Pensioni rivalutate e stipendi bloccati da decenni, l’inflazione non ha gli stessi effetti per tutti. Eppure, come rileva l’Istat, il potere di acquisto nel solo 2022 si è ridotto del 7,3 per cento per i lavoratori. (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
INDICE
- Pensioni rivalutate e stipendi bloccati: addio scala mobile
- Pensioni rivalutate e stipendi bloccati: scala mobile, la storia
- Pensioni rivalutate e stipendi bloccati: scala mobile, l’abolizione
- Pensioni rivalutate e stipendi bloccati: il taglio e la protesta
- Pensioni rivalutate e stipendi bloccati: cancellazione totale
- Pensioni rivalutate e stipendi bloccati: come funziona per le pensioni
- Pensioni rivalutate e stipendi bloccati: conclusioni
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Per le pensioni l’aumento del costo della vita è stato contenuto dalla rivalutazione, che ha reso meno drammatica la crescita dei prezzi al consumo, causata in larga parte dalla guerra in Ucraina. Per i lavoratori è andata molto peggio.
Cerchiamo di capire perché.
Su questo argomento puoi anche leggere come la tredicesima sia stata tagliata a causa dell’inflazione; anche il Reddito di cittadinanza risulta decurtato a causa dell’inflazione; e infine vediamo anche di quanto sono aumentati gli affitti per l’aumento del costo della vita.
Pensioni rivalutate e stipendi bloccati: addio scala mobile
Un tempo non era così. Fino al 1992 è stato adottato un meccanismo definito “scala mobile”. Ne avrete sentito parlare: adeguava in automatico gli stipendi all’inflazione. In questo modo il potere d’acquisto non veniva mai eroso.
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Funzionava in questo modo: ogni tre mesi gli stipendi venivano aumentati in base all’aumento registrato su alcuni prodotti. In pratica la rivalutazione era sintonizzata sull’andamento dell’indice dei prezzi al consumo.
Il sistema è stato poi abolito dal governo Amato. E mai più ripristinato.
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Pensioni rivalutate e stipendi bloccati: scala mobile, la storia
Il sistema che ha previsto l’adeguamento degli stipendi all’inflazione risale al secondo dopoguerra. È stato introdotto dopo un accordo stipulato dalla Cgil e Confindustria.
Nei primi anni il meccanismo prevedeva un adeguamento dei salari uguale per tutti i lavoratori. Questo sistema è stato poi modificato e potenziato negli anni ‘70, quando sindacati e industriali hanno raggiunto una nuova intesa.
Negli anni ‘70, lo ricordiamo, l’inflazione ha viaggiato a lungo a ritmi vertiginosi, anche all’epoca sospinta da una gravissima crisi energetica.
Pensioni rivalutate e stipendi bloccati: scala mobile, l’abolizione
Fino al 1984 questo sistema è rimasto immutato. Poi durante il governo presieduto da Bettino Craxi è arrivato il Decreto di San Valentino, approvato ovviamente il 14 febbraio. In quell’occasione l’esecutivo decise di tagliare il meccanismo della scala mobile di 3 punti percentuali.
Il motivo non era del tutto infondato: il governo aveva capito che con l’adeguamento costante degli stipendi uguale a quello dell’inflazione, i prezzi continuavano a salire. La cosiddetta spirale inflattiva.
In pratica la scala mobile portava a un aumento considerevole della circolazione della moneta, ma non c’era una reale crescita della ricchezza nel Paese.
Un circolo vizioso che non poteva più essere sostenuto.
Pensioni rivalutate e stipendi bloccati: il taglio e la protesta
Il taglio della scala mobile ha avuto conseguenze inevitabili: la protesta vigorosa del mondo operaio, sostenuta dal Partito Comunista di Enrico Berlinguer.
Alla fine si arrivò a un referendum abrogativo che chiedeva l’eliminazione del decreto di San Valentino.
Ebbene, gli italiani votarono per il no all’abrogazione. Ovvero: sono stati gli stessi cittadini a bocciare la scala mobile. A ritenere quindi che fosse giusto non adeguare gli stipendi all’inflazione.
Il voto si è svolto tra il 9 e il 10 giugno del 1985. Risultato:
- 45,7 per cento per il sì all’abrogazione;
- 54,3 per cento per alla no alla cancellazione della norma.
In pratica rimase la scala mobile decurtata di 3 punti. Ma non era finita.
Pensioni rivalutate e stipendi bloccati: cancellazione totale
Qualche anno dopo, il 13 luglio del 1992, il governo Amato ha di fatto abolito per sempre la scala mobile. Non sarebbe stato più previsto un adeguamento dei salari all’inflazione.
Ora in busta paga resta solo una indennità di contingenza, aggiornata annualmente.
Una delle ragioni per cui in Italia gli stipendi proprio dal 1990 hanno smesso di crescere. In 30 anni sono aumentati solo dello 0,3 per cento.
Pensioni rivalutate e stipendi bloccati: come funziona per le pensioni
Per gli importi dei trattamenti pensionistici l’adeguamento al costo della vita non è stato eliminato. Il motivo è semplice: l’assegno è quasi sempre più basso rispetto agli stipendi di un lavoratore dipendente,
Nel 2023, come sapete, è stata prevista una rivalutazione del 100 per cento per le pensioni fino a 2.101,52 euro lordi (quattro volte il minimo), ovvero il 7,3 per cento (il valore Istat dell’inflazione per il 2022).
Il minimo INPS è passato da 525,38 euro a 563,73: un incremento di 38,5 euro mensili (498 euro annui).
Per gli importi superiori a 4 volte il trattamento minimo l’adeguamento all’inflazione non è pieno, ma decresce con l’aumentare complessivo della pensione. Ovvero:
- rivalutazione fino all’85 per cento dell’inflazione per chi riceve fino a 2.627 euro lordi;
- rivalutazione fino al 53 per cento per chi riceve fino a 3.152 euro lordi al mese;
- rivalutazione del 32 per cento per gli assegno fino a oltre dieci volte il minimo.

Pensioni rivalutate e stipendi bloccati: conclusioni
Se è vero che l’abrogazione della scala mobile ha ridotto al minimo il rischio di spirale inflattiva, è anche vero che di fatto ha bloccato la crescita degli stipendi: sono uguali a 30 anni fa. Significa anche che il potere di acquisto dei salari in questi decenni si è molto ridotto.
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