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Quando è truffa l’abuso dei permessi 104

Scopri quando è truffa l’abuso dei permessi 104 e cosa rischi.

di Romina Cardia

Luglio 2024

Se utilizzi in modo improprio i permessi retribuiti, puoi essere denunciato per truffa. Vediamo quando è truffa l’abuso dei permessi 104 e quali sono le conseguenze (scopri le ultime notizie su Invalidità e Legge 104categorie protettediritto del lavorosussidiofferte di lavoro e concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsAppTelegram e Facebook).

Quando è truffa l’abuso dei permessi 104?

Quando è truffa l’abuso dei permessi 104? È una domanda che i beneficiari della Legge 104 dovrebbero porsi, perché l’utilizzo dei permessi retribuiti ha delle regole che devono essere rispettate, altrimenti vi è un abuso dell’agevolazione, perseguibile anche penalmente, come vedremo.

I permessi sono pagati dall’INPS e ovviamente l’Istituto ti paga le ore o i giorni di assenza con l’obiettivo che tu fornisca tutta l’assistenza al familiare disabile per il quale hai richiesto l’agevolazione.

Se durante i giorni di permesso vai a fare una vacanza, al mare o a ballare con gli amici, stai commettendo un abuso dell’agevolazione e puoi essere anche licenziato dal tuo datore di lavoro.

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Non solo: puoi anche essere denunciato per truffa ai danni dello Stato e percezione di denaro indebita, proprio perché i permessi sono retribuiti dall’INPS.

È già successo: analizziamo il caso e la sentenza della Corte di Cassazione.

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Il caso: la condanna per truffa a causa di abuso dei permessi 104

Una dipendente è stata condannata per truffa (art. 640 c.p.) perché ha usato i permessi retribuiti previsti dalla Legge 104/1992 per un viaggio di piacere all’estero, invece di assistere il suo familiare disabile.

La lavoratrice ha fatto ricorso alla Cassazione, sostenendo che i permessi della legge 104 servono sì per assistere il parente disabile, ma sono anche destinati a mantenere l’equilibrio psico-fisico del lavoratore, che oltre al proprio lavoro, deve spesso occuparsi della gravosa cura del soggetto disabile.

Inoltre, ha sottolineato che non esistono norme che stabiliscano esattamente come utilizzare questi permessi. Di conseguenza, il titolare dei permessi dovrebbe avere la libertà di usarli come “giorni di libertà”.

Tuttavia, i giudici di primo e secondo grado hanno stabilito che questi permessi sono destinati esclusivamente alla cura e alla salvaguardia della salute psico-fisica della persona con grave disabilità.

Quando è truffa l’abuso dei permessi 104 secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha chiarito che il permesso 104 è concepito come uno “strumento di politica socio-assistenziale“.

Questo permesso è basato sul riconoscimento dell’importanza della cura prestata ai disabili in situazione di gravità da parte dei congiunti, e sulla valorizzazione delle relazioni di solidarietà sia interpersonale che intergenerazionale.

L’agevolazione prevista permette al lavoratore di disporre dell’intera giornata per programmare al meglio l’assistenza del disabile.

In questo modo, il lavoratore può ritagliarsi uno spazio per svolgere attività che sarebbero difficili o impossibili da fare nelle ore post-lavoro, quando l’assistenza potrebbe essere più limitata.

Nonostante non sia richiesto che il lavoratore presti assistenza al disabile per tutte le ore del permesso, è comunque necessario che garantisca un minimo di assistenza.

Pertanto, chi utilizza questi permessi per scopi diversi, come recarsi all’estero per un viaggio di piacere, commette il reato di truffa, in quanto viene meno l’obbligo implicito di dedicare almeno una parte del tempo all’assistenza del disabile.

Quando è truffa l’abuso dei permessi 104
Quando è truffa l’abuso dei permessi 104? Nella foto: un punto interrogativo.

Chi stabilisce quando è truffa l’abuso dei permessi 104

La Legge 104/1992 non stabilisce cosa non si può fare con i permessi retribuiti e non riporta degli esempi a cui fare riferimento.

Quello a cui facciamo riferimento, quindi, sono le varie ordinanze e sentenze della Corta di Cassazione e le precisazioni dell’INPS che, nel corso del tempo, sono intervenuti in seguito alle richieste di chiarimenti da parte dei lavoratori con Legge 104 e datori di lavoro.

Ad esempio, nella sentenza 23891/2018 è stato affermato chela fruizione del permesso  deve essere direttamente correlata con  lo svolgimento di  una prestazione di assistenza in favore del disabile per il quale il beneficio è riconosciuto, in quanto “la tutela offerta dalla norma non ha funzione meramente compensativa o di ristoro delle energie impiegate dal dipendente “ 

L’uso improprio del permesso può costituire grave violazione intenzionale degli obblighi gravanti sul dipendente, e causare anche il licenziamento.

