In questo approfondimento vedremo insieme come si calcola la pensione per commercianti con 40 anni di contributi (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Quando vanno in pensione i commercianti?
A che età vanno in pensione i commercianti? Sgombriamo subito il campo dal primo dubbio: a 67 anni, come qualsiasi altro lavoratore dipendente o autonomo. E sempre con almeno 20 anni di contributi versati.
Se poi si hanno a disposizione 42-43 anni di contributi sarà possibile anticipare la pensione senza dover attendere l’età pensionabile: gli uomini possono accedervi con 42 anni e 10 mesi di contributi; le donne con un anno in meno.
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Commercianti-lavoratori dipendenti: quali differenze?
La differenza (abissale) tra un commerciante e un lavoratore dipendente riguarda il versamento dei contributi: la pensione di un commerciante dipende esclusivamente dal reddito percepito in un anno solare e dei contributi versati autonomamente.
I commercianti, inoltre, scontano un’aliquota contributiva calcolata su due diverse quote, una minima e l’altra libera. Mentre un dipendente accantona il 33% della sua retribuzione in un “paniere” che diventerà il montante contributivo sul quale calcolare la pensione, l’aliquota per i commercianti è nettamente più bassa:
- il 24,48% per i titolari e i collaboratori di età superiore a 21 anni
- il 23,73% per i collaboratori di età inferiore ai 21 anni.
Come versano i contributi i commercianti?
Il commerciante è il titolare di un’impresa che opera nel settore del commercio, terziario e turismo e che, a prescindere dal numero dei dipendenti, è organizzata con lavoro proprio ed eventualmente dei componenti della famiglia.
I commercianti (così come gli artigiani) versano i loro contributi in un apposito fondo pensione (gestioni speciali dell’INPS) per lavoratori autonomi, a cui è obbligatorio iscriversi.
I fondi erogano le stesse prestazioni IVS (di vecchiaia, invalidità e ai superstiti) previste dall’AGO (l’Assicurazione Generale Obbligatoria) dei lavoratori dipendenti.
I contributi presenti in queste gestioni possono essere cumulati gratuitamente (ex art. 16 della legge n. 233/1990) con quelli versati nel Fondo Pensione Lavoratori Dipendenti, come se fossero versati in una unica gestione previdenziale e possono essere valorizzati, pertanto, anche per Opzione Donna o per la pensione per lavori usuranti.
Quali sono i minimali e massimali contributivi?
Il limite minimo di reddito per il calcolo dei contributi previdenziali dei commercianti dipende dalla retribuzione minima stabilita annualmente per i dipendenti del settore.
Nel 2023, il reddito minimo è pari a 17.504 euro, il contributo minimo corrisponde a 4.284,98 euro (24,48% di 17.504 euro più 7,44 euro destinati al fondo maternità), oppure a 4.161,14 euro per i collaboratori con meno di 21 anni.
La legge prevede anche un limite massimo di reddito d’impresa al di sopra del quale non si applica il versamento di contributi previdenziali.
Nel 2023, il massimale di reddito annuo è pari a 86.983 euro, derivante dalla prima fascia del “tetto” di retribuzione pensionabile (52.190 euro) aumentata di due terzi.
Come si calcola la pensione per commercianti?
Quindi, come abbiamo visto in apertura, il commerciante, rispettati i requisiti minimi di accesso, può andare in pensione a 67 anni con 20 anni di contributi versati (di vecchiaia), può anticipare l’uscita (con la legge Fornero) e può anche beneficiare dell’Assegno ordinario di invalidità (se gli è stata riconosciuta una riduzione della capacità lavorativa a più di un terzo) e della pensione di inabilità lavorativa (con la totale e permanente impossibilità a prestare attività lavorativa).
Per effettuare il calcolo della pensione di vecchiaia per i commercianti, è necessario conoscere il periodo in cui sono stati versati i contributi.
