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Pensione con 25 anni di contributi e 50 anni?

Pensione con 25 anni di contributi e 50 anni di età: è possibile e quando? Vediamo insieme soluzioni ed esempi di calcolo.

Carmine Roca è un giornalista esperto in pensioni e fisco.
Conoscilo meglio

6' di lettura

Si può andare in pensione con 25 anni di contributi e 50 anni di età? Vediamolo insieme in questo approfondimento (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Pensione con 25 anni di contributi e 50 anni di età: è possibile?

Diciamolo subito: andare in pensione con 25 anni di contributi e 50 anni di età non è consentito dal nostro ordinamento previdenziale.

Non c’è una misura pensionistica che consenta di soddisfare, contemporaneamente, entrambi i requisiti, contributivo e anagrafico.

Con 25 anni di contributi si può andare in pensione, ma soltanto al compimento dei 67 anni di età.

Cosa fare, allora, se ci ritrovassimo in giovane età con una discreta anzianità contributiva a disposizione? Semplice: bisogna continuare a lavorare fino a quando non si raggiungerà l’età pensionabile, che almeno fino al 31 dicembre 2024 rimarrà fissata a 67 anni di età.

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Pensione anticipata con 25 anni di contributi?

Se, invece, non considerassimo l’età anagrafica, con 25 anni di contributi potremmo andare in pensione prima?

No, purtroppo le soluzioni anticipate tengono conto di un’anzianità contributiva di molto superiore ai 25 anni di contributi oggetto del nostro approfondimento.

Basti pensare che per la pensione anticipata ordinaria occorrono 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno di contributi per le donne e che Quota 41 precoci permette di andare in pensione con 41 anni di contributi, di cui uno versato prima dei 19 anni di età.

Siamo, dunque, parecchio lontani: almeno 16, 17 anni di contributi in meno.

Pensione con 25 anni di contributi e 50 anni di età per i non vedenti

In teoria ci sarebbe una misura che consente di andare in pensione con 25 anni di contributi a 50 anni di età, ma solo in presenza di uno specifico requisito sanitario: è la pensione di vecchiaia anticipata per le lavoratrici non vedenti.

Almeno fino al 2024, le lavoratrici cieche dalla nascita o divenute tali prima dell’inizio del rapporto assicurativo e le lavoratrici non vedenti dopo l’inizio del rapporto assicurativo, con almeno 10 anni di contributi versati dall’insorgere della cecità (ex articolo 2 della legge 258 del 1952), possono andare in pensione con 50 anni di età (a 51 anni, considerando la finestra mobile di 12 mesi).

La possibilità, però, è concessa soltanto alle lavoratrici non vedenti impiegate come dipendenti del settore privato (per gli uomini la possibilità scatta al compimento dei 55 anni di età).

Dunque, sono esclusi dalla misura sia le lavoratrici dipendenti del settore pubblico, che le lavoratrici autonome.

Se gli anni di contributi versati dall’insorgere della cecità sono meno di 10, sarà possibile andare in pensione soltanto al compimento dei 55 anni di età (60 anni per gli uomini) e con un’anzianità contributiva minima di 15 anni.

Pensione per non vedenti: esempi di calcolo

Ora prendiamo come esempio una lavoratrice non vedente di 50 anni, con 25 anni di contributi versati dall’insorgere della sua cecità e una retribuzione lorda annua di 27.000 euro.

Calcoleremo l’importo della sua pensione con le regole del sistema contributivo, individuando il suo montante contributivo (il 33% di ogni anno di retribuzione viene accantonato). Il 33% di 27.000 euro è 8.910 euro, moltiplicato per 25 anni di contributi versati, ci dà come risultato 222.750 euro, il valore del montante contributivo accumulato.

Su questo importo andrà a incidere il coefficiente di trasformazione: sotto i 57 anni di età si utilizza un indice del 4,270%. Il 4,270% di 222.750 euro è 9.512 euro, circa 730 euro lordi al mese di pensione, pari a poco meno di 500 euro netti al mese.

Con una retribuzione lorda annua più alta (30.000 euro), avremo una pensione lorda mensile di 815 euro circa, pari a 550 euro netti al mese. Mentre con una retribuzione lorda annua più bassa (25.000 euro), maturerà una pensione lorda mensile di 680 euro, circa 430-450 euro netti al mese.

Pensione con 25 anni di contributi e 50 anni di età
Pensione con 25 anni di contributi e 50 anni di età: in foto le mani di un uomo con al centro due volti di anziani disegnati.

Faq sulla pensione

Come funziona la pensione anticipata contributiva?

La pensione anticipata contributiva è un’opzione che ti permette di andare in pensione prima dei 67 anni. Ma c’è una condizione: devi essere un contributivo puro. Questo significa che hai versato tutti i tuoi contributi a partire dal 1996. Puoi accedere a questa misura a 64 anni di età con almeno 20 anni di contributi, ma l’assegno maturato deve essere pari o superiore a 2,8 volte il valore dell’Assegno sociale.

Ci sono altre opzioni per andare in pensione prima dei 67 anni con 25 anni di contributi?

Sì, esistono altre due opzioni che potrebbero permetterti di andare in pensione prima: il contratto di espansione e l’Isopensione. Il contratto di espansione ti permette di andare in pensione 5 anni prima se lavori in un’azienda con almeno 50 dipendenti e sei a non più di 5 anni dal conseguimento del diritto alla pensione di vecchiaia. L’Isopensione è un’opzione per i lavoratori dipendenti di grandi aziende, che matureranno i requisiti per la pensione di vecchiaia entro 7 anni dalla domanda per l’Isopensione.

Come si calcola la pensione netta dalla pensione lorda?

Per calcolare la pensione netta a partire dalla pensione lorda, bisogna sottrarre l’IRPEF, il Bonus IRPEF (l’ex Bonus Renzi) e le addizionali comunali e regionali. A queste sottrazioni si aggiungono poi le detrazioni spettanti, fino a ottenere il valore netto. La pensione viene erogata al pensionato in maniera netta, con un importo detassato e migliorato per le detrazioni spettanti.

Quali sono le leggi che proteggono i diritti dei non vedenti?

La Legge 68/99 tutela l’assunzione di persone con invalidità superiori al 45%, mentre la legge fa riferimento alle disposizioni preesistenti per i minorati della vista. Le norme sul diritto al lavoro per i non vedenti sono numerose, estese anche ai soggetti menzionati negli articoli 2, 3 e 4 della legge 138/01.

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