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Quando l’Inps rivuole le prestazioni assistenziali?

Quando l'Inps rivuole le prestazioni assistenziali. Ma soprattutto quando può farlo e quando invece è in errore. Per anni l'Istituto ha applicato una norma di legge molto rigida e che non tutela le persone con invalidità anche per errori che sono stati commessi dall'ente previdenziale. Negli anni questa prassi è cambiata, vediamo come.

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L’Inps infatti richiede in modo costante la restituzione dei prestazioni assistenziali o previdenziali e quasi sempre con la stessa motivazione: indebita erogazione.

L’indebita erogazione si concretizza quando una persona riceve senza avere tutti i requisiti una prestazione fornita dallo Stato (in questo caso l’ente di previdenza).

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La questione è delicata, in particolare quando si tratta di misure assistenziali. Infatti la legge ha previsto una serie di norme che regolano l’eventuale restituzione all’istituto di somme percepite per trattamenti previdenziali. Ma quasi niente per quello che riguarda i sostegni assistenziali, quelli cioè che vengono erogati in larga parte a persone con una fragilità (invalidi, disabili, ciechi e sordi).

Quando l’Inps rivuole le prestazioni assistenziali / Niente regole

Questa assenza di regole ha spinto negli anni l’Inps a sostenere che in queste situazione dovesse essere applicato l‘articolo 2033 del codice civile.

Vi spieghiamo subito perché si tratta di una forzatura estrema: in base a quella norma infatti, quando l’erogazione di un trattamento risulta non dovuta, bisogna considerarla indebita e quindi deve essere restituita senza dover valutare in alcun modo la condizione del beneficiario e la sua eventuale difficoltà a procurarsi quelle somme.

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Quando l’Inps rivuole le prestazioni assistenziali / Restituzione completa

Per fare un esempio: una persona ha ricevuto per anni una pensione di invalidità, ma dopo la visita di revisione il beneficio è stato revocato. Nonostante tutto l’Inps continua a erogare a lungo la prestazione prima di accorgersi dell’errore e a pretendere l’immediata restituzione delle somme e l’inevitabile revoca del trattamento.

Quando l’Inps rivuole le prestazioni assistenziali / Ragionevolezza

In pratica l’Inps, non solo ritiene che la revoca dei benefici debba scattare dal giorno della visita sanitaria che ha riconosciuto l’invalidità, ma che per la restituzione di quelle somme non debba essere soggetta (come invece invocherebbe il buonsenso, anche perché chi l’ha ricevuta non è certo né benestante e neppure ha la capacità di produrre chissà quale reddito lavorando) al rispetto dei cosiddetti termini di ragionevolezza, né all’obbligo di sospendere i pagamenti e infine, non avrebbe neppure la necessità di emanare un formale provvedimento di revoca della misura.

Per intenderci: l’applicazione di quella norma può consentire all’Inps di pretendere la restituzione anche a distanza di 10 anni dall’erogazione.

Quando l’Inps rivuole le prestazioni assistenziali / Squilibrio

Questa differenza tra la norme che regolano la restituzione delle provvidenze previdenziali rispetto a quelle assistenziali, causa uno squilibrio enorme. Una disparità di trattamento evidente.

Infatti, lo avevamo accennato, per il recupero delle somme rogate indebitamente da chi riceve un trattamento previdenziale, bisogna prima:

  • verificare i preliminari requisiti oggettivi della persona interessata (false dichiarazioni e dolo):
  • il rispetto da parte dell’Inps (in questo caso) dei tempi di accertamento e recupero che sono previsti dalla legge.

Per chi è ritenuto responsabile di un indebito assistenziale tutte queste “tutele” sono azzerate. L’Inps parte subito con la richiesta di restituzione.

Quando l’Inps rivuole le prestazioni assistenziali / Cassazione

Fortunatamente sulla questione è intervenuta una sentenza della Cassazione. I giudici dell’Alta Corte hanno ritenuto che per l’indebito assistenziale non si debba applicare il principio generale contenuto nell’articolo 2033 del Codice Civile. Anzi è stato stabilito che nei casi che riguardano i trattamenti assistenziali, deve essere esclusa la restituzione delle somme che sono già state erogate quando l’errore non dipende dalla persona interessata.

In pratica è stata stabilita una maggiore tutela per la persona con invalidità. E quindi l’Inps non può immediatamente disporre la revoca di una misura e nel contempo pretendere la restituzione di tutte le somme che sono state erogate.

Quando l’Inps rivuole le prestazioni assistenziali / Ricorso

Ma la Cassazione è andata anche oltre. Con il trascorrere degli anni chi riceve un trattamento assistenziale è indotto giustamente a pensare di poter continuare a ricevere la prestazione e quindi non presenti nei termini un eventuale ricorso avverso all’esito negativo della visita.

Ma chiedere dopo anni la restituzione delle somme perché è stata scoperta una indebita erogazione, priva la persona interessata delle tutele amministrative e giurisdizionali, sia rispetto alla contestazione del verbale, sia rispetto a un mutamento delle sue condizioni di salute.

In pratica, senza un provvedimento di revoca dell’Inps e continuando a ricevere la prestazione, l’assistito perché dovrebbe perché dovrebbe opporsi?

E quindi, la Cassazione ha sancito, che l’Istituto ha il dovere di comunicare immediatamente la revoca della prestazione assistenziale e procedere all’interruzione dell’erogazione del beneficio economico. In caso contrario non potrà chiedere alcuna restituzione, in particolare se chi ha ricevuto il trattamento non ha commesso un dolo.

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