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Politiche attive del lavoro in Italia: su cosa puoi contare

Quando si parla di politiche attive del lavoro spesso si fa confusione e si associa tale concetto al Reddito di cittadinanza. Non è così. In quest’articolo spieghiamo, fornendo dei dati, cosa sono le politiche attive del lavoro in Italia.

di Valerio Pisaniello

Dicembre 2022

Politiche attive del lavoro in Italia? Attenzione a non fare confusione con il Reddito di cittadinanza. C’è una sostanziale differenza tra uno strumento di sostegno al reddito e accompagnare gli utenti all’inserimento lavorativo (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unicoLeggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Indice

Politiche attive del lavoro in Italia: alcuni concetti

Le politiche attive del lavoro sono politiche finalizzate al sostegno dell’occupazione.

L’obiettivo principale delle politiche attive è finalizzato al reinserimento del disoccupato nel mondo del lavoro.

Queste azioni sono promosse dall’ANPAL – Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, dalle Regioni e dai Comuni.

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Quali sono le politiche attive del lavoro in Italia?

In breve. Le politiche attive del lavoro sono tutte le iniziative messe in campo dalle Istituzioni, nazionali e locali, per promuovere l’occupazione e l’inserimento lavorativo.

Politiche attive del lavoro in Italia: chi può accedervi?

Molteplici soggetti rientrano fra i destinatari delle politiche attive a sostegno del lavoro e bisogna sottolineare che questi possono variare a seconda del documento di programmazione in corso, nonché da Regione a Regione.

Attualmente i soggetti beneficiari delle politiche attive del lavoro sono:

Per sapere se si ha diritto a una Politica Attiva finanziata rivolgiti a una delle filiali Accreditate.

Politiche attive del lavoro in Italia: alcune linee guida 

Politiche attive del lavoro in Italia. Non è facile orientarsi nel complesso delle misure governative a sostegno del lavoro perché, come accennato, ogni Regione elabora autonomamente le proprie soluzioni.

Rivolgersi ad intermediari autorizzati che operano sull’intero territorio nazionale può rappresentare la soluzione ideale per il candidato che ha intenzione di accedere alle politiche attive del lavoro. Adecco offre numerosi servizi ed è in grado di individuare per ognuno il progetto ideale al fine di ottenere rapidamente il raggiungimento dell’obiettivo: il reinserimento lavorativo.

I consulenti Adecco sanno orientarsi fra le politiche attive del lavoro attualmente in vigore nelle diverse Regioni e possono consigliarti il percorso migliore.

Tra le politiche attive a livello nazionale rientra:

Garanzia Giovani – Youth Guarantee – è un progetto che coinvolge tutti i paesi europei ed è indirizzato ai disoccupati Under 30 non inseriti in percorsi di formazione. Si propone di offrire ai candidati servizi orientativi e formativi personalizzati, in più, prevede incentivi economici di vario tipo. 

Politiche attive del lavoro in Italia: la differenza con le politiche passive 

Come abbiamo visto, le politiche attive del lavoro sono finalizzate all’inserimento del soggetto nel mondo del lavoro. Le politiche passive, invece, puntano a fornire un sostegno al reddito.

Politiche attive del lavoro in Italia: l’andamento dell’occupazione nell’ultimo decennio

Politiche attive del lavoro in Italia. L’occupazione, analizzata lungo un periodo di dieci anni, evidenzia due importanti contrazioni concomi- tanti che rappresentano la risposta a due fasi depressive della storia economica e politica del nostro Pae- se, nonché mondiale: la crisi finanziaria partita in America e scoppiata ad agosto 2008 e quella successiva, iniziata nel 2012, che spiega l’ulteriore peggioramento del 2013 di fatto confermato nel 2014.

L’analisi sulle dinamiche occupazionali è stata condotta considerando le variazioni del numero degli occupati per ciascun trimestre, cioè la differenza dei livelli rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente.

