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Dopo il successo elettorale del 25 settembre la coalizione di centrodestra il 22 ottobre ha prestato giuramento. A guidare il governo, per la prima volta nella storia repubblicana, è una donna. Doppia carica di responsabilità verso i cittadini attenti sempre più alle promesse del Governo Meloni
Indice
- Promesse del Governo Meloni: le parole chiave
- Promesse del Governo Meloni: un quadro difficile
- Promesse del Governo Meloni: il condono
- Promesse del Governo Meloni: via Rdc e Superbonus
- Promesse del Governo Meloni: Il PNNR
- Promesse del Governo Meloni: la politica estera
- Promesse del Governo Meloni: natalità, merito e sovranità alimentare
- Promesse del Governo Meloni: la sfida ambientale
- Fonti e materiale di approfondimento
- Ricevi tutte le news sempre aggiornate su bonus e lavoro
Promesse del Governo Meloni: le parole chiave
Abbiamo provato ad analizzare alcune peculiarità del nuovo esecutivo come l’introduzione dei concetti di “Natalità”, “Merito” e “Sovranità alimentare” all’interno dei dicasteri della Famiglia, dell’Istruzione e dell’Agricoltura e le sfide che lo attendono: la guerra in Ucraina e i delicati equilibri internazionali, la gestione dei fondi del PNRR, la crisi ambientale e quella energetica. Temi decisivi per il futuro del nostro Paese.
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Promesse del Governo Meloni: un quadro difficile
Sotto i colpi di guerra, scarsità, inflazione, la tumultuosa ripresa del biennio 2021-2022 lascerà il posto a una stagnazione nel 2023, ma se la crescita economica diventa calma piatta, la pressione sociale, rimasta senza valvola di sfogo, rischia di far esplodere la pentola.
La ripresa aveva alimentato i desideri e la campagna elettorale li ha trasformati in promesse, talvolta in impegni scritti nero su bianco.
Promesse del Governo Meloni: il condono
Il primo obolo si chiama condono. Nella Bibbia i debiti venivano cancellati ogni sette anni (Deuteronomio 15,1). La Chiesa cattolica ha accoppiato la loro remissione a quella dei peccati e per questo c’era il giubileo.
Quel moralista di Martin Lutero tuonava contro la vendita delle indulgenze, ma almeno facevano entrare qualche soldo nelle casse di San Pietro.
Il più prosaico condono si ripete a ogni elezione e non è detto che porti un vero beneficio alle casse dello stato. Chi ha avuto ha avuto chi ha dato ha dato, lo dicono a Napoli, ma vale anche per la Padania.
Il partito delle Partite Iva è al lavoro: pagherete meno (il 15 per cento) anche se non tutti, tregua fiscale, l’agenzia delle entrate si occuperà solo dei grandi evasori, si torna al contante, basta con diavolerie digitali come il pos, il tassista potrà buttarvi fuori se avete solo il bancomat, l’idraulico potrà lasciarvi il lavandino otturato se chiedete la fattura.
Così si rimette in moto l’economia, giurano, anche se non è mai successo: gli anni del lassismo fiscale sono stati anni di stagnazione, basta dare un’occhiata all’andamento del pil dal 2001 a oggi e metterlo in relazione con i diversi governi e le loro politiche fiscali.
E’ normale se i denari risparmiati finiscono sotto il materasso o alle Bahamas. Intanto, c’è chi fa i conti e s’arrende all’evidenza.
Promesse del Governo Meloni: via Rdc e Superbonus
I soldi non ci sono, ma si possono trovare. Come? Via il Reddito di cittadinanza, basta con il Superbonus al 110 per cento, ammainare una volta per tutte le bandiere dei grillini. Parlare non costa nulla, anzi si acquistano consensi. Ma fare, questo sì, ha un prezzo salato.
I sottosegretari e i viceministri parlano, il ministro dell’Economia si tappa le orecchie. Giancarlo Giorgetti non intende far ripartire il debito pubblico, quindi si può allargare un pochino il disavanzo, dell’un per cento circa, perché non è più possibile contare sull’effetto automatico indotto dalla crescita.
E il titolare del Tesoro martella sugli sprechi da reddito e Superbonus. Né Giorgia Meloni né Matteo Salvini, però, vogliono perdere voti e sanno bene che il reddito lo prendono anche nel lombardo-veneto, non solo nel mezzogiorno, quanto al Superbonus sono scesi in campo accanto agli inquilini anche i costruttori, con le piccole imprese che minacciano licenziamenti di massa.
Dunque, per il reddito ci risentiamo fra sei mesi e l’incentivo trasformato in bancomat (sconto il bonus, prendo i soldi e scappo) continuerà a funzionare anche se a ritmo leggermente ridotto (si parla di passare al 90 per cento, ma sono ancora ipotesi).
