infatti passata una modifica molto più stringente.

Per l’accesso al trattamento pensionistico l’esecutivo ha deciso di introdurre anche altri vincoli. Molto più selettivi, rendendo accessibile Opzione donna (confermando i requisiti anagrafici e di reddito:

Una serie di paletti che ha ridotto il numero delle possibili lavoratrici beneficiarie a meno di 3mila.

Altri sei mesi per Opzione donna

Al momento Opzione donna dovrebbe dunque essere confermata nella precedente versione e per un tempo limitato. “Al momento” perché le decisioni si sono alternate di continuo su questa uscita anticipata dal lavoro.

Eppure Opzione donna nel medio periodo rappresenta un sicuro risparmio per la previdenza.  È vero che si va in pensione con un largo anticipo (tra 8 e 9 anni), ma si rinuncia a una somma non irrilevante sull’importo mensile della pensione.

Il governo, in crisi di risorse, ha pensato evidentemente all’oggi, innescando però una lunga serie di proposte che hanno rischiato di ridurre quasi a zero Opzione donna. 

Ma non è detta ancora l’ultima parola.

La discussione attuale all’interno dell’esecutivo propone la conferma a tempo del trattamento, ma si potrebbe cambiare ancora (non sarebbe neppure una sorpresa).

Per fortuna, è il caso di dirlo, il governo ha deciso di lasciare com’è l’Ape sociale, che è la misura dedicata alle persone fragili, ai caregiver, ai disoccupati e ai lavoratori impegnati in attività gravose.

Per l’Ape sociale restano dunque questi requisiti:

È opportuno ricordare che l’Ape sociale è un accompagnamento alla pensione di vecchiaia. Infatti la pensione piena si avrà solo a 67 anni. Fino a quell’età l’assegno mensile non potrà essere superiore a 1.500 euro lorde (per 12 mensilità, quindi senza la tredicesima).

Sul Pos un balletto di cifre

Anche sul Pos le variazioni sono state all’ordine del giorno. Il governo ha manifestato l’intenzione di imporre a 60 euro il limite al di sotto del quale si possono rifiutare i pagamenti con denaro digitale.

Dopo i rilievi della Commissione europea, quel limite sarà abbassato: si è detto 30 euro, poi 40, ora l’ipotesi più probabile sembra di nuovo la soglia a 30 euro. Ma anche in questo caso, come per Opzione donna, è difficile dire come andrà a finire.

Lo sapremo presto: la legge di bilancio deve essere approvata entro la fine dell’anno o si rischia l’esercizio provvisorio (quando il governo può solo gestire le operazioni di ordinaria amministrazione: è una eventualità grave, perché il Paese perde di affidabilità e potrebbe essere esposto a un collasso economico).

Nell’immagine una donna in attesa di leggere sul pc le ultime novità di Opzione donna e Pos

Come funziona oggi con il Pos

Al momento è in vigore la legge sui pagamenti digitali decisa dal governo Draghi: c’è l’obbligo di accettare l’uso di carte di credito o bancomat anche per cifre al di sotto dei 30 euro. Chi si rifiuta rischia di incorrere in sanzioni.

Sia chiaro: i consumatori possono pagare come meglio credono, anche in contanti. L’obbligo è riferito solo a commercianti, professionisti e a chi offre un servizio.

La questione del Pos riguarda comunque i costi delle commissioni bancarie. In Italia sono più alti che altrove. Forse il governo dovrebbe provare a incidere su quelli, piuttosto che far oscillare in alto o in basso il limite dell’obbligo.

Ovvero: costi molto più bassi delle commissioni e libertà per i consumatori di pagare come meglio credono.

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