Reddito di cittadinanza già ridotto dall’inflazione. Gli assegni del sussidio si sono alleggeriti di quasi il 15 per cento in quattro anni. E per chi riceve la pensione di cittadinanza è in arrivo una beffa (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sul Reddito di Cittadinanza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegrame nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Indice
- Reddito di cittadinanza già ridotto dall’inflazione
- Come mai mi è stato abbassato il reddito di cittadinanza?
- Reddito di cittadinanza già ridotto dall’inflazione: perdita di potere d’acquisto
- Reddito di cittadinanza già ridotto dall’inflazione: ridotte anche Naspi e pensioni
- Reddito di cittadinanza già ridotto dall’inflazione: alcuni dati
- Reddito di cittadinanza già ridotto dall’inflazione: la beffa della pensione di cittadinanza
- Reddito di cittadinanza già ridotto dall’inflazione: cosa non ha funzionato?
- Fonti e materiale di approfondimento
- Ricevi tutte le news sempre aggiornate su bonus e lavoro
Reddito di cittadinanza già ridotto dall’inflazione
L’inflazione ha colpito tutti, in particolare i più poveri e deboli. Lo sanno i percettori di reddito di cittadinanza, che non viene aggiornato annualmente al tasso di inflazione. Nel corso del tempo – dal 2019 quando il sussidio è stato introdotto – l’assegno mensile ha dunque perso valore in termini reali.
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Come mai mi è stato abbassato il reddito di cittadinanza?
Il rinnovo dell’ISEE, con l’aggiornamento della DSU (Dichiarazione sostitutiva unica), va effettuato prima del 31 gennaio di ogni anno per non perdere il diritto a percepire l’Rdc. Proprio le variazioni dell’ISEE, rispetto agli anni precedenti, possono determinare un cambiamento nell’importo del sussidio.
Reddito di cittadinanza già ridotto dall’inflazione: perdita di potere d’acquisto
I 780 euro percepiti nel 2019 da un single senza reddito e con un affitto da pagare ora valgono – secondo il simulatore di Istat – 665 euro, quasi il 15 per cento in meno.
Sul conto bancario si continuerà a leggere la cifra di sempre, ma quegli stessi soldi varranno meno di prima con l’avanzare dell’inflazione. Con la stessa somma si potranno acquistare infatti meno prodotti e servizi, i cui prezzi sono cresciuti in modo deciso.
Se anche l’anno prossimo l’ammontare non dovesse essere ricalcolato la perdita di potere d’acquisto potrebbe continuare, e i 780 euro – secondo le stime del governo – scenderebbero in termini reali a 626. Così peraltro il governo vedrà ridursi automaticamente la spesa pubblica dedicata al reddito di cittadinanza, in percentuale al Pil.
Reddito di cittadinanza già ridotto dall’inflazione: ridotte anche Naspi e pensioni
La mancata indicizzazione del reddito di cittadinanza non è un caso isolato. Anche il sussidio di disoccupazione e i massimali delle detrazioni fiscali non vengono aggiornati al costo della vita. Ma ci sono altre misure di welfare che invece godono del ricalcolo: le pensioni – che cresceranno in media del 7,3 per cento nel 2023 – e l’assegno unico per i figli.
Reddito di cittadinanza già ridotto dall’inflazione: alcuni dati
Di seguito alcuni dati sul reddito di cittadinanza già ridotto dall’inflazione:
- Il reddito di cittadinanza non ha alcun meccanismo di indicizzazione all’inflazione stimata per quest’anno al 12.8 per cento, né nell’ammontare dell’assegno, né nella soglia di reddito che deve essere rispettata per ottenere il beneficio.
- Il risultato è che se i beneficiari ottenessero un aumento del loro reddito per contrastare l’inflazione rischiano di perdere l’assegno, il cui valore è già diminuito del due per cento nel 2021, e con l’inflazione di quest’anno può arrivare a essere svalutato di quasi il 15 per cento.
- L’inflazione inoltre di per sé batte più sui consumi delle famiglie a basso reddito come i beneficiari del reddito di cittadinanza. Il silenzio, in casi come questi, è il più prezioso alleato dei sostenitori dell’idea che la povertà è meritata.
Reddito di cittadinanza già ridotto dall’inflazione: la beffa della pensione di cittadinanza
Anche la pensione di cittadinanza – il corrispettivo del reddito per gli ultra67enni – non cresce con l’accelerare dell’inflazione, a differenza delle altre misure pensionistiche. Questo provoca un cortocircuito per le 173.314 persone che hanno percepito la pensione di cittadinanza nel 2022, che integra il reddito dei pensionati fino a farlo arrivare a un determinato livello.
Se questi pensionati riceveranno una rivalutazione di altri assegni previdenziali – per esempio l’assegno minimo – vedranno contemporaneamente scendere l’integrazione della pensione di cittadinanza, come conferma l’Inps a Sky TG24.
Facciamo un esempio concreto: un pensionato quest’anno ha ricevuto ogni mese l’assegno minimo di 525 euro e un’integrazione ulteriore di 250 (l’importo medio); nel 2023 la pensione minima salirà a 572 euro, per effetto della rivalutazione decisa dal governo, 47 euro in più che però verranno quasi totalmente persi dalla pensione di cittadinanza, che si alleggerirà. Così la rivalutazione degli assegni pensionistici per queste persone si tramuterebbe in una beffa.
Reddito di cittadinanza già ridotto dall’inflazione: cosa non ha funzionato?
«Il meccanismo del reddito ha oggettivamente problemi attuativi per l’avviamento al lavoro – secondo il direttore Svimez Luca Bianchi -, non sta funzionando in tal senso ma ricordiamoci che solo una quota dei percettori minoritaria è occupabile, molti non sono occupabili per età, condizioni fisiche, handicap.
Da un’ indagine Inps, gli occupabili sono meno del 50% dei percettori. Bisognerebbe rendere più facile la coesistenza del reddito da lavoro con il reddito di cittadinanza per evitare un fenomeno di spiazzamento».
«L’inflazione – continua – rischia di interrompere una fase di crescita del Mezzogiorno, ha un