Promesse del Governo Meloni: Il PNNR
Il mito del posto fisso ormai tra i giovani italiani non va più. Stipendi bassi, poca flessibilità, alta probabilità di doversi trasferire distruggono il fascino della PA nella generazione Z.
Un problema non da poco se ad andarci di mezzo è il PNRR, una delle ultime occasioni per l’Italia di tornare a crescere. Come si muoverà l’esecutivo nel tener fede – o almeno tentando di farlo – alle promesse del Governo Meloni?
Promesse del Governo Meloni: la politica estera
Tensioni, guerre vicine e lontane, pericoli per la democrazia. Il neonato governo italiano si trova a confrontarsi con un quadro estero inquietante che richiede diplomazia, fermezza nell’affermare i valori della pace e del rispetto delle sovranità nazionali.
Vittorio Emanuele Parsi, direttore dell’Alta scuola in Economia e relazioni internazionali dell’Università Cattolica (ASERI), ha appena affrontato queste tematiche nel suo ultimo libro Il posto della guerra (ed. Bompiani), che verrà presentato in Ateneo lunedì 28 novembre in un incontro con Angelo Panebianco e Paola Peduzzi.
«Sulla questione del sostegno alla resistenza ucraina per la liberazione dei territori invasi dalla Russia – spiega Parsi – questo governo sembra in sintonia sia con il governo precedente che con gli alleati. L’unico ‘vulnus’ è la posizione latente da parte di alcuni partiti e personalità i cui i rapporti di carattere politico e commerciale con Putin non sono mai stati completamente chiariti. Questa è l’unico vero interrogativo che si pongono i nostri interlocutori».
«Per quanto riguarda invece i rapporti con la Cina qualcosa di interessante si è aperto all’ultimo G20 dove Pechino ha chiarito che non necessariamente i suoi interessi coincidono con la Russia.
Anche se la Cina ha un interesse a modificare il suo rango e il suo status ha di fronte a sé due scelte: aspirare a essere la prima potenza nel mondo sostituire negli Stati Uniti e in questo caso è chiaro che costruirà un sistema internazionale a ricalco dei suoi principi domestici, inaccettabile per le democrazie occidentali, oppure – conclude il direttore di Aseri – non essere seconda a nessuno e ottenere un riconoscimento di pari rango accanto all’Europa e al fianco degli Usa all’interno dell’ordine internazionale.
Questo è compatibile con i nostri interessi politici, economici e normativi. E va anche nell’interesse cinese».
Promesse del Governo Meloni: natalità, merito e sovranità alimentare
Un tema che, da subito, è stato oggetto di dibattito è nato dalla scelta da parte del nuovo Governo di assegnare alcune significative denominazioni a tre dicasteri. La Natalità per il Ministero della famiglia, il Merito per quello dell’Istruzione e la Sovranità alimentare per l’Agricoltura.
Nascite, giovani e donne sono tre sfide intrecciate cruciali per il futuro dell’Italia. Nella sua analisi il professor Alessandro Rosina, demografo del nostro Ateneo, mette in guardia sul fatto «che l’Italia si gioca l’ultima possibilità di invertire la tendenza negativa delle natalità.
I motivi di questa ultima finestra sono due: in positivo le condizioni di opportunità uniche di questo momento storico, in negativo la prossimità al punto di non ritorno degli squilibri accumulati».

Promesse del Governo Meloni: la sfida ambientale
Ma un tema decisivo, come hanno dimostrato un’estate rovente e un autunno a dir poco primaverile è quello legato alla crisi climatica che, complice la guerra in Ucraina, deve fronteggiare anche una grave crisi energetica. Si va delineando così uno scenario estremamente delicato con un equilibrio sempre più complesso da gestire.
Come affronterà il governo Meloni il tema ambientale? Rigassificatori e termovalorizzatori sono ancora le armi di distrazione di massa che permettono all’Italia di posticipare la risoluzione dei problemi?
Per il professor Giacomo Gerosa, docente di Ecologia e Fisica dell’Atmosfera, «Puntare sul gas è un errore multiplo. Significa rimandare ancora una volta gli obbiettivi che ci siamo dati come Paese sulle emissioni di carbonio fossile. Le trivellazioni nel mar Adriatico sono un modo per raschiare il fondo del barile.
Il nucleare sulla carta è una fonte di energia pulita ma ha il problema dello stoccaggio delle scorie, per costruire una centrale occorrono 15 anni e inoltre non ci rende “indipendenti” perché dovremmo importare l’uranio. E indovinate chi è il maggior esportatore al mondo? La Russia».
Fonti e materiale di approfondimento
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