In altri casi, invece, è stato considerato legittimo per il lavoratore utilizzare parte del tempo dei permessi 104 per il riposo e il recupero delle energie   o anche per il disbrigo di incombenze personali, difficilmente realizzabili nei giorni di lavoro a tempo pieno.

La Cassazione, nella Sentenza n. 29062 del 05 Dicembre 2017 ad esempio ha affermato che il beneficio del congedo straordinario non necessariamente deve  impedire a chi offre assistenza di riservarsi  spazi temporali adeguati alle personali esigenze di vita,  a patto però “che risultino complessivamente salvaguardati i connotati essenziali di un intervento assistenziale che deve avere carattere permanente, continuativo e globale nella sfera individuale e di relazione del disabile”. 

In quel caso, la Corte ha ritenuto illegittimo il licenziamento del lavoratore che era stato trovato in alcune occasioni lontano dall’abitazione materna durante il congedo straordinario retribuito, ottenuto per dare assistenza alla madre disabile.

Con Sentenza n. 21529 del 20 agosto 2019la Cassazione ha confermato che il lavoratore licenziato ingiustamente sulla base dell’accusa di aver violato la Legge n. 104/1992 sui permessi per assistere un familiare in stato di grave disabilità, deve essere reintegrato. Infatti, il licenziamento è illegittimo anche qualora il lavoratore non abbia offerto assistenza al familiare disabile per l’intera giornata di permesso concessagli dall’azienda.

Piu di recente, la Sentenza di Cassazione n. 12032 del 19 giugno 2020ha annullato il licenziamento di una dipendente, che beneficiava dei permessi per assistere la madre disabile, nonostante si allontanasse spesso dal domicilio dell’assistita.

La Suprema Corte ha ritenuto che la relazione fornita dall’investigatore privato non dimostrava il nesso causale tra l’assenza dal lavoro e l’assistenza del disabile.

In senso contrario,invece, la Corte di Cassazione nella Sentenza n. 18411 del 9 luglio 2019, aveva confermato la legittimità del licenziamento per giusta causa nei confronti diun lavoratore che utilizzava abusivamente i permessi accordati, come riposo personale, senza recarsi presso l’anziana alla quale avrebbe dovuto prestare assistenza.  

Nel caso, era stato dimostrato che in 2 dei 4 giorni di permesso di cui aveva goduto, il lavoratore non si era recato nella residenza della familiare anziana per fornirle assistenza.

Il lavoratore, di contro, aveva affermato di fornire regolare assistenza “tranne che per alcune ore nella giornata“.  

Secondo la corte, il provvedimento espulsivo era giustificato, anche se l’abuso non riguardava tutto il periodo di permesso retribuito, in particolare per il disvalore sociale ed etico della condotta del dipendente e la compromissione irrimediabile del vincolo fiduciario con il datore di lavoro.

Piu di recente, l’ordinanza di Cassazione Civile, 25 settembre 2020, n. 20243, ha stabilito che i permessi con la Legge 104 sono riconosciuti al lavoratore disabile anche per consentire una più agevole integrazione familiare e sociale, senza che la fruizione del beneficio debba essere necessariamente diretta alle esigenze di cura.

L’integrazione può infatti essere compromessa da ritmi lavorativi che non considerino le condizioni svantaggiate sopportate.

Cosa si può fare con i permessi con la Legge 104

Abbiamo chiarito quando è truffa l’abuso dei permessi 104. Ma cosa si può fare durante la loro fruizione, senza correre dei rischi?

I permessi con Legge 104 sono un diritto dei lavoratori disabili e dei familiari che se ne prendono cura ma, come abbiamo detto, vanno utilizzati seguendo delle regole.

Per essere sicuro di non commettere un abuso dell’agevolazione:

FAQ sui permessi con la Legge 104

Posso fruire di permessi retribuiti insieme ad altro mio parente per assistere un nostro congiunto?

Sì, i permessi, fermo restando il limite complessivo di tre giorni, possono essere riconosciuti, su richiesta del dipendente, a più soggetti beneficiari, che possono fruirne in via alternativa tra loro.

Nel caso in cui la persona con disabilità venga ricoverata a tempo pieno è possibile usufruire dei permessi 104?

No. Durante il periodo di ricovero non è possibile usufruire dei permessi per assistenza. Le uniche deroghe sono:

Posso assistere un familiare che non risiede vicino al mio luogo di residenza?

Sì, ma per distanze superiori a 150 km stradali dovrà essere presentata idonea documentazione comprovante il viaggio (per esempio il biglietto di un mezzo di trasporto, la ricevuta di un casello autostradale, etc.). Qualora non si possa produrre tale documentazione, si potrà dimostrare di avere effettivamente prestato assistenza, mediante attestazione rilasciata dal medico curante del disabile.

Il part-time incide sui permessi Legge 104?

In caso di contratto di lavoro a tempo parziale si potranno verificare i seguenti casi:

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