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Quando restituire 150 e 200 euro: tutti i casi

In questo articolo spieghiamo quando restituire 150 e 200 euro, i motivi e le categorie più a rischio.

di Chiara Del Monaco

Dicembre 2022

Quando restituire 150 e 200 euro, in che modo e chi rischia maggiormente? (scopri le ultime notizie sul bonus 150 euro e poi leggi su Telegram tutte le news sui pagamenti dell’Inps. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp e nel gruppo Facebook. Seguici anche su su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

In tempi di dichiarazione dei redditi riferiti al 2021, c’è chi inizia a preoccuparsi perché teme di dover restituire le indennità una tantum percepite a luglio e a novembre.

Tra i beneficiari dei bonus una tantum introdotti con i decreti Aiuti e Aiuti ter c’è chi ha già percepito i soldi, ma rischia di restituirli a fine anno o all’inizio dell’anno prossimo.

A correre questo rischio sono soprattutto coloro che hanno ricevuto i contributi economici d’ufficio prima di dichiarare i redditi dell’anno precedente. Nei prossimi paragrafi analizziamo quando restituire 150 e 200 euro, come funziona con l’INPS e chi deve farlo.

Nel frattempo, su TheWam.net abbiamo parlato dei ritardi dell’INPS nei confronti delle persone che dovevano avere il bonus 150 euro a novembre ma si ritrovano ancora senza soldi.

Indice

Quando restituire 150 e 200 euro? I casi a rischio

I bonus 200 e 150 euro sono stati erogati a partire da luglio e da novembre a coloro che rientravano nei requisiti previsti dal Decreto Aiuti e Decreto Aiuti ter. Tra i beneficiari, c’è chi ha ricevuto le indennità una tantum in via automatica e chi invece ha dovuto presentare una domanda apposita.

In particolare, proprio coloro che hanno ottenuto i soldi d’ufficio dovrebbero prestare attenzione in quanto, se a seguito dei controlli da parte dell’INPS superano le soglie di reddito che danno diritto ai due bonus, rischiano di dover restituire i sussidi ricevuti.

Quando restituire 150 e 200 euro? A correre maggiormente questo rischio sono due categorie di cittadini, ossia i lavoratori dipendenti e pensionati. Il motivo è che al momento dell’erogazione dei bonus 200 e 150 euro questi gruppi di destinatari non hanno dichiarato ufficialmente i redditi percepiti nell’anno 2021.

Infatti, tutte le informazioni precise sul reddito complessivo riferito al 2021 sono state inserite nella dichiarazione dei redditi (la cui scadenza era il 30 novembre) o il modello Red, il cui termine di compilazione scade il 28 febbraio 2023.

Ciò vuol dire che i bonus una tantum sono stati pagati sulla base di informazioni parziali. Proprio per questo motivo, il legislatore ha specificato che il pagamento è avvenuto in via provvisoria e che i requisiti saranno soggetti a ulteriori verifiche dopo l’erogazione del sussidio “attraverso le informazioni fornite in forma disaggregata per ogni singola tipologia di redditi dall’Amministrazione finanziaria e ogni altra amministrazione pubblica che detiene informazioni utili”.

Da questo dettaglio si può avere un’idea su quando restituire 200 e 150 euro per i lavoratori e pensionati coinvolti. In particolare, una volta che l’INPS avrà accertato definitivamente la situazione reddituale di questi cittadini, se risulta il superamento della soglia di 35mila euro per il bonus 200 euro e 20mila euro per i 150 euro, allora provvederà a inviare una notifica dell’indebito (quindi dei soldi ricevuto senza averne diritto) entro l’anno successivo a quello di acquisizione delle informazioni reddituali.

Quando restituire 150 e 200 euro? Entro un anno dalla verifica, in mancanza dei requisiti previsti dai decreti legge Aiuti e Aiuti ter, è necessario restituire i bonus 200 e 150 euro.

Continua a leggere per sapere come avviene la restituzione delle indennità una tantum sia per quanto riguarda i titolari di trattamenti pensionistici sia per i lavoratori dipendenti.

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Quando restituire 150 e 200 euro e come: pensionati

Nel paragrafo precedente abbiamo fornito un’idea di quando restituire 150 e 200 euro per coloro che non rientrano nei requisiti previsti dalla normativa. Il rischio più elevato è rappresentato dalla situazione reddituale, la quale per questioni di tempistiche viene dichiarata ufficialmente solo dopo l’erogazione dei bonus.

