Quanto spetta di pensione di reversibilità al coniuge invalido al 100 per cento? Scopriamolo in questo articolo (scopri le ultime notizie su Invalidità e Legge 104, categorie protette, diritto del lavoro, sussidi, offerte di lavoro e concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Pensione di reversibilità al coniuge invalido al 100 per cento
Non c’è dubbio sul fatto che la pensione di reversibilità spetti al coniuge invalido al 100 per cento, anche se questi è titolare della pensione di invalidità.
Le due prestazioni sono compatibili, a condizione che il reddito totale del beneficiario non superi la soglia limite per beneficiare della prestazione assistenziale.
Nel 2023, il limite di reddito per continuare a ricevere la pensione di invalidità è di 17.920 euro annui.
Se si superasse questa soglia, verrebbe meno il diritto a ricevere la pensione di invalidità pari a 313,91 euro al mese, per 13 mensilità.
Ma non si perderebbe il diritto a ricevere la pensione di reversibilità, che continuerebbe a essere erogata in misura piena.
Ricordiamo che il coniuge superstite, senza figli a carico, percepisce il 60% dell’importo della pensione percepita dal pensionato deceduto: ad esempio, a fronte di un assegno di 1.000 euro, al coniuge superstite spetterebbero 600 euro al mese di reversibilità.
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Riduzione della pensione di reversibilità al coniuge in base al reddito
Il taglio sull’importo della prestazione dedicata ai superstiti scatta quando si superano questi limiti reddituali:
- oltre 29.314,48 euro, taglio del 25%;
- tra 29.314,48 euro e 36.643,10 euro, taglio del 40%;
- oltre 36.643,10 euro, taglio del 50%.
Cos’è l’assegno di vedovanza?
Oltre alla pensione di reversibilità, lo Stato consente al coniuge invalido al 100% di beneficiare di un’altra prestazione economica, conosciuta come assegno di vedovanza (legge numero 153 del 1988)
Parliamo di un’integrazione alla pensione ai superstiti erogata ai vedovi inabili al lavoro o titolari dell’indennità di accompagnamento.
Seppure sia poco conosciuto, l’assegno di vedovanza consente al coniuge superstite invalido totale e non autosufficiente di beneficiare di un’integrazione al reddito particolarmente apprezzata soprattutto se in condizioni economiche precarie o disagiate.
Assegno di vedovanza: a chi spetta?
L’assegno di vedovanza, però, non spetta a tutti i coniugi invalidi indistintamente, ma soltanto ai vedovi:
- di lavoratori impiegati come dipendenti pubblici o privati;
- di lavoratori autonomi iscritti presso la gestione separata;
- di lavoratori con contratto co.co.co.
Assegno di vedovanza: a chi non spetta?
L’assegno di vedovanza è negato, invece, ai coniugi vedovi invalidi totali, che percepiscono la pensione di reversibilità maturata da una gestione speciale dei lavoratori autonomi.
Importi dell’assegno di vedovanza
L’assegno di vedovanza, essendo un’integrazione sull’importo della pensione di reversibilità erogato assieme alla prestazione ai superstiti, non ha valori altissimi.
Per chi ha un reddito pari o inferiore a 27.889,67 euro annui, spetta un incremento di 52,91 euro al mese.
Con un reddito compreso tra 27.889,68 euro e 31.296,62 euro, spetta un assegno di 19,59 euro al mese.
Con un reddito superiore a 31.296,62 euro annui non spetta alcuna maggiorazione della pensione di reversibilità.
Come fare domanda per l’assegno di vedovanza?
L’assegno di vedovanza va richiesto all’INPS quando si presenta la domanda per la pensione di reversibilità, accedendo al sito web dell’ente previdenziale, autenticandovi con una delle credenziali in vostro possesso (SPID, CIE, CNS).
È possibile richiederlo anche successivamente, ma entro 5 anni dal decesso del pensionato, presentando domanda di ricostituzione della pensione, quel servizio messo a disposizione dall’INPS per ricalcolare l’importo della pensione.
In alternativa, è possibile contattare il contact center dell’INPS telefonando ai numeri 803 164 (gratuito da rete fissa) o 06 164 164 (da rete mobile). Infine, è possibile rivolgersi a un patronato o a un intermediario abilitato.
Documenti da allegare alla domanda per l’assegno di vedovanza
Alla domanda bisogna allegare:
- la copia della carta d’identità in corso di validità;
- la copia del codice fiscale;
- l’ultima dichiarazione dei redditi;
- il documento nel quale sia attestata la data di inizio della condizione di vedovanza;
- il documento che riporta la categoria e il numero di pensione di reversibilità di cui si è titolari;
- la copia del verbale di invalidità in cui si attesti lo stato di invalidità al 100%.

Faq sulla pensione di reversibilità e invalidità civile
Cosa succede alla pensione di invalidità civile quando si raggiunge l’età pensionabile?
Quando si raggiunge l’età pensionabile, la pensione di invalidità civile si trasforma in pensione di vecchiaia. Il cambio avviene in automatico, non bisogna fare nulla. L’importo della pensione può cambiare, perché si calcola in un modo diverso.
Come avviene il calcolo della pensione di reversibilità al coniuge divorziato?
Il calcolo della pensione di reversibilità al coniuge divorziato avviene in base all’importo della prestazione percepita dal coniuge in vita. Si tiene conto della durata del matrimonio e del periodo in cui la pensione è stata versata. È importante considerare che il periodo di separazione legale rientra nell’arco temporale del matrimonio, che si considera concluso solo dopo la sentenza di divorzio.
Come si calcola la pensione di reversibilità al coniuge divorziato e al coniuge superstite?
In presenza del coniuge superstite, la pensione di reversibilità viene ripartita in quote e spetta sia al coniuge che all’ex coniuge. La Cassazione ha definito i criteri di ripartizione delle quote, prendendo in considerazione la durata dei rispettivi matrimoni, la durata delle convivenze prematrimoniali, le condizioni economiche dei due soggetti e l’entità dell’assegno divorzile.
Quando si perde il diritto alla pensione di reversibilità?
La pensione di reversibilità decade o si perde in alcuni casi. Se il coniuge divorziato decide di risposarsi, per esempio, non avrà più diritto a ricevere la pensione di reversibilità. Lo stesso accade se i figli inabili trovano un lavoro o se i figli maggiorenni superano l’età limite (21 anni o 26 per gli studenti universitari) o interrompono gli studi. Anche i genitori perdono il diritto alla pensione se iniziano a percepire un’altra pensione, e i fratelli inabili se si sposano.
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