Sapete tutti cos’è la pensione ai superstiti, è quella che spetta al coniuge di un pensionato che è morto. Viene definita pensione di reversibilità. Se invece a morire è un lavoratore assicurato, si chiama pensione indiretta (e viene concesse se si rispetta un minimo contributivo).
La pensione ai superstiti equivale al 60% di quanto veniva percepito dall’assistito scomparso.
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Ci sono casi in cui i coniugi sono separati o divorziati. Cosa accade con il trattamento pensionistico? Si perde o può essere comunque appannaggio del superstite?
Sul punto c’è ormai un orientamento prevalente: si riconosce la pensione ai superstiti anche quando sono separati, a prescindere dalla titolarità o meno dell’assegno alimentare.
Non sempre è stato così. Prima infatti la pensione ai superstiti veniva associata a una funzione di solidarietà, del tutto simile all’assegno alimentare quando c’è una separazione con addebito. E quindi se c’era l’assegno alimentare veniva riconosciuta la pensione ai superstiti. In caso contrario, niente.

I diritti del coniuge separato
Ora invece, con la sentenza numero 7464 del 15 marzo 2019, la Cassazione ha definito irragionevole il divieto di concedere la pensione di reversibilità al coniuge separato che non ha percepito l’assegno di mantenimento da parte del defunto.
Ma non solo, la pensione di reversibilità spetta al superstite anche quando la separazione è per colpa.
Se il coniuge superstite è divorziato
Ma cosa accade quando il coniuge superstite è divorziato, quando quindi si è andati oltre la semplice separazione?
Beh, il discorso cambia. Anche per ovvi motivi. In questo caso la pensione ai superstiti è possibile solo se il coniuge è anche titolare di un assegno di divorzio.
Ma vediamo nel dettaglio.
Devono essere rispettate tre condizioni:
- il coniuge divorziato deve già percepire dall’ex coniuge defunto un assegno di divorzio versato con cadenza periodica. Il che significa che se l’ex coniuge superstite non aveva diritto all’assegno o se aveva ricevuto l’assegno di divorzio in un’unica soluzione, non avrà diritto alla pensione di reversibilità dell’ex coniuge morto.
- Il coniuge divorziato superstite non deve essersi risposato. Se è convivente con un’altra persona non perde invece il diritto alla reversibilità.
- Il rapporto di lavoro da cui deriva il trattamento pensionistico deve essere anteriore alla sentenza di divorzio.

Se il superstite è convivente
La pensione di reversibilità non spetta al convivente superstite. È invece riconosciuta al coniuge unito civilmente al pensionato defunto.
Trattamento reversibilità ai divorziati
Ma a quanto ammonta la pensione di reversibilità per una persona divorziata?
Il calcolo si fa in base alla durata del matrimonio e il periodo in cui è maturata la pensione del defunto.
La durata del matrimonio comprende anche il periodo della separazione legale e fino alla sentenza di divorzio.
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Se il coniuge defunto non si era risposato la pensione di reversibilità va esclusivamente al coniuge divorziato superstite (se si rispettano i requisiti di legge).
Se il coniuge defunto dopo il divorzio conviveva
E se il coniuge defunto dopo il divorzio aveva iniziato una convivenza?
Anche in questo caso la pensione di reversibilità va al coniuge divorziato, e quindi alla vedova o vedovo.
Se si è risposato
Cosa accade invece se dopo il divorzio il coniuge morto si è risposato?
In questo caso la pensione di reversibilità spetta in parte all’ex coniuge divorziato e in parte al nuovo coniuge superstite.
La ripartizione delle quote viene stabilità da tribunale in base alla durata dei rispettivi matrimoni.
Il giudice non terrà conto solo del numero di anni di ogni singolo matrimonio, ma anche dello stato di bisogno dei superstiti. Hanno quindi un peso anche le condizioni economiche e di reddito.