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Pensione al netto delle quote incumulabili

Pensione al netto delle quote incumulabili: cosa significa? Quando è prevista la riduzione dell'importo della reversibilità? Ne parliamo in questo articolo.

di Carmine Roca

Ottobre 2023

Oggi vi parliamo di pensione al netto delle quote incumulabili: cosa significa? (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Pensione al netto delle quote incumulabili: cosa significa?

Cosa significa pensione al netto delle quote incumulabili? Ci riferiamo alla pensione di reversibilità e all’impossibilità di cumulare l’intero importo della prestazione con i redditi personali del coniuge.

Ricordiamo che il coniuge del pensionato deceduto ha diritto a percepire dall’INPS un assegno mensile (la pensione di reversibilità) nella misura del 60% dell’importo della prestazione percepita dal titolare.

Significa che se, ad esempio, la pensione del marito ammontava a 1.000 euro netti al mese, la vedova avrà diritto a 600 euro al mese (il 60% di 1.000 euro). Soltanto in presenza di due o più figli a carico, la prestazione spetta in misura piena (100%).

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A quanto ammonta il taglio della pensione di reversibilità?

In presenza di redditi personali (da lavoro dipendente o autonomo, o derivante da pensione), l’importo della pensione di reversibilità subirà un taglio del 25%, del 40% o del 50% a seconda del reddito annuo dichiarato dall’interessata.

La pensione di reversibilità non subisce alcun taglio, se il reddito dichiarato è inferiore a 21.985,86 euro, come stabilito dall’articolo 1, comma 41, della legge numero 335 del 1995.

Altrimenti, la prestazione subirà un taglio del:

Con la circolare numero 234 del 1995, l’INPS ha previsto una clausola di salvaguardia per i redditi superiori ai limiti sopra indicati. L’interessato dovrà inviare il modello 730 o il Modello RED per comunicare il reddito personale e avere diritto alla pensione di reversibilità.

Esempi di taglio della pensione di reversibilità

Prendiamo come esempio una donna vedova, con una pensione di reversibilità di 600 euro netti al mese (il 60% di 1.000 euro). Con un reddito di 20.000 euro, la sua pensione non subirà alcun taglio.

Con un reddito personale annuo di 25.000 euro, la sua pensione subirà un taglio del 25% (150 euro in meno, 450 euro in totale).

Con un reddito di 30.000 euro, la prestazione subirà una riduzione del 40% (240 euro in meno, 360 euro in totale), mentre con un reddito di 40.000 euro, la sua pensione di reversibilità sarà tagliata del 50% (300 euro in meno, 300 euro in totale).

Quando è possibile evitare tagli alla pensione di reversibilità?

In alcuni casi, pur superando i limiti di cumulabilità previsti dalla legge, non si applicano tagli all’importo della pensione di reversibilità.

Ci riferiamo ai casi in cui a essere titolari della prestazione siano figli, minori, studenti o inabili ancorché in concorso con il coniuge. In questo caso, l’ordinamento consente la possibilità di cumulare interamente la pensione del defunto con i redditi.   

Quali redditi valutare per la pensione di reversibilità?

I redditi da considerare, ai fini della riduzione dell’importo della pensione di reversibilità, sono quelli assoggettabili all’IRPEF, al netto dei contributi previdenziali ed assistenziali, con esclusione:

A chi spetta la pensione di reversibilità e in che percentuale?

La pensione di reversibilità spetta:

L’importo della pensione di reversibilità è calcolato in percentuali, sulla base della pensione percepita dal defunto:

Pensione al netto delle quote incumulabili
Pensione al netto delle quote incumulabili: in foto due coniugi abbracciati di spalle.

Faq sulla pensione di reversibilità

Come si richiede la pensione di reversibilità?

Per ottenere la pensione di reversibilità, bisogna inviare una richiesta all’INPS dopo la morte del defunto. Questo può essere fatto online, tramite il Contact Center INPS, o rivolgendosi a un CAF o un patronato del territorio. La domanda deve essere inviata entro dieci anni dalla morte del titolare del trattamento.

Come avviene il calcolo della pensione di reversibilità al coniuge divorziato?

Il calcolo della pensione di reversibilità al coniuge divorziato avviene in base all’importo della prestazione percepita dal coniuge in vita. Si tiene conto della durata del matrimonio e del periodo in cui la pensione è stata versata. È importante considerare che il periodo di separazione legale rientra nell’arco temporale del matrimonio, che si considera concluso solo dopo la sentenza di divorzio.

Come si calcola la pensione di reversibilità al coniuge divorziato e al coniuge superstite?

In presenza del coniuge superstite, la pensione di reversibilità viene ripartita in quote e spetta sia al coniuge che all’ex coniuge. La Cassazione ha definito i criteri di ripartizione delle quote, prendendo in considerazione la durata dei rispettivi matrimoni, la durata delle convivenze prematrimoniali, le condizioni economiche dei due soggetti e l’entità dell’assegno divorzile.

Quando si perde il diritto alla pensione di reversibilità?

La pensione di reversibilità decade o si perde in alcuni casi. Se il coniuge divorziato decide di risposarsi, per esempio, non avrà più diritto a ricevere la pensione di reversibilità. Lo stesso accade se i figli inabili trovano un lavoro o se i figli maggiorenni superano l’età limite (21 anni o 26 per gli studenti universitari) o interrompono gli studi. Anche i genitori perdono il diritto alla pensione se iniziano a percepire un’altra pensione, e i fratelli inabili se si sposano.

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