Se sono stati versati prima e dopo il 1996, si procederà con il sistema misto (con le regole del retributivo sui contributi versati fino al 1995 – se sono più di 18 anni il limite è il 31 dicembre 2011 – e con le regole del contributivo sui contributi versati dal 1996 (o dal 2012).
Se i contributi sono stati versati esclusivamente a partire dal 1° gennaio 1996, il calcolo della pensione sarà effettuato con il sistema contributivo.
Pensione per commercianti con 40 anni di contributi: esempio di calcolo
Se volessimo calcolare l’importo della pensione per commercianti con 40 anni di contributi, dovremmo utilizzare il sistema misto.
Prendiamo come esempio un commerciante di 67 anni, con 40 anni di contributi (di cui 15 anni versati fino al 1995 e 25 anni dal 1996 in poi) e un reddito lordo annuo di 35.000 euro.
Dovremo calcolarci due quote: la prima con le regole del sistema retributivo (il 2% di aliquota moltiplicato per 15 anni di contributi e il risultato – il 30% – applicato sul reddito lordo annuo). Ad occhio e croce l’importo della prima quota dovrebbe essere di circa 10.000 euro.
La seconda quota verrà calcolata con le regole del contributivo, individuando in primis il montante contributivo: un commerciante accantona il 24,48% del reddito lordo annuo, per ogni anno di lavoro. Dunque il 24,48% di 35.000 euro è 8.568 euro, moltiplicato per 25 anni di contributi ci dà come risultato 214.200 euro, il valore del montante contributivo.
Su questo importo si applica il coefficiente di trasformazione, che a 67 anni è del 5,72%. Il 5,72% di 214.200 euro è 12.253 euro, il valore della seconda quota. Ora sommiamo le due quote (10.000 euro e 12.253 euro) per avere l’importo lordo di un anno di pensione: 22.253 euro, circa 1.850 euro lordi al mese, pari a 1.400 euro netti al mese.
Con un reddito lordo inferiore (30.000 euro), verrebbe fuori una pensione di circa 19.500 euro lordi l’anno, pari a 1.250-1300 euro netti al mese. Infine, con un reddito lordo di 40.000 euro, maturerebbe una pensione di 26.000 euro lordi annui, circa 1.650-1.700 euro netti al mese.

Faq sulla pensione per commercianti
Cos’è e come funziona l’indennizzo per commercianti?
L’indennizzo per la cessazione definitiva dell’attività commerciale, nota come IndCom, viene riconosciuto ai titolari e ai loro collaboratori quando viene cessata definitivamente l’attività. Per poter accedere all’indennizzo è obbligatorio aver compiuto 62 anni di età (57 anni se donna) e versato almeno 5 anni di contributi nell’assicurazione obbligatoria dei commercianti. L’importo dell’indennizzo, che spetta fino all’età per la pensione di vecchiaia, è pari al valore della pensione minima: 572 euro.
Spetta e come si calcola la reversibilità per il coniuge di un commerciante deceduto?
La pensione di reversibilità spetta anche sulle pensioni da commerciante, in queste percentuali:
- il 60% per il coniuge (se ha un figlio a carico sale all’80%, se i figli a carico sono due o più di due sale al 100%);
- 70% al figlio superstite senza coniuge; 80% se i figli sono due o 100% in presenza di almeno tre figli.
- ai genitori (il 30% se presenti entrambi), ai fratelli o alle sorelle spetta il 15%.
Quali sono i vantaggi di un’impresa familiare?
L’impresa familiare può permettere di risparmiare su costi legati all’assunzione di personale esterno. Inoltre, la collaborazione con persone di fiducia può portare a un clima di lavoro più sereno e produttivo.
Esistono limiti di età per i collaboratori familiari in un’impresa familiare?
I collaboratori familiari possono anche essere minorenni, purché abbiano compiuto 16 anni e il tipo di lavoro non sia considerato dannoso o pericoloso.
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