Giuseppe, pensionato di 68 anni, dovrà restituire l’intera pensione percepita nel 2020 per un totale di 15.500 euro. Inps lo ha sanzionato per aver lavorato, violando le regole di Quota 100, di cui si era avvalso per andare in pensione (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Oltre al danno, che Giuseppe dovrà pagare per i prossimi 10 anni, anche la beffa: quel lavoro che gli è costato un anno di pensione è durato poco più di due ore e un guadagno di 30 euro.
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Pordenone, pensionato multato per aver violato le regole di Quota 100: i fatti in breve
Dopo una vita di lavoro nel settore del commercio e un esperimento da imprenditore, Giuseppe decide di approfittare di Quota 100, la nuova norma voluta dal ministro Salvini, durante il Governo Conte I.
Con i suoi 42 anni e 10 mesi di contributi accetta l’assegno proposto dall’INPS, quantificato in 1088 euro al mese (con la stessa cifra molti pensionati decidono di andare a videre all’estero).
L’anticipo pensionistico con Quota 100 prevede però una restrizione: non si può fare alcuna attività lavorativa fino al compimento dell’età pensionabile, fissata a 67 anni.
Giuseppe viola questa regola per aiutare un conoscente. Lavora, regolarmente, come scaffalista per un totale di 2 ore e 20 minuti per un corrispettivo di 30 euro, sul quale poi pagherà le tasse.
Inps si accorge della violazione e lo sanziona chiedendogli indietro un intero anno di pensione, quella percepita nel 2020.
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La raccomandata dell’INPS e la trattenuta dell’Agenzia delle Entrate
La raccomandata invata dall’INPS di Pordenone è chiara e lapidaria: Giuseppe ha violato le regole e dovrà pagare. Sono inutili i tentativi di conciliazione, che portano semplicemente a una rateizzazione del debito.
Giuseppe, infatti, pagherà per i prossimi 10 anni 180 euro al mese, trattenuti automaticamente dalla pensione.
Oltre a quei soldi, inoltre, gliene saranno tolti altri 78 euro dall’Agenzia delle Entrate, che ha immediatamente approfittato dell’entrata in pensione di Giuseppe per recuperare un debito pregresso (non ancora oltre i termini della prescrizione).

La delusione e il ricorso per Quota 100
Giuseppe, raggiunto dal Messaggero, è sconvolto dalla sanzione, sproporzionata rispetto al lavoro svolto, che ha fruttato una manciata di euro. Si pente di non aver lavorato in nero e di essersi fidato dei professionisti del suo amico, che lo avevano rassicurato sulla compatibilità di quel lavoro:
«Avrei dovuto lavorare in nero, come fanno in molti, ma nella mia vita ho sempre cercato di essere onesto e leale e così sono rimasto fregato. E poi mi avevano detto che con quel tipo di lavoro non avrei corso alcun rischio. Invece…».
La legge è chiara e sembrano poche le strade che Giuseppe potrà percorrere per richeidere l’annullamento della sanzione. Un tentativo lo farà il suo avvocato, Luca Scandurra, che ha dichiarato:
«È tutto vero e devo essere sincero, è la prima volta che mi trovo in una situazione così grottesca come questa. Stentavo a credere, poi ho letto le carte ed effettivamente per aver percepito una somma di circa 30 euro, ora il mio cliente dovrà restituirne all’Inps 15mila e 500.
Sto valutando la situazione e, terminato il periodo festivo, cercherò di capire quali possono essere le azioni più opportune da portare avanti per tutelare il mio assistito, che ora si trova in questa situazione per essere stato corretto e aver accettato un contratto di lavoro per il quale ha pagato persino le tasse su un introito che oserei dire irrisorio».
FAQ
Cos’è Quota 100?
Quota 100, norma introdotta nel 2019, è un sistema che permette l’accesso anticipato alla pensione se la somma dell’età anagrafica e quella dei contributi è pari a 100. È valida per esempio se si hanno 60 anni di età e 40 di contributi o 61 anni di età e 39 di contributi.
La norma può essere utilizzata solo se quei requisiti sono stati soddisfatti entro il 2021.
Che cosa sono Quota 102 e Quota 103?
La Legge di Bilancio 2022 ha sostituito Quota 100 con Quota 102, che permette l’uscita anticipata al lavoro a 64 anni di età e 38 di contribuzione.
Nel 2023, invece, è stata introdotta Quota 103, che permette l’anticipo pensionistico con 41 anni di contributi e 62 anni di età.
Un pensionato non può lavorare?
In generale sì, si può lavorare in pensione e i redditi sono cumulabili. In presenza di alcuni requisiti i nuovi contributi ottenuti possono determinare un aumento dell’importo della pensione.
Parliamo, ovviamente, della pensione di vecchiaia, che consente la totale cumulabilità sia di lavoro dipendente che autonomo.
Come anticipato, invece, i lavoratori precoci che hanno ottenuto l’anticipo pensionistico e quelli andati in pensione con Quota 100 e 102 sono soggetti a limitazioni, almeno finché non riceveranno la pensione di vecchiaia ordinaria.
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