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Pensione svizzera con 10 anni di contributi

Pensione svizzera con 10 anni di contributi: è davvero possibile? Come funziona il sistema pensionistico svizzero? Scopriamo tutto in questo articolo.

Carmine Roca è un giornalista esperto in pensioni e fisco.
Conoscilo meglio

7' di lettura

In questo approfondimento vi parleremo di pensione svizzera con 10 anni di contributi (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Pensione svizzera in Italia: è possibile?

È possibile ricevere l’accredito della pensione in Italia, se si è lavorato per anni in Svizzera? Assolutamente sì.

Chi ha lavorato sia in Svizzera che in Italia, e dopo la pensione si trasferisce nel nostro Paese, avrà diritto a percepire due pensioni, calcolate sui contributi versati in ciascuno Stato.

Tra l’altro ottenere una pensione svizzera è molto semplice: basta aver versato almeno 12 mesi di contributi che, in Italia, verranno considerati come contributi figurativi (a determinare l’importo della pensione saranno solo i contributi versati in Italia).

In pratica, chi, arrivato all’età della pensione sceglie di tornare in Italia, riceverà una rendita, il cui importo è commisurato agli anni di contributi versati, a condizione che l’interessato abbia prestato servizio in Svizzera per almeno un anno (12 mesi).

Questo vale per i frontalieri, ossia coloro che ogni giorno o almeno una volta alla settimana, vanno a lavorare in uno Stato diverso da quello di residenza, che per tutti i cittadini dell’Unione Europea.

Il lavoratore prossimo alla pensione che vuole trasferirsi dalla Svizzera in Italia è tenuto a comunicarlo alla cassa di competenza. L’AVS, l’Assicurazione Vecchiaia e Superstiti svizzera, provvederà a erogare la pensione nella valuta del Paese di destinazione (in Euro, nel caso dell’Italia).

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I tre pilastri del sistema pensionistico svizzero

Il sistema pensionistico svizzero si fonda su tre pilastri.

Primo pilastro

Il primo pilastro è l’assicurazione di base, gestita dallo Stato.

Generalmente l’età pensionabile in Svizzera è di 65 anni (uomini) o 64 anni (donne), ma soltanto se sono stati versati 44 anni di contributi.

La pensione può essere anticipata di uno o due anni, ma con una rendita pensionistica ridotta: per gli uomini e le donne nate fino al 1960, il tasso di riduzione ammonta al 6,8% per ogni anno di anticipo.

Le donne nate tra il 1961 e il 1969 che anticipano il versamento della loro rendita AVS avranno diritto a un tasso di riduzione più favorevole, applicabile dal 1° gennaio 2025.

Chi, invece, vuole attendere l’uscita da 1 a 5 anni riceverà un supplemento di pensione. Se si desidera rinviare la rendita di vecchiaia, dovrà essere presentata domanda entro un anno dal compimento dell’età di riferimento.

L’importo della pensione in Svizzera è calcolato sugli anni di contributi versati, sul reddito percepito e sugli eventuali accrediti per compiti educativi e assistenziali. A questa pensione ha diritto chi ha lavorato almeno 12 mesi in Svizzera.

Secondo pilastro

Il secondo pilastro è l’assicurazione caso morte (LLP), tra l’altro la più diffusa in Svizzera. L’interessato stipula un contratto con cui si impegna a versare una somma di denaro all’assicurazione e in caso di morte, l’assicurazione devolverà una rendita mensile o l’intero capitale accumulato ai familiari dell’assicurato deceduto.

Il terzo pilastro è la pensione privata, a cui si può accedere stipulando un’assicurazione sulla vita. L’interessato paga un premio mensile per un determinato periodo di tempo, per poi incassare una rendita mensile. Gli importi erogati e la possibilità di ricevere la pensione se si trasferisce in Italia sono aspetti da stabilire in via preliminare.

Pensione svizzera con 10 anni di contributi: è possibile?

In Svizzera è possibile andare in pensione con 10 anni di contributi? Sì, è possibile.

Chi lavora come frontaliere, o fa altri lavori, e matura 10 anni di contributi avrà diritto alla pensione, il cui importo è commisurato al reddito lordo annuo, al periodo lavorato e alla situazione familiare del lavoratore.