In termini ripartizionali si osserva una dinamica abbastanza omogenea per tutte le aree geografiche considerate, ma caratterizzata da velocità e intensità differenti. Le variazioni mostrano un segno negativo in tutti i trimestri del 2009, per poi tornare a crescere fino al terzo trimestre 2012, periodo oltre il quale si registra un nuovo e più incisivo picco negativo, quando il numero degli occupati precipita di oltre 5 punti percentuali (in corrispondenza del secondo e terzo trimestre dell’anno) rispetto allo stesso perio- do dell’anno prima.

Per quanto con andamento coerente rispetto alle Regioni del Centro Nord, la serie degli occupati del Mezzogiorno evidenzia valori decisamente più marcati e, dal 2012, si determina un progressivo allargamento del divario rispetto al resto del paese: i due cicli ravvicinati di recessione hanno ridotto gli occupati nel Mezzogiorno di circa 530mila unità, a fronte del calo di 369mila registrato in tutto il Centro-Nord.

Dal 2014 si evidenzia un miglioramento generalizzato: il Centro-Nord mostra una dinamica molto positiva tanto che, la variazione tendenziale annua del numero occupati inverte il segno, passando dal -0,7% del 2013 al +0,8%, mentre il Mezzogiorno mostra un forte rallentamento nella dinamica negativa, passando dal -4,1% al -0,8%. Nel dettaglio, la crescita più intensa si è registrata nel Lazio, in Basilicata, in Molise e nelle Marche; le evidenze più negative, hanno, invece, riguardato le variazioni dell’Abruzzo, Puglia e Campania.

L’andamento del livello di occupati degli ultimi trimestri, a partire dal 2015, registra un contenuto rallentamento del trend negativo e, nel 2016, la crescita dell’occupazione appare abbastanza generalizzata. Sono, in particolare, le Regioni del Nord e del Mezzogiorno a mostrare incrementi più incisivi, mentre l’incremento medio di occupati registrato dalle Regioni centrali, è meno marcato evidentemente condizionato dai forti decrementi rilevati in Umbria e nelle Marche, quest’ultima colpita dal terremoto alla fine di agosto del 2016.

Nel 2017, si registra quasi ovunque un rallentamento della dinamica di crescita rispetto all’anno precedente; tuttavia, i dati disponibili relativi ai primi due trimestri del 2018, sono piuttosto incoraggianti, visti gli incrementi registrati in particolare nelle aree del Mezzogiorno e del Centro Italia nell’ultimo periodo disponibile.

Le dinamiche dell’occupazione degli ultimi 10 anni confermano quindi l’immagine di un Paese diviso in due; due realtà separate da valori distanti almeno 10 punti percentuali, se si guarda ai relativi tassi di occupazione annui (Figura 1.2). Da una parte il Mezzogiorno con tassi che, nel tempo, variano attorno al 45%, dall’altra parte troviamo il resto dell’Italia, con le tre macro aree geografiche che, con il passare degli anni, mantengono un ranking che vede il Nord-est sempre con il valore più alto, seguito da Nord-ovest e, a chiudere, il Centro.

Politiche attive del lavoro in Italia: dove e come lavorare
Politiche attive del lavoro in Italia: dove e come lavorare – L’immagine mostra una stretta di mano tra un uomo e una donna

Politiche attive del lavoro in Italia: la disoccupazione e la mancata partecipazione al mercato del lavoro

Politiche attive del lavoro in Italia. Accanto all’andamento relativamente statico del numero degli occupati, emerge invece una notevole espansione del numero di persone in cerca di lavoro, in corrispondenza dei cicli depressivi del 2009 e del 2012. Tale fenomeno ha interessato in modo rilevante le Regioni del Nord Italia, dove il numero dei disoc- cupati cresce in misura considerevole su base trimestrale, con picchi anche superiori al 50% (Figura 1.8). Occorre aspettare il secondo trimestre del 2015 per trovare una contrazione nel volume delle persone in cerca di lavoro per quanto, a distanza di un anno, si registri una nuova inversione di tendenza, quasi interamente attribuibile alla crescita dei disoccupati nel Mezzogiorno.

