Pensione anticipata 2023, per il governo la strada quota 41 senza limite di età, ma anche l’uscita a 62, 63 anni. (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
INDICE
- Pensione anticipata 2023, l’attuale Quota 41
- Pensione anticipata 2023, quando la nuova Quota 41?
- Pensione anticipata 2023, obiettivo 62 anni
- Pensione anticipata 2023, previdenza e assistenza
- Pensione anticipata 2023, perché separare previdenza e assistenza
- Pensione anticipata 2023, nessuna separazione
- Pensione anticipata 2023, Opzione donna
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Per il governo Meloni la flessibilità passa inevitabilmente per Quota 41. Ma non nella versione che è stata approvata nell’ultima manovra di bilancio. La Quota 41 sarà quella originaria: basteranno 41 anni di contribuzione, senza vincoli di età o limiti economici.
Insomma, la stessa misura che era stata proposta dalla Lega in campagna elettorale.
Se sei interessato a questi argomenti c’è anche un post che spiega tutte le novità per il 2023 su Quora 103, Opzione donna e la rivalutazione degli assegni; a proposito di rivalutazione ecco la circolare Inps con tutte le cifre ufficiali; e infine c’è un articolo che racconta perché le pensioni saranno effettivamete più alte tra marzo e aprile.
Pensione anticipata 2023, l’attuale Quota 41
La Quota 41 che sarà in vigore dal gennaio 2023 è invece ibrida. È passata alle cronache come Quota 103, perché oltre al requisito contributivo prevede anche una determinata età anagrafica, 62 anni.
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Una scelta che è stata dettata da ragioni economiche: Quota 41 senza soglie anagrafiche è risultata infatti troppo costosa. Soprattutto per i limiti di spesa della manovra di bilancio che per due terzi è stata dedicata al contrasto dell’emergenza energetica e dell’inflazione.
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Pensione anticipata 2023, quando la nuova Quota 41?
Quando è prevista l’entrata in vigore della Quota 41 secca, quella immaginata dalla Lega e che piace anche ai sindacati. L’obiettivo è quello di approvare questa misura entro il 2023 e renderla operativa a partire dal 2024.
Ma più realisticamente potrebbe essere in vigore tra il 2025 e il 2026. Quando sarà attiva una più completa riforma strutturale del sistema previdenziale.
Pensione anticipata 2023, obiettivo 62 anni
Come detto ai sindacati piace Quota 41 secca, quella che prevede l’uscita a qualsiasi età con 41 anni di contribuzione (ma restano da valutare bene i costi anche a medio e lungo termine).
Si punta però a un sistema di flessibilità più accentuato, con una possibile uscita dal lavoro a 62, 63 anni (con almeno 20 anni di contribuzione). Favorito anche da un ricorso alla previdenza integrativa (per incrementare gli importi) e da un alleggerimento dell’attuale tassazione.
Previdenza integrativa che sarà sollecitata in particolare per i lavoratori più giovani, insieme alla possibilità di un riscatto davvero agevolato della laurea.
Pensione anticipata 2023, previdenza e assistenza
La riforma strutturale del sistema pensionistico dovrebbe prevedere anche una separazione tra previdenza e assistenza. Che renderebbe più gestibile la gestione delle pensioni direttamente legate alla contribuzione da lavoro, migliorando, si suppone, il bilancio INPS
Non sarebbe una proposta nuova. Se ne discute da tanto. Già l’articolo 37 della legge 88 del 1989 indicava questa separazione. È prevista tra l’altro, è anche la tesi del governo, nella nostra Costituzione.
Pensione anticipata 2023, perché separare previdenza e assistenza
Per capire quanto incida l’assistenza sul bilancio dell’INPS bastano alcuni dati. Risalgono al 2020, ma non sono cambiati di molto rispetto a oggi.
La spesa a carico della fiscalità generale per tutte le forme di assistenza è stata di 144 miliardi. Solo 10 miliardi in meno rispetto al costo delle pensioni (al netto della fiscalità).
Questi 144 miliardi pesano per 56 miliardi sul 30 per cento dei circa 16 milioni di pensionati (10 milioni pagano nulla o molto poco).
Anche per questo l’Italia ha una spesa pensionistica del 16,5 per cento rispetto al Pil contro il 12,4 per cento della media europea.
Nella spesa previdenziale ricadono anche trattamenti come: invalidità civili, indennità di accompagnamento, pensioni di guerra, quelle indennitarie, il sostegno alla famiglia e agli anziani, assegni familiari e altro ancora.
Ma non tutti sono d’accordo con questa tesi. C’è chi ritiene che la divisione tra previdenza e assistenza sia già stata compiuta e comunque anche eliminando dalla spesa pensionistica il “peso” di quella assistenziale la media italiana sarebbe sempre superiore a quella europea.
C’è anche un altro aspetto che viene evidenziato da chi è contrario a una separazione totale tra previdenza e assistenza.
Pensione anticipata 2023, nessuna separazione
Una Commissione tecnica istituita nel 2021 aveva già concluso che previdenza e assistenza non avrebbero potuto essere separate. Almeno per ora. Nonostante i sindacati (con l’attuale governo) continuino a spingere per questa soluzione.
Il motivo è piuttosto semplice: molte misure erogate dall’Inps sono considerate ibride (tra assistenza e previdenza), e quindi è difficile immaginare una distinzione nei finanziamenti.
In particolare:
- integrazione al minimo;
- quattordicesima;
- maggiorazioni sociali;
- tfr;
- assegno sociale di disoccupazione e così via.
Parliamo della questione perché sarà centrale nella riforma strutturale del sistema previdenziale. Potrebbe avere conseguenze importanti, sia sulle pensioni lavorative, sia sulle misure assistenziali.
Conseguenze che oggi è difficile prevedere.

Pensione anticipata 2023, Opzione donna
Il governo non ha confermato (ma bisogna aspettare il voto definitivo) la vecchia Opzione donna (in pensione a 58, 59 anni con 35 di contributi). È stata ritenuta troppo costosa, anche se nel medio termine avrebbe garantito un notevole risparmio.
L’intenzione è quella di confermare la misura, ma solo a vantaggio di determinate categorie: disabili, caregiver, disoccupate. Alzando anche il limite di età (60 anni).
Insomma, sarà qualcosa di profondamente diverso. Una sorta di Ape sociale con requisiti anagrafici e contributivi diversi.
A proposito di Ape sociale, la misura è stata confermata per un altro anno.
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