Pensioni donne, quali saranno le novità per il 2024? C’è molta attesa, anche perché il governo ha più volte annunciato che tra i temi chiave della riforma previdenziale, c’è proprio la tutela delle lavoratrici. Vediamo dunque al momento quali sono le ipotesi e su cosa si sta lavorando. (scopri le ultime notizie su bonus, Rdc e assegno unico, su Invalidità e Legge 104, sui mutui, sul fisco, sulle offerte di lavoro e i concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Il pasticcio Opzione donna 2023
Il 2023 ha portato più complicazioni che benefici sul tema tema pensioni donne. La Legge di Bilancio 2023 ha, infatti, reso l’accesso a Opzione donna molto più restrittivo.
Il risultato è stato scontato: solo poche donne hanno potuto beneficiare della misura, ma di questo aspetto parleremo nel dettaglio nei paragrafi successivi..
Com’è oggi
Come accennato, la versione finale della legge di bilancio 2023 ha stabilito che la proroga del regime sperimentale per il 2023 di Opzione donna si applica solo alle lavoratrici che si trovano in situazioni di svantaggio:
- essere state licenziate o essere dipendenti in aziende con un tavolo di crisi aperto presso il Ministero;
- avere una disabilità pari o superiore al 74%;
- assistere da almeno sei mesi persone disabili conviventi con handicap riconosciuto come grave secondo la legge 104 del 1992.
In aggiunta, l’età minima per accedere alla misura è stata aumentata a 60 anni, sia per le lavoratrici dipendenti sia per quelle autonome. Tuttavia, questa età viene ridotta di un anno per ogni figlio, con un limite massimo di due figli. Questo significa che:
- l’età di accesso è di 58 anni per chi ha due o più figli;
- l’età di accesso è di 59 anni per chi ha un solo figlio.
È importante sottolineare che la riduzione di due anni viene applicata alle lavoratrici elencate nel primo punto (licenziate) anche se non hanno figli.
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Infine, le condizioni di svantaggio devono essere verificate al momento della presentazione della domanda.
Risultati negativi
Nel 2023, “Opzione donna”, a causa delle nuove restrizioni, è diventata quindi accessibile solamente ad un numero limitato di lavoratrici.
Negli anni precedenti, con la formulazione originaria, “Opzione donna” è stata invece considerata uno degli strumenti più importanti per ottenere una flessibilità di pensionamento.
La misura, inserita in un sistema contributivo ben strutturato, potrebbe invece consentire un’anticipazione del pensionamento seguendo criteri d’età ben definiti, garantendo così sia adeguatezza delle prestazioni sia sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico nel suo complesso.
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Il principio del ricalcolo contributivo, fondamentale nell’idea originaria di “Opzione donna”, avrebbe potuto essere esteso a fasce più ampie di lavoratrici.
Questa estensione avrebbe rappresentato un passo avanti significativo nel tentativo di riorganizzare e rendere più coerente l’attuale sistema di flessibilità pensionistica in Italia, che al momento appare disomogeneo e frammentato.
La decisione di limitare drasticamente l’accessibilità a “Opzione donna” sembra essere stata dettata da esigenze di bilancio, per contenere la spesa previdenziale nei prossimi anni. Ignorando quindi piuttosto una visione di lungo termine per il sistema pensionistico nazionale.
La correzione inevitabile
Il 2024 si prospetta come l’anno della correzione. Il governo è conscio che deve intervenire per garantire una tutela adeguata alle lavoratrici. Ma prima di prendere decisioni definitive, aspetta di vedere le risorse a disposizione.
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Quasi un ritorno al passato
«Non sono un fan di Opzione donna, in particolare a causa del calcolo completamente contributivo che riduce l’importo della pensione».
Queste sono state le parole del sottosegretario al ministero del Lavoro, Claudio Durigon, che qualche mese fa ha suscitato preoccupazione tra le donne, evidenziando, in pratica, il motivo per cui, con l’ultima Legge di Bilancio, il governo ha deciso di ridurre drasticamente le risorse destinate a tale opzione.
