Quando si perde la pensione di invalidità, ovvero quando l’Inps può disporre la revoca del beneficio. (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Prima di procedere con questo approfondimento, scopri di più sulla proposta del reddito di fragilità.
INDICE
- Quando si perde la pensione di invalidità: restituzione delle somme
- Quando si perde la pensione di invalidità: requisiti
- Quando si perde la pensione di invalidità: importo
- Quando si perde la pensione di invalidità: domanda
- Quando si perde la pensione di invalidità: i 4 casi
- Quando si perde la pensione di invalidità: richieste dell’Inps
- Quando si perde la pensione di invalidità: sentenza Cassazione
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Come sapete l’assegno agli invalidi civili viene erogato ogni mese ai cittadini che hanno presentato la domanda. I requisiti sono sostanzialmente tre:
- una riduzione della capacità di lavoro oltre una determinata percentuale;
- un reddito inferiore a una certa soglia;
- un’età compresa tra i 18 e i 67 anni.
Su questo stesso argomento potrebbe interessarti sapere quali sono i documenti per non perdere l’assegno di invalidità o a quanto ammonta l’assegno di invalidità a ottobre con la minima. E infine: revisione dell’invalidità, quando si perde il beneficio.
Quando si perde la pensione di invalidità: restituzione delle somme
Come è facile intuire, basterebbe non rientrare più in uno di questi tre requisiti per non avere più diritto a ricevere l’assegno di invalidità civile.
Per anni l’Inps ha poi chiesto la restituzione delle somme al beneficiario, ma alcune sentenze della Cassazione hanno imposto specifiche precisazioni. In particolare rispetto a una domanda: da quando scatta la restituzione dell’assegno?
E sì, perché chi non rientra più in uno dei tre requisiti e continua a ricevere la prestazione assistenziale corre il concreto rischio di dover restituire le somme che secondo l’Inps sono state intascate in maniera indebita.
La questione è delicata, meglio chiarirla bene.
Su TheWam.net abbiamo spiegato quando è previsto il pagamento della pensione di invalidità a ottobre 2022 e quando spetta l’aumento sulla pensione di invalidità al 100%.
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Quando si perde la pensione di invalidità: requisiti
Vediamo prima bene quali sono i requisiti da rispettare per avere diritto all’assegno agli invalidi civili:
- un’età compresa tra i 18 e i 67 anni;
- una riduzione della capacità lavorativa compresa tra il 74 e il 99%;
- un reddito inferiore a 5.014,14 euro (per il 2022).
Quando si perde la pensione di invalidità: importo
Gli invalidi civili che rientrano in queste categorie riceveranno un assegno di 291,98 euro al mese (per 13 mensilità). L’erogazione inizia il primo giorno del mese successivo alla presentazione della domanda.
Quando si arriva a 67 anni l’assegno di invalidità si trasforma in assegno sociale. L’importo è di 468,11 euro.
Chi percepisce l’assegno di invalidità può lavorare, ma per non perdere il beneficio l’attività lavorativa dovrà produrre un reddito inferiore a 5.015,14 euro l’anno.
Quando si perde la pensione di invalidità: domanda
La domanda per avere l’assegno di invalidità deve ovviamente essere presentata all’Inps. È indispensabile essere in possesso del verbale della commissione medico legale che riconosce la riduzione della capacità di lavoro (entro le percentuali che abbiamo indicato).
Insieme al verbale bisognerà allegare alla domanda anche i dati socio economici:
- eventuali ricoveri;
- svolgimento attività lavorativa;
- dati reddituali;
- indicazioni sulla modalità di pagamento (accredito, delega a un terzo o ad associazioni).
Quando si perde la pensione di invalidità: i 4 casi
Ma veniamo al cuore della questione: quando si perde la pensione di invalidità?
Lo abbiamo accennato, quando non si rientra in uno dei requisiti indispensabili, e quindi:
- quando si superano i 67 anni (e l’assegno di invalidità si trasforma in assegno sociale);
- quando si supera la soglia di reddito;
- quando si svolge una attività lavorativa che genera un reddito superiore a quello consentito;
- quando dopo una visita di revisione la commissione stabilisce che la percentuale di invalidità riconosciuta è inferiore a quella che consente di avere diritto alla prestazione assistenziale.
Quando si perde la pensione di invalidità: richieste dell’Inps
Ok, ci siamo. È chiaro dunque quando l’Inps può dire «non hai più diritto all’assegno di invalidità». A questo punto si apre però un’altra questione, molto delicata: la richiesta da parte dell’Inps della restituzione dell’indebito assistenziale.
Ovvero di tutte le mensilità che sono state ricevute dopo che uno dei requisiti è venuto meno.
In alcuni casi l’ente di previdenza ha chiesto la restituzione anche di due, tre anni di assegno. Richiesta che ha suscitato proteste ma anche gravissime difficoltà per le persone interessate.
Ebbene la Cassazione (sentenza numero 24180 del 4 agosto del 2022) ha stabilito che quando viene meno il requisito sanitario (e quindi al termine della visita di revisione), l’indebito assistenziale comporta per l’assistito la restituzione solo delle somme che sono state ricevute dopo che è stato comunicato l’esito del provvedimento.
Ci sono solo due eccezioni a quella che è ormai una prassi da seguire:
- che l’invalido civile sia in qualche modo responsabile per l’indebita percezione del trattamento;
- che non sussistano le condizioni di un legittimo affidamento.

Quando si perde la pensione di invalidità: sentenza Cassazione
A molti cittadini è invece capitato questo negli anni scorsi. Che la visita di revisione veniva rinviata dall’Inps, per motivi quindi non dipendenti dalla volontà del cittadino, di sette, otto mesi. Dopo la visita si accertava che le condizioni sanitarie erano migliorate e non c’erano quindi più i requisiti necessari per ricevere l’assegno di invalidità.
L’Inps a questo punto pretendeva la restituzione di sette, otto mensilità dell’assegno.
La Cassazione ha messo definitivamente fine a questa pratica che era palesemente irregolare, anche perché il cittadino non ha nessuna colpa se l’Inps ha ritardato la visita di revisione.
L’Alta Corte ha richiamato l‘articolo 38 della Costituzione:
«Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. L’assistenza privata è libera».
Come dire, se lo Stato si prende cura e si occupa della tutela delle persone fragili non può poi chiedere la restituzione di somme che sono già state erogate e per un errore commesso da un ente pubblico, in questo caso l’Inps (la visita ritardata).
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