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Piano contro il lavoro sommerso: tutte le novità in breve

La guida chiara e dettagliata del piano contro il lavoro sommerso del governo per contrastare impieghi irregolari e il lavoro nero.

Valerio Pisaniello è un saggista esperto di welfare.
Conoscilo meglio

8' di lettura

Il Piano contro il lavoro sommerso 2023-2025 del Ministero del Lavoro punta a contrastare nel prossimo triennio il lavoro irregolare in Italia (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unicoLeggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Indice

Piano contro il lavoro sommerso: il decreto governativo

Adottato tramite il decreto ministeriale n. 221 del 19 dicembre 2022, il piano contro il lavoro sommerso mira ad un aumento del 20% delle ispezioni rispetto a quelle effettuate tra il 2019 e il 2021 con una riduzione del lavoro sommerso di almeno 2 punti percentuali nei settori analizzati entro il 2025.

In questa guida vi spieghiamo, in modo semplice e chiaro, cos’è e cosa prevede il piano contro il lavoro sommerso, quali sono le novità introdotte dal governo e come cambierà il mondo del lavoro nel prossimo triennio.

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Cosa succede se ti trovano a lavorare in nero?

Il rischio, in questo caso, è la reclusione dai sei mesi ai quattro anni, a meno che la somma percepita non sia inferiore ai 4000 euro.

In tal caso viene applicata una sanzione amministrativa che può variare dai 5164 ai 22822 euro.

Piano contro il lavoro sommerso: che cos’è

Il piano contro il lavoro sommerso è uno strumento del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per contrastare il fenomeno del lavoro irregolare in linea con gli obiettivi del PNRR.

Il piano comprende l’insieme di azioni e strategie volte a ostacolare, nel triennio 2023-2025, i rapporti di lavoro che in Italia non risultano regolati da contratti validi – e quindi non tutelati –  o che, in ipotesi ancora più estreme, non sono supportati da alcun accordo (in questo caso si parla di “lavoro nero”).

Il piano contro il lavoro sommerso – come già avanzato – è stato adottato con il Decreto Ministeriale n. 221 del 19 dicembre 2022 dopo circa un anno di confronto con le parti sociali per individuare le azioni adeguate da intraprendere.

Ma andiamo a vedere, nel dettaglio, quali sono gli obiettivi prefissati per contrastare questa piaga sociale e quali sono le strategie previste.

Piano contro il lavoro sommerso: cosa prevede

Il piano contro il lavoro sommerso prevede azioni specifiche finalizzate a prevenire e contrastare il lavoro irregolare nei diversi settori dell’economia. Per la prima volta l’Italia attua una strategia stabile che coinvolge i diversi attori non solo istituzionali, dall’Ispettorato del Lavoro ai datori di lavoro fino centri per l’impiego.

L’approccio adottato è quello “multi-agenzia”, ossia parametrato in base alle diversità dei settori produttivi e dei contesti territoriali. in particolare, gli obiettivi che si intende raggiungere da qui al 2025 sono i seguenti:

  • incrementare almeno del 20% il numero di ispezioni rispetto al periodo 2019 2021 entro la fine del 2024;
  • ridurre l’incidenza del lavoro sommerso di almeno 2 punti percentuali nei settori economici studiati dal Piano nazionale, ovvero tutti, ad esclusione delle PA che non sono interessate da questo fenomeno.

Piano contro il lavoro sommerso: i punti salienti

Condivisione delle informazioni sul sommerso 

In linea con le indicazioni del PNRR, il piano contro il lavoro sommerso punta innanzitutto ad affinare le tecniche di raccolta e le modalità di condivisione dei dati sul lavoro sommerso.

Si mira, cioè, a migliorare la conoscenza del fenomeno da parte di tutte le Autorità competenti mediante la creazione di reti interistituzionali di cooperazione, anche informatica, tra gli attori in campo grazie anche ad un’unica banca dati (il Portale Nazionale del Contrasto al lavoro sommerso di cui vi parliamo in questo focus).

Grazie a questo approccio si avrà una più approfondita conoscenza dell’evoluzione del fenomeno e un più attento monitoraggio favorendo così la prevenzione di possibili ed inediti scenari di irregolarità.

Migliorare l’attività ispettiva 

Il piano prevede, inoltre, una più attenta pianificazione dell’attività ispettiva così da assicurarne i risultati e renderla più efficiente.

La pianificazione dell’attività di vigilanza sarà effettuata dalla Task force nazionale per la pianificazione dell’attività ispettiva, sulla base delle direttive provenienti dal Ministro del Lavoro e delle politiche sociali.

