Quota 103, il governo sembra intenzionato a prorogare la misura in scadenza al 31 dicembre: potrebbe restare in vigore anche per il 2024. (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
INDICE
- Quota 103, e il Patto di Stabilità
- Quota 103 confermata e Quota 41 nel 2025
- Quota 103 e maggiore flessibilità
- Quota 103 e le difficoltà del governo
- Quota 103, nessuna penalizzazione
- Quota 103 e la riforma delle pensioni
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Quota 103 avrebbe dovuto essere un ponte tra Quota 102 e Quota 41, il vero obiettivo di una parte dell’esecutivo (in pensione a qualsiasi età, ma con 41 anni di contribuzione). Ma oltre ad avere costi eccessivi, Quota 41 deve rientrare in un progetto complessivo di riforma del sistema previdenziale.
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Il progetto però stenta a prendere forma. Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sta puntando ora in modo deciso sulla riforma del fisco. Le pensioni verranno dopo.
In pratica: prima tentiamo di abbassare le tasse e solo dopo, anche in funzione di quanto sarà costata la riforma del fisco, si vedrà cosa è possibile fare per i trattamenti pensionistici e assistenziali.
Su questo argomento potrebbe interessarti sapere come funziona Quota 103, le finestre nel 2023; abbiamo anche verificato con esempi quali sono le possibili penalizzazioni con Quota 103.
Quota 103, e il Patto di Stabilità
C’è anche un altro problema che al momento non consente di mettere mano in modo complessivo alla riforma del sistema pensionistico. La Bce sta per interrompere l’acquisto di titoli di Stato italiani (operazione che ci ha molto aiutato negli ultimi anni, ma non può continuare per sempre) e si sta discutendo anche la riforma del Patto di Stabilità: saranno introdotti nuovi vincoli di spesa. In particolare sulla spesa pensionistica (che nel medio termine è quella che suscita maggiori preoccupazioni e non solo nel nostro Paese).
Immaginare dunque una riforma della previdenza in questa fase non sembra saggio. Si rischierebbe di dover fare marcia indietro dopo qualche mese.
Il governo ha scelto di rallentare e muoversi solo dopo che sarà più chiaro quali saranno le risorse a disposizione e la cornice economica entro la quale sarà possibile muoversi.
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Quota 103 confermata e Quota 41 nel 2025
Inevitabile dunque che la possibile approvazione di Quota 41 (una misura, come detto, da valutare con attenzione perché molto costosa) sarà rinviata di un anno. Non più il 2024 (quando avrebbe dovuto sostituire Quota 103), ma il 2025.
Quota 41 a regime ha un costo di 9 miliardi di euro l’anno. Oggi c’è già una sorta di Quota 41 (41 anni e 10 mesi per le lavoratrici e 42 anni e 10 mesi per i lavoratori). Ma ha molti vincoli ed è infatti ritenuta una soluzione ridotta rispetto a quello che dovrebbe essere Quota 41. Con la misura attuale possono infatti uscire solo i lavoratori precoci (che hanno un anno di contribuzione effettiva prima dei 19 anni) e alcune categorie di addetti a mansioni gravose.
Quota 103 e maggiore flessibilità
Il governo si è impegnato a riformare la legge Fornero (in pensione a 67 anni con almeno 20 anni di contribuzione). E in particolare a trovare delle maggiori possibilità di uscita anticipata.
Quota 41 potrebbe essere una risposta. Ma non l’unica: offre un vantaggio solo ai lavoratori che vengono definiti forti, ovvero solo coloro che hanno avuto una carriera senza interruzioni, dimenticando quindi la generazione del precariato diffuso, che non riuscirà mai a mettere insieme 41 anni completi di contributi versati.
Quota 103 e le difficoltà del governo
Il governo si trova dunque in una fase di impasse per la riforma del sistema previdenziale. La scelta del governo sembra al momento orientata in questa direzione: conferma per un altro anno di Quota 103 (finanziata con ulteriori tagli a quel che resta del Reddito di Cittadinanza).
Il che significa che per il prossimo anno non si prevedono sostanziali novità.
Quota 103, per chi non lo sapesse, prosegue sulla scia di quei trattamenti che sono seguiti a Quota 100 (come Quota 102), e che ogni volta hanno dei requisiti di ingresso e dei vincoli che rendono il trattamento o non così conveniente o di accesso non molto semplice.
Può uscire con Quota 103 chi ha questi requisiti: 41 anni di contribuzione e almeno 62 anni di età. Ma non solo c’è anche un tetto massimo all’assegno pensionistico: non potrà essere superiore a 5 volte il trattamento minimo (circa 2.870 euro lorde, poco più di 2.000 euro nette). Chi ha maturato un importo più ricco dovrà aspettare i 67 anni per avere diritto a ricevere la pensione piena.
Quota 103, nessuna penalizzazione
C’è però da dire che chi sceglie Quota 103 non avrà alcuna penalizzazione nel calcolo dell’assegno. Sarà quindi determinato con il sistema misto: calcolo retributivo per i contributi versati fino al 31 dicembre 1995 e calcolo contributivo per i contributi versati dopo (con Opzione donna, ad esempio, il calcolo è solo contributivo e quindi penalizzante per le lavoratrici).

Quota 103 e la riforma delle pensioni
Sulla riforma delle pensioni, sul superamento della Legge Fornero, si sono arenate le ambizioni di diversi governi. Gli obiettivi da raggiungere sono chiari:
- garantire una maggiore flessibilità in uscita;
- offrire tutele a donne, fragili e lavoratori impegnati in attività gravose;
- tutelare il diritto alla pensione di chi oggi è giovane.
Ma sono tutti obiettivi che prevedono costi e le risorse al momento non ci sono. Il governo ha scelto dare priorità alla riforma fiscale. Capiremo solo tra qualche mese se la scelta è stata opportuna.
Di certo dal calcolo della pensione con il sistema contributivo non si tornerà più indietro, non sarà quindi più possibile avere gli stessi importi di chi è uscito dal lavoro qualche anno fa.
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