Nonostante questa scelta, si sta considerando l’idea di reintrodurre nel 2024 alcune caratteristiche passate di Opzione donna, eliminando il requisito che ne ha così drasticamente ridotto gli accessi nel 2023 (di cui ne sono stati approfittati solo poche centinaia).
Al momento, possono accedere a Opzione donna soltanto persone invalide, caregiver e lavoratrici licenziate (o quelle che lavorano in aziende in difficoltà). In precedenza, questa opzione era disponibile per tutte le lavoratrici.
La situazione potrebbe cambiare nel 2024, ma il requisito anagrafico sarebbe presumibilmente quello stabilito dall’ultima riforma. Ciò significa che non sarebbe più un’età di 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 per le autonome, bensì 60 anni per entrambe le categorie.
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Tuttavia, esisterebbe la possibilità di una riduzione di 12 mesi per ogni figlio, con un limite massimo di 2 anni. Per quanto riguarda il requisito contributivo, rimarrebbe invariato a 35 anni.
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Pensioni donna; c’è Quota 96?
Un’altra opzione al vaglio del governo, come alternativa a Opzione donna, è la reintroduzione di Quota 96. Quest’ultima era stata soppressa a seguito della riforma Fornero, dando spazio alla pensione anticipata.
Su lavoroepensioni.it puoi vedere come dovrebbe funzionare Quota 96
Diversamente da Opzione donna, Quota 96 non comporta penalizzazioni al momento del ritiro e permetterebbe il pensionamento a 61 anni con 35 anni di contributi versati.
L’obiettivo principale è quello di reintrodotto questa modalità per coloro che svolgono lavori usuranti e gravosi. Ma non si esclude che questa opportunità possa essere estesa anche alle lavoratrici.
Lo sconto per la pensione di vecchiaia
Nelle discussioni sulla riforma pensionistica, si è valutata un’ulteriore proposta: concedere a tutte le lavoratrici lo sconto sulla pensione di vecchiaia. Questo sconto consente una riduzione dell’età pensionabile di 4 mesi per ogni figlio, con una diminuzione massima di 12 mesi.
In pratica, le lavoratrici che hanno almeno tre figli avrebbero l’opportunità di ritirarsi a 66 anni (con 20 anni di contributi) invece che a 67.
Vediamo come e se funziona ancora la pensione sociale donne a 60 anni.
Al momento, tuttavia, tale agevolazione è limitata alle lavoratrici con pensione calcolata esclusivamente attraverso il sistema contributivo. Questo si traduce nelle lavoratrici che non hanno versato contributi prima del primo gennaio 1996 o in quelle che hanno scelto la Gestione Separata per il calcolo dei loro contributi.
Il desiderio ora è di estendere questa opzione anche alle lavoratrici che hanno versato contributi fino al 31 dicembre 1995 e che hanno la loro pensione determinata da un sistema misto. Tuttavia, prima di prendere una decisione definitiva in merito, sarà essenziale valutare le risorse effettivamente disponibili per attuare la riforma.

FAQ (Domande e risposte)
Quali novità sono previste per le pensioni delle donne nel 2024?
Nel 2024 si prospettano diverse novità per le pensioni delle donne, tra cui la possibile modifica di Opzione donna e l’introduzione di Quota 96.
Come potrebbe cambiare Opzione donna nel 2024?
Si sta valutando la rimozione del requisito anagrafico che ha limitato molte lavoratrici nel 2023. Potrebbe anche ritornare una formula più inclusiva.
Cosa prevede la proposta di Quota 96?
Quota 96 permetterebbe alle donne di andare in pensione a 61 anni con 35 anni di contributi, senza subire penalizzazioni.
A quanti anni potrebbero andare in pensione le donne nel 2024?
Con l’introduzione di Quota 96, le donne potrebbero andare in pensione a 61 anni. Tuttavia, con altre possibili modifiche, l’età potrebbe variare.
Che cos’è lo sconto per la pensione di vecchiaia?
È una proposta che prevede una riduzione dell’età pensionabile di 4 mesi per ogni figlio, potenzialmente consentendo alle madri di andare in pensione prima.
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