Di conseguenza, se dopo la dichiarazione dei propri redditi l’INPS effettua delle verifiche definitive e individua dei redditi superiori a 35mila o 20mila euro, allora dovrà recuperare le somme erogate indebitamente dai cittadini interessati. Ma in che modo? Ve lo diciamo subito, partendo innanzitutto dalla categoria dei pensionati.

Le istruzioni in merito ai controlli defintivi ai pensionati sono inserite nella circolare 73/2022 dell’INPS pubblicata lo scorso 24 giugno 2022. In particolare, l’Istituto spiega che il pagamento dell’indennità in favore dei pensionati avviene “in via provvisoria” e che il consolidamento del diritto al bonus 200 euro o 150 euro diventa definitivo solo “all’esito dell’acquisizione delle informazioni reddituali e delle conseguenti attività di elaborazione finalizzate alle relative verifiche”.

In poche parole, l’esito della situazione reddituale completa arriva solo dopo aver presentato la dichiarazione dei redditi o il modello Red in cui è possibile individuare il reddito personale assoggettabile ad IRPEF, al netto dei contributi previdenziali ed assistenziali, riferito all’anno 2021.

Se dalla valutazione definitiva risulta che il reddito del 2021 è superiore a 35mila euro, il pensionato dovrà restituire sia i 200 sia i 150 euro. Invece, se il reddito risulta superiore a 20mila euro ma inferiore a 35mila euro, allora si dovrà procedere alla restituzione dei soli 150 euro.

Nello specifico, sarà l’INPS stesso a provvedere al recupero delle somme indebite in base alle indicazioni specificate nella circolare n. 47/2018, ossia mediante trattenute sulle prestazioni pensionistiche. Ciò significa che eventualmente, il valore del bonus da restituire (200 euro, 150 euro o 350 euro) sarà decurtato direttamente dall’Inps dal cedolino di pensione sul quale si vuole procedere con il recupero.

Quando restituire 150 e 200 euro: casi e modalità.

Quando restituire 150 e 200 euro e come: lavoratori dipendenti

Ora che abbiamo visto quando restituire 150 e 200 euro e come farlo per la categoria dei pensionati, vediamo come funziona per i lavoratori dipendenti che hanno ricevuto i bonus senza averne diritto.

Ricordiamo che a differenza dei titolari di pensione, i lavoratori ricevono l’indennità una tantum dal datore di lavoro, il quale anticipa l’importo in busta paga da parte dell’INPS. La cifra erogata dal datore di lavoro viene poi recuperata in sede di versamento dei contributi con modello F24. Inoltre, tutti i dettagli del pagamento vanno riportati nel modello Uniemens da trasmettere all’Istituto entro la fine del mese successivo a quello di competenza.

Nel caso dei lavoratori dipendenti ci sono due ipotesi più plausibili che potrebbero portare alla restituzione dei bonus 150 e 200 euro.

La prima ipotesi riguarda coloro che hanno ricevuto l’indennità da più datori di lavoro. Come sappiamo, infatti, sia il bonus 200 euro sia il bonus 150 euro spettano una sola volta, a prescidnere da quanti rapporti di lavoro si abbiano in essere.

Inoltre, nella circolare 73/2022 si legge che in caso di erogazione del bonus da diversi datori di lavoro, l’INPS comunicherà “a ciascun datore di lavoro interessato la quota parte dell’indebita compensazione effettuata” per procedere con la restituzione all’INPS e recuperare i bonus dal lavoratore. Tutte le istruzione sul recupero delle indennità sono fornite tramite un apposito messaggio da parte dell’Istituto.

Inoltre, nella circolare viene anche spiegato che l’importo riconosciuto indebitamente al dipendente viene suddiviso in parti uguali tra i diversi datori di lavoro che hanno anticipato i bonus per lo stesso dipendente.

Quando restituire 150 e 200 euro? In definitiva, i bonus erogati a chi non ne aveva diritto vengono recuperati in busta paga dal datore di lavoro, operando una trattenuta pari all’importo comunicato dall’Istituto.

Invece, un’altra ipotesi che può causare la restituzione del bonus è il caso in cui un dipendente abbia ottenuto le indennità sia come lavoratore sia come pensionato. In questi casi, infatti, i bonus vengono corrisposti solo in qualità di trattamento pensionistico.

In particolare, dopo aver verificato che il cittadino in questione ha ricevuto il bonus due volte, l’Istituto può chiedere il recupero dei 200 o 150 euro al datore di lavoro e la successiva trattenuta, da parte di quest’ultimo, in busta paga nei confronti del dipendente.

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