Pensione anticipata: il governo ha deciso la strada da seguire per garantire una maggiore flessibilità in uscita. (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Indice
- Pensione anticipata: la doppia uscita
- Pensione anticipata: flessibilità vera
- Pensione anticipata: proposta Tridico
- Pensione anticipata: condizioni
- Pensione anticipata o ritorno alla Fornero
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La flessibilità in uscita è il nodo cruciale della Riforma delle Pensioni, quella che si sta studiando da mesi e che non è stata ancora approvata solo per la guerra in corso e la conseguente crisi energetica accompagnata da una inevitabile e preoccupante inflazione.
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La soluzione prospettata prevede una uscita a 63 anni, con il calcolo contributivo dell’assegno pensionistico. Una soluzione che potrebbe svantaggiare chi ha iniziato a lavorare prima del 1996. Ma non troppo, almeno secondo la nuova ipotesi. Una uscita anticipata che potrebbe comunque diventare strutturale anche perché tra qualche anno andranno in pensione solo persone che hanno iniziato a versare contributi a partire dal 1996 (e che quindi di fatto rientrano solo nel calcolo contributivo).
Pensione anticipata: la doppia uscita
Ma vediamo insieme di cosa si tratta. E dunque il prepensionamento scatta a 63 anni con il calcolo dell’assegno con il metodo contributivo.
Per chi sceglie di anticipare l’uscita rispetto ai 67 anni, c’è un taglio medio dell’importo del 3% per ogni anno di anticipo. Ma quando scatta l’età della pensione di vecchiaia l’assegno sarà di nuovo pieno. In pratica la penalizzazione sarebbe attiva solo durante gli anni di uscita anticipata.
Per spiegarci meglio:
- se si esce a 63 anni: si avrà il taglio del 3% per 4 anni, a 67 anni pensione piena;
- se si esce a 64 anni: si avrà il taglio del 3% per 3 anni, a 67 anni pensione piena.
E così via.
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Pensione anticipata: flessibilità vera
Il vantaggio sarebbe dunque una flessibilità vera. La scelta è tutta del lavoratore, che però al compimento dell’età canonica per andare in pensione riceverebbe l’importo pieno senza subire quindi una penalizzazione “perenne”.
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Questa ipotesi, magari con qualche piccolo aggiustamento in favore dei lavoratori, potrebbe mettere insieme le esigenze dei sindacati e quelle del governo, chiamato a elaborare una riforma complessiva del sistema che sia funzionale nel tempo e capace di garantire la pensione anche a chi è giovane adesso, oltre a tutelare donne e fragili.
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Ma la flessibilità in uscita potrebbe incentivare anche un altro aspetto importante: accelerare il ricambio generazionale.
Pensione anticipata: proposta Tridico
L’ipotesi ricalca per grandi linee la proposta Tridico, il presidente dell’Inps. Sin dall’inizio questo progetto di riforma ha sintetizzato meglio di altri due questioni chiave:
- la sostenibilità (anche nel tempo);
- la flessibilità in uscita.
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Pensione anticipata: condizioni
La sostenibilità della pensione in due tempi, da erogare a partire dai 67 anni è data dai numeri. Chiariamo prima un punto: l’uscita a 63 anni è possibile, ma a una condizione: l’importo della pensione deve superare di 1,2 volte l’assegno sociale (non è un traguardo impossibile).
Questa misura avrebbe un costo aggiuntivo per lo Stato di 2,5 miliardi fino al 2030.
Ovvero la metà di quanto potrebbe costare un’altra proposta che sembra sia stata accantonata: in pensione a 64 anni, con 35 di contribuzione (e penalizzazione per ogni anno di anticipo), ma solo a condizione di aver maturato 2,2 volte l’assegno sociale. Costerebbe 3, 4 miliardi l’anno.
Per i sindacati c’è anche un’altra opzione: in pensione a 62 anni di età con 20 di contribuzione o in alternativa a qualsiasi età ma con 41 anni di contributi.

Pensione anticipata o ritorno alla Fornero
Non approvare nulla potrebbe essere un problema: dopo l’abolizione di Quota 100 e Quota 102 (scade il 31 dicembre 2022), si tornerebbe alla rigida legge Fornero (uscita a 67 anni). Una situazione che il governo vuole scongiurare.
Anche per questo nel frattempo saranno riconfermate per il 2023 sia Opzione Donna, sia Ape Sociale (la guida completa su Invaliditaediritti.it). Anzi l’Ape Sociale, un prepensionamento a 63 anni che ricorda per molti versi la proposta Tridico, verrà anche ampliata: saranno aggiunti altri lavori gravosi al già nutrito elenco.
Sulla Riforma delle pensioni incombe però la crisi di governo. Se non dovesse rientrare sarà difficile immaginare una soluzione prima della fine dell’anno (si prevedeva di completarla entro l’autunno).
Tra campagna elettorale, voto e inevitabili lungaggini per la composizione del nuovo esecutivo trascorreranno lunghi mesi. Troppi. In quel caso il rischio del ritorno alla sola Fornero potrebbe essere assai concreto.
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