Rdc solo a chi non può lavorare. Il cavallo di battaglia di ogni politico in campagna elettorale è sicuramente il reddito di cittadinanza (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sul Reddito di Cittadinanza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Secondo le ultime indiscrezioni, se la Destra dovesse spuntarla alle prossime elezioni (l’idea è appoggiata anche da altri esponenti politici come Luigi Di Maio), potrebbe passare la proposta di garantire l’Rdc solo a chi non può lavorare.
Andiamo a scoprire gli ultimi aggiornamenti in merito.
INDICE:
- Matteo Salvini: il Rdc solo a chi non può lavorare
- Salvini e Meloni: il Rdc solo a chi non può lavorare: le proposte
- Le spese sostenute dallo Stato per il reddito di cittadinanza
- Rdc solo a chi non può lavorare: ecco a chi andrebbe
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Matteo Salvini: Rdc solo a chi non può lavorare
Come abbiamo detto in apertura, uno degli argomenti principali delle settimane prima del voto è sicuramente il reddito di cittadinanza.
Il sostegno, in realtà, è sempre stato al centro del dibattito politico, molto probabilmente per il suo malfunzionamento.
Si pensi che la misura di contrasto alla povertà nata nel 2019 costa 8 miliardi di euro all’anno; si tratta di una spesa che stenta a diminuire e che, per questo motivo, fa pensare tutto tranne che ad una misura temporanea.
L’obiettivo primordiale della misura, infatti, era quello di aiutare economicamente i cittadini, dando supporto agli occupabili per la ricerca attiva di un lavoro. Una volta trovata un’occupazione, infatti, il cittadino avrebbe perso il sussidio economico, poiché ormai in grado di vivere una vita dignitosa sul piano socioeconomico.
Qualcosa è andato storto, però, proprio sulla ricerca attiva di un impiego. Insomma, pare che il reddito di cittadinanza sia diventato una misura a vita che si aggira mediamente intorno ai 553 euro mensili, con picchi di oltre 700 euro.
Secondo il centrodestra è giunta l’ora di farla finita con questo strumento troppo dispendioso, ma soprattutto improduttivo. E da qui la proposta di Salvini: l’Rdc solo a chi non può lavorare.
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Salvini e Meloni: Rdc solo a chi non può lavorare. Le proposte
Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, sembra essere la più contraria al reddito di cittadinanza. Infatti, ne richiede l’abolizione, ma studia un altro sostegno indirizzato solo a chi ne ha davvero bisogno: i nuclei con over 60, con disabili a carico e con cittadini inabili al lavoro.
E a questa proposta di accoda quella del leader della Lega, che propone di mantenere la prestazione, anche se rivisitata, e dare l’Rdc solo a chi non può lavorare. Secondo Salvini, infatti, “se qualcuno prende dei soldi pubblici da 2-3 anni e rifiuta il posto di lavoro deve perdere qualsiasi privilegio. Questo per rispetto a chi si è alzato questa mattina alle 6 per andare a lavorare. Il lavoro è sacro”.
E in che modo andranno spesi, allora, i soldi “risparmiati”? Il leader della Lega ha la risposta pronta: “serviranno per finanziare l’azzeramento dell’Iva sui beni di prima necessità“.
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Dall’altro lato, la Leader di Fratelli d’Italia condivide la posizione del collega e conferma di voler mantenere un sostegno per chi non può lavorare mentre per chi risulta occupabile la soluzione è semplice: basta trovargli un posto di lavoro.
Per la Meloni la misura dell’Rdc, per come è stata ideata, starebbe provocando vere e proprie discriminazioni: “L’errore del reddito di cittadinanza è mettere sullo stesso piano dell’assistenza chi può lavorare e chi non può lavorare. Uno Stato giusto non fa una scelta di questo tipo, perché discrimina chi è più debole.”
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Forza Italia, invece, conferma di voler rivalutare il reddito di cittadinanza, anche se non parla di abolizione. Secondo il coordinatore Antonio Tajani, infatti, la misura dell’Rdc ha un principio giusto: aiutare i cittadini che si trovano in difficoltà, in particolare nei momenti di crisi, l’unico problema è che questo strumento d’aiuto, in Italia, è nato male.
Le spese sostenute dallo Stato per il reddito di cittadinanza
Accantoniamo per un momento il discorso dell’Rdc solo a chi non può lavorare e ricordiamo i costi che lo Stato ha sostenuto in questi tre anni per la misura:
- nel 2019 lo Stato ha investito per il reddito di cittadinanza ben 4 miliardi di euro, che sono arrivati a una platea di 1.1 milioni di famiglie beneficiarie, per un totale di 2.7 milioni di persone interessate.
Nel tempo, però, i beneficiari sono aumentati in maniera esponenziale e, di conseguenza, la spesa per il sostegno.
- Si pensi, infatti, che nel 2020 hanno incassato il reddito di cittadinanza 1.6 milioni di famiglie, per un totale di 3.7 milioni di persone e la spesa è stata di 7 miliardi di euro;
- nel 2021, invece, hanno incassato il reddito di cittadinanza 1.8 milioni di nuclei, con una platea di beneficiari di 4 milioni di soggetti ed un costo di 8.8 miliardi di euro;
- nell’anno corrente, per il primo semestre, sono già stati spesi 4 miliardi euro per 3.5 milioni di persone e 1.6 milioni di nuclei.
Leggi quali sono le somme previste con l’Rdc, i limiti di prelievo in contanti e le spese vietate con i contributi economici, i motivi che causano la sospensione del reddito di cittadinanza e i reati che fanno perdere l’Rdc.

Rdc solo a chi non può lavorare: ecco a chi andrebbe
Rdc solo a chi può lavorare. Pertanto, se dovesse vincere la Destra, alcune famiglie lo perderebbero.
Ad oggi, il reddito di cittadinanza è percepito per la stragrande maggioranza da nuclei con figli minori a carico, dai disabili e dalle persone con disabilità fisica o psichica.
La distribuzione geografica vede il Sud Italia in testa per beneficiari di RdC, con le province di Napoli, Crotone e Palermo in testa.
Insomma, il reddito di cittadinanza dovrebbe essere revocato agli inattivi, ossia ai disoccupati, compatibili allo svolgimento di un’attività lavorativa, che non cercano attivamente un lavoro e che non hanno disabilità.
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