Il diritto alla pensione, lo ripetiamo, spetta dopo un solo anno di lavoro in Svizzera, a condizione che il periodo di lavoro venga effettivamente dimostrato.

Lo Stato svizzero mette a disposizione del cittadino un ente, l’Ufficio Centrale di Compensazione, che sul proprio sito web consente di simulare la stima della rendita maturata (Escal).

L’ufficio è l’organo centrale di esecuzione della Confederazione nel settore delle assicurazioni sociali del primo pilastro e include:

  • l’assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti;
  • l’assicurazione per invalidità;
  • l’indennità per perdita di guadagno.

Pensione svizzera in Italia: come funziona con le tasse?

Chi decide di tornare in Italia dopo aver lavorato alcuni anni in Svizzera percependo un reddito di pensione, pagherà le tasse in Svizzera o in Italia, a seconda dei casi.

In seguito all’accordo firmato dai due Paesi, non è prevista la doppia tassazione della pensione (come in Albania o in Francia, ad esempio): il pensionato paga le imposte solo in uno dei due Paesi.

Chi percepisce pensioni di base, quelle del primo pilastro o AVS, non deve dichiararle in Italia perché sono già sottoposte a ritenute di imposta in Svizzera, mentre chi percepisce le pensioni da secondo pilastro dovrà pagare le tasse in Italia (tassazione del 5%). Stesso discorso per le pensioni private.

Pensione di invalidità in Svizzera: spetta pure in Italia?

Chi è titolare di una pensione di invalidità in Svizzera conserva il diritto a riscuoterla anche in Italia e nei paesi UE, ma questo non esclude la possibilità di controlli da parte degli enti svizzeri. La visita medica può essere eseguita nel paese di residenza, eccezionalmente in Svizzera.

Pensione svizzera con 10 anni di contributi
Pensione svizzera con 10 anni di contributi: in foto la bandiera della Svizzera e un fiume che scorre tra le montagne.

Faq sulla pensione all’estero

Perché molti pensionati italiani scelgono di trasferirsi all’estero?

Molti pensionati italiani scelgono di trasferirsi all’estero per evitare le tasse italiane che sono tra le più alte in Europa. Trasferendosi in Paesi dove la vita costa meno, riescono a ridurre le imposte che altrimenti ridurrebbero i loro assegni di pensione, già spesso bassi.

Cosa devono fare i pensionati italiani che risiedono all’estero per continuare a ricevere l’assegno mensile?

I pensionati italiani che risiedono all’estero possono continuare a percepire l’assegno mensile. Tuttavia, ogni anno, l’INPS procede con l’accertamento dell’esistenza in vita per prevenire possibili truffe. Se l’attestazione di esistenza in vita non viene restituita entro la data stabilita, il pensionato deve recarsi di persona presso un’agenzia della Western Union per ricevere l’assegno del mese successivo in contanti.

Qual è il sistema fiscale per i residenti alle isole Canarie?

Chi risiede alle Canarie oppure vi rimane per almeno 183 giorni l’anno, paga l’IRPEF sul reddito dichiarato. Un po’ come avviene in Italia, ma con un regime fiscale più agevolato per i redditi medio-bassi, ma più gravoso per i redditi alti.

Le aliquote sono quattro:

  • del 19% per redditi inferiori a 12.450 euro annui;
  • del 24% sui redditi fino a 20.200 euro annui;
  • del 30% sui redditi compresi tra 20.201 euro e 34.000 euro annui;
  • del 45% sui redditi di importo superiore a 60.000 euro annui.

Perché il Portogallo è un’opzione popolare tra i pensionati italiani?

Il Portogallo è un’opzione popolare tra i pensionati italiani perché ha introdotto una legge per i residenti non abituali che prevede dieci anni di esenzione dalle tasse per coloro che trascorrono almeno 183 giorni in un anno in Portogallo. Inoltre, l’assistenza sanitaria è gratuita, le strutture ospedaliere sono tra le migliori in Europa, e la lingua portoghese è relativamente facile da comprendere e imparare. Inoltre, il clima mite del Portogallo è un grande vantaggio, soprattutto per chi proviene da luoghi freddi e umidi.

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