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Pensioni, calano del 20% quelle di vecchiaia

Pensioni, calano del 20% quelle di vecchiaia mentre aumentano rispetto all'anno scorso i trattamenti anticipati, in discesa le pensioni di invalidità. I dati sono stati riportati dall'Osservatorio dei flussi di pensionamento Inps. Netta la differenza economica tra le pensioni erogate agli uomini rispetto a quella per le donne. Vediamo insieme.

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4' di lettura

Pensioni, calano del 20% quelle di vecchiaia: lo rivelano i dati forniti dall’Inps sui primi tre mesi del 2022, in aumento invece i trattamenti anticipati. (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

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Il monitoraggio è stato effettuato dall‘Osservatorio dei flussi di pensionamento Inps. I dati riguardano in particolare le pensioni che sono decorse tra il 2021 e appunto il primo trimestre del 2022.

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Divario di genere

Se è dunque il drastica riduzione il numero dei trattamenti di vecchiaia e si registra invece un incremento del 75% di quelli anticipati (rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), c’è da registrare un altro dato che riguarda la pensione erogata alle donne: è del 35% più bassa rispetto a quella erogata agli uomini.

La media è questa:

  • 991 euro al mese per le donne;
  • 1520 euro al mese per gli uomini.

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Riduzione trattamenti di vecchiaia

Ma veniamo al dato forse più sorprendente: la drastica riduzione nei primi 3 mesi del 2022 delle pensioni di vecchiaia. Un dato che è probabilmente dovuto all’aumento della mortalità tra le persone anziane nel corso degli anni che sono stati caratterizzati dalle ondate di pandemia covid.

Un appunto sui trattamenti pensionistici anticipati: sono sì del 75% in aumento rispetto all’anno precedente, ma in diminuzione rispetto al dato complessivo. Calano in tutte le gestioni Inps, tranne una, quella che riguarda però la più consistente numericamente, il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti, dove si registra invece un aumento del 10%.

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In calo l’invalidità

In discesa anche l’erogazione delle pensioni di invalidità: sono solo il 13% rispetto a quelle di vecchiaia, 10 punti in meno rispetto al 2021.

A livelli territoriale aumentano le pensioni che sono state versate nel Nord del Paese: sono passate infatti dal 48 al 50%.

Perché le donne prendono meno

Ma perché c’è questa enorme differenza di genere nell’erogazione delle pensioni? Ovvero perché le donne ricevono il 35% in meno rispetto agli uomini?

Vediamo prima l’andamento: le pensioni che sono state riconosciute con Opzione donna restano in linea con quelle erogate nello stesso periodo del 2021.

Mentre il numero delle pensioni complessive riconosciute alle donne è solo di poco inferiore a quello dei trattamenti pensionistici riservati agli uomini.

Ma il vero punto, come accennato, è la differenza di oltre 500 euro tra una pensione percepita in media da un assistito maschio rispetto all’importo riconosciuto a una donna.

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Dall’analisi dell’Inps il divario è dovuto sostanzialmente a due aspetti:

  • le carriere lavorative delle donne sono spesse più discontinue;
  • l’età media delle donne è più alta di quella degli uomini e hanno quindi diritto alla pensione ai superstiti che di fatto comporta anche un importo inferiore.

Conclusione

Come leggere questi dati? Da qualche anno (è solo effetto della pandemia?) si va in controtendenza. Ovvero molti analisti avevano immaginato un incremento costante delle numero delle pensioni erogate, da un po’ di tempo si assiste invece a una inversione rispetto a quelle attese. Di fatto questa riduzione libera delle risorse che potrebbero essere investite per una riforma del sistema pensionistico meno penalizzante per i cittadini.

Ma è un dato da prendere ancora con molta cautela. Tra qualche anno infatti andranno in pensione molti assistiti che sono nati negli anni ’60, quando si è registrato in Italia un vero boom delle nascite.

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