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Pensione da vedova

Pensione da vedova: a chi spetta, in quali casi e con che percentuale? Ecco alcuni esempi di calcolo, a seconda delle situazioni, e gli importi.

Carmine Roca è un giornalista esperto in pensioni e fisco.
Conoscilo meglio

6' di lettura

Come funziona e in che percentuale spetta la pensione da vedova? Ne parliamo in questo approfondimento (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Pensione da vedova: a chi spetta?

Quando parliamo di pensione da vedova ci riferiamo alla pensione di reversibilità (o alla pensione indiretta, in caso di decesso di un lavoratore assicurato, ma non ancora pensionato), quel trattamento INPS che spetta al coniuge superstite del pensionato deceduto e ad altri beneficiari, quali figli, fratelli, sorelle, nipoti e genitori, in assenza del coniuge.

La pensione di reversibilità spetta anche al coniuge separato o divorziato, a patto che sia titolare di assegno divorzile al momento della morte dell’ex marito, e che non abbia contratto un nuovo matrimonio.

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Pensione da vedova: in quali casi?

La normativa prevede percentuali di importi erogati diversi a seconda di una delle seguenti condizioni:

  • coniuge senza figli;
  • coniuge con uno o più figli a carico;
  • vedova più ex coniuge separata o divorziata del pensionato deceduto.

Pensione da vedova: quanto spetta senza figli a carico?

Alla vedova, senza figli a carico, spetta il 60% dell’importo della pensione percepita dal marito quando era in vita: ad esempio, su una pensione di 1.000 euro, spettano 600 euro; su una pensione di 1.500 euro, la pensione di reversibilità sarà di 900 euro, mentre su una pensione di 2.000 euro, alla vedova spettano 1.200 euro.

Pensione da vedova e limiti di reddito: quali sono?

Tuttavia, la normativa prevede una decurtazione dell’importo della reversibilità in caso di superamento di determinate soglie di reddito:

  • con un reddito inferiore a 21.985,86 euro, la prestazione è ricevuta in misura piena;
  • con un reddito compreso tra 21.985,86 euro e 29.314,48 euro, la prestazione subirà un taglio del 25% (ad esempio, 150 euro in meno su 600 euro di reversibilità; 225 euro in meno su 900 euro di reversibilità o 300 euro in meno su 1.200 euro di reversibilità);
  • con un reddito compreso tra 29.314,48 euro e 36.643,10 euro, la prestazione subirà un taglio del 40% (ad esempio, 240 euro in meno su 600 euro di reversibilità; 360 euro in meno su 900 euro di reversibilità o 480 euro in meno su 1.200 euro di reversibilità);
  • con un reddito superiore a 36.643,10 euro, la prestazione subirà un taglio del 50% (ad esempio, 300 euro su 600 euro di reversibilità; 450 euro su 900 euro di reversibilità o 600 euro su 1.200 euro di reversibilità).

N.B. Abbiamo utilizzato gli importi del primo esempio.

Pensione da vedova e figli a carico: quanto spetta?

In presenza di uno o più figli a carico, le percentuali di pensione di reversibilità cambiano.

Il 100% di reversibilità spetta alla vedova in presenza di due o più figli a carico.

Se il figlio è unico, alla vedova spetta l’80% di reversibilità calcolata sulla pensione del marito (ad esempio, 800 euro su una pensione di 1.000 euro; 1.200 euro su una pensione di 1.500 euro, 1.600 euro su una pensione di 2.000 euro).

In presenza di figli a carico sulla reversibilità non sono previsti tagli.

Pensione da vedova se le mogli sono due: come si calcola?

Ma cosa succede se le mogli sono due? Quando oltre all’attuale consorte c’è pure l’ex moglie del pensionato deceduto, la reversibilità spetta a entrambe, nel rispetto di determinati requisiti (se l’ex coniuge non ha contratto un nuovo matrimonio, in quel caso la reversibilità spetta solo alla consorte attuale).

Ma se entrambe ne hanno diritto, come si divide la reversibilità? Al 50%? Non è così. A contare è soprattutto la durata dei due matrimoni.

Ma il tribunale deve anche fare anche altre valutazioni, che vanno a sommarsi con quella della durata delle nozze per la decisione definitiva della ripartizione della reversibilità, come:

  • lo stato di bisogno dei coniugi superstiti;
  • l’entità dell’assegno divorzile è stato riconosciuto dal tribunale all’ex coniuge;
  • la durata di una eventuale convivenza prematrimoniale con chi poi è divenuto coniuge;
  • l’intensità del legame affettivo esistente con la moglie superstite e con quella divorziata (qui la valutazione diventa più complicata, per essere oggettivo il giudice verifica il tempo trascorso dal giorno del divorzio e il tipo di legame che era rimasto in piedi tra i due ex).

Tutte queste considerazioni insieme incidono sulla decisione del giudice. Ed è per questo difficile a priori stabilire come sarà ripartita la pensione di invalidità tra i due coniugi superstiti.

Pensione da vedova
Pensione da vedova: in foto una donna, vestita di nero, ricorda il marito scomparso.

Faq sulla pensione di reversibilità

Come si richiede la pensione di reversibilità?

Per ottenere la pensione di reversibilità, bisogna inviare una richiesta all’INPS dopo la morte del defunto. Questo può essere fatto online, tramite il Contact Center INPS, o rivolgendosi a un CAF o un patronato del territorio. La domanda deve essere inviata entro dieci anni dalla morte del titolare del trattamento.

Come avviene il calcolo della pensione di reversibilità al coniuge divorziato?

Il calcolo della pensione di reversibilità al coniuge divorziato avviene in base all’importo della prestazione percepita dal coniuge in vita. Si tiene conto della durata del matrimonio e del periodo in cui la pensione è stata versata. È importante considerare che il periodo di separazione legale rientra nell’arco temporale del matrimonio, che si considera concluso solo dopo la sentenza di divorzio.

Come funziona la pensione di reversibilità al coniuge divorziato se il coniuge superstite si risposa?

Se il coniuge superstite si risposa, il coniuge divorziato avrà diritto all’intera pensione di reversibilità, da suddividere con gli altri eventuali beneficiari come figli, nipoti, genitori, fratelli o sorelle, secondo quanto stabilito dalla Corte di Cassazione con sentenza numero 159 del 1988.

Quali sono i requisiti reddituali per ricevere l’integrazione al minimo sulla pensione di reversibilità nel 2023?

Nel 2023, per ricevere l’integrazione in misura piena, è necessario dichiarare un reddito personale non superiore a 7.328,62 euro al mese (reddito complessivo coniugale non superiore a 21.985,86 euro). Con un reddito personale compreso tra 7.328,62 euro e 14.657,24 euro (da coniugato non superiore a 29.314,48 euro) spetta un’integrazione in misura parziale, calcolata sulla differenza tra il reddito massimo (14.657,24 euro) e il reddito personale.

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