L’obiettivo è rispondere efficacemente al rischio che si possano verificare fenomeni di lavoro irregolare, sulla base delle specificità dei diversi settori economici e dei contesti territoriali.

In particolare, la Task force in fase operativa si avvarrà di due livelli di coordinamento: uno nazionale, mediante la costituzione di un Tavolo operativo di Coordinamento sotto la regia dell’INL, ed uno regionale, con la costituzione di Tavoli regionali coordinati da dirigenti territoriali dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL).

Nuovo sistema sanzionatorio 

Cambiano anche le sanzioni per i datori di lavoro in caso di appalto illecito. Con il piano contro il lavoro sommerso si intende rinnovare il sistema sanzionatorio in base ai seguenti punti:

  • si propongono sanzioni più alte e l’eliminazione del “tetto” sanzionatorio (attualmente pari a 50.000 euro che, ridotti a 1/3 ai sensi dell’articolo 16 della Legge n. 689 del 1981 in pratica diventano poco meno di 17.000 euro), unitamente ad obblighi di comunicazione in occasione di decentramento produttivo;
  • si vuole introdurre un obbligo di parità di trattamento tra i dipendenti dell’appaltatore e quelli del sub-appaltatore;
  • si mira ad un’integrazione al sistema di verifica della congruità nel settore edile. Cioè, una sanzione (assente nell’attuale disciplina) per il caso in cui non sia stata presentata la specifica richiesta di rilascio dell’attestazione di congruità da parte dell’impresa affidataria dei lavori, o del soggetto da essa delegato, ovvero del committente.

Premialità ai virtuosi 

Nel testo, il Ministero prevede dei riconoscimenti di premialità in favore di datori di lavoro che dimostrino comportamenti virtuosi nella gestione dei rapporti di lavoro, ad esempio attribuendo certificazioni di qualità (i cosiddetti bollini e marchi etici) o, in maniera alternativa, realizzando campagne di “name and shame”.

Si tratta di campagne volte a rendere pubblici i nomi delle imprese che impiegano lavoro nero o irregolare, agendo in tal modo sui profili reputazionali di imprese e committenti.

Tali misure, sulla falsariga di quanto previsto per la certificazione della parità di genere, potrebbero prevedere anche alcuni meccanismi di premialità, anche in termini di partecipazione agli appalti pubblici o per l’accesso a finanziamenti pubblici.

Piano contro il lavoro sommerso: le novità
Piano contro il lavoro sommerso: nella foto una mano riceve delle banconote da un’altra mano.

Piano contro il lavoro sommerso: gli obiettivi 

Come già avanzato, il piano si propone di contrastare trasversalmente il fenomeno del lavoro sommerso in tutti i settori economici interessati, attraverso un cronoprogramma di attuazione. La sua trasversalità è comprovata dalla latitudine delle attività: quelle di compliance e di vigilanza si connotano per un ampio raggio applicativo.

L’analisi del fenomeno però ha suggerito di attenzionare maggiormente determinati settori particolarmente esposti, come ad esempio il lavoro domestico e l’agricoltura. Si vuole inoltre razionalizzare l’impianto sanzionatorio assicurando un equilibrio tra compliance e sanzioni in senso proprio, al fine di evitare che il ricorso al lavoro sommerso risulti conveniente per i datori di lavoro.

Il piano nazionale si raccorda al processo di riforma del sistema delle politiche attive del lavoro, che mira a rafforzare i Centri per l’impiego e i servizi di intermediazione domanda/offerta.

Sul piano metodologico è prevista l’adozione di indicatori statistici basati sulle informazioni dirette e indirette, che forniscano sia un monitoraggio sui singoli settori economici o tipologie di imprese maggiormente interessati dalle politiche del piano (indicatori microeconomici), sia una panoramica complessiva sul lavoro sommerso in Italia (indicatore macroeconomico). 

Previsto un approccio multi-agenzia, che si declina anche nella creazione di reti interistituzionali di cooperazione tra le Autorità interessate e nel caricamento dei dati in possesso delle singole Agenzie all’interno del Portale Nazionale del Sommerso.

Il piano nazionale infine tiene conto delle sinergie con il Tavolo Caporalato, inizialmente costituito per un triennio e i cui lavori sono stati prorogati sino al 3 settembre 2025. Tale approccio sinergico si impone, al fine di contrastare efficacemente quelle manifestazioni di lavoro irregolare che risultano alimentate anche dalla proliferazione di insediamenti abusivi.

Fonti e materiale di approfondimento

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