L’espansione del numero dei disoccupati è evidentemente influenzata dal ritorno alla ricerca di lavoro degli ex occupati che hanno perso la precedente occupazione e dal reingresso sul mercato del lavoro degli ex inattivi. Ciò soprattutto in ragione della componente femminile della popolazione che, dal 2007 al 2017, ha visto aumentare il relativo tasso di attività (15-64) dal 50,6% al 55,9%. Tale incremento, peraltro, non trova riscontro nella componente più giovane della popolazione femminile (15-29) che ha registrato una riduzione nei tassi di partecipazione (-3,6 punti percentuali), al contrario di quanto osservato tra le donne 35-64-enni, il cui tasso di attività è cresciuto di circa 10 punti percentuali, passando dal 51,6% al 60,9%.

Durante la crisi, infatti, l’aumentato rischio di disoccupazione dei familiari occupati ha spinto molte inattive adulte ad entrare, o rientrare, nel mercato del lavoro, evidenziando il cosiddetto effetto del lavoratore aggiunto.

Anche la forza lavoro potenziale gioca un ruolo condizionante sui livelli di disoccupazione: nelle fasi più deboli del ciclo economico tende, infatti, a crescere per l’effetto scoraggiamento, determinando una contestuale diminuzione del livello dei disoccupati; al contrario, scende in corrispondenza di fasi più dinamiche di attività economica, generando un travaso verso la condizione di disoccupazione.

Politiche attive del lavoro in Italia: i servizi per l’impiego

Politiche attive del lavoro in Italia. Le recenti riforme dei Servizi per il lavoro ridisegnano e rivalutano la funzione dei Centri per l’impiego (Cpi), attribuendo loro un ruolo di pivot nella gestione delle politiche del lavoro, incentrandolo sul raffor- zamento della condizionalità, sulla stipula del patto di servizio personalizzato, sulla profilazione qualitativa dell’utenza, su servizi e misure standard, su output misurabili e rendicontabili.

Il quadro attuale dei Servizi per l’impiego conserva una forte peculiarità regionale in cui le Regioni, tramite le Agenzie Regionali o attraverso modelli di governance basati su una rete dei soggetti accreditati, sono titolari dell’articolazione territoriale dei servizi e dell’attuazione delle politiche del lavoro nei rispet- tivi sistemi locali, assicurando il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni, definiti e sostenuti a livello nazionale.

Uno dei tasselli che ha composto il riassetto dei Servizi per il lavoro, con l’obiettivo di aumentare la tra- sparenza e l’interoperabilità è la realizzazione del Sistema Informativo Unitario (SIU) delle politiche del lavoro, che si compone di un Nodo di coordinamento nazionale e dei Nodi di coordinamento regionali, nonché del portale unico per la registrazione alla Rete nazionale dei servizi per le politiche del lavoro (art. 13, comma 4, D.lgs. n. 150/2015).

Sulla base delle innovazioni introdotte dal D.lgs. 150/2015, si realizzano attività online che coinvolgono il cittadino, l’operatore del Centro per l’impiego, l’INPS e le altre amministrazioni interessate nelle attività di dichiarazione e gestione della registrazione.

Il portale costituisce l’accesso ai Servizi per il lavoro, nonché la sede per la fruizione d’informazioni e servizi di base a distanza (orientamento e formazione di base). Al contempo, può fornire strumenti unitari agli operatori dei Servizi per l’impiego.

Nello specifico, le attività online hanno lo scopo di fornire al cittadino la possibilità di dichiarare la propria immediata disponibilità a svolgere un’attività lavorativa e di programmare un incontro con il Centro per l’impiego; all’operatore del Cpi, la possibilità di gestire in modalità informatizzata l’iter di una Dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro (conferma/rigetto, sospensione e decadenza), sia che provenga da una richiesta diretta del cittadino, sia che provenga dalla ricezione di una NASpI tramite il portale INPS, e di gestire tutte le informazioni (curriculum, esperienze lavorative e profiling) necessarie ad offrire al cittadino un patto di servizio personalizzato, alleggerendo così il carico di lavoro allo sportello.

Il Monitoraggio sulla struttura e il funzionamento dei servizi al lavoro16 condotto da ANPAL nel 2017 offre un quadro complessivo sui Servizi per l’impiego e consente di analizzare il funzionamento dei Cpi in termini di strutture e dotazioni, risorse e servizi erogati.

Fonti e materiale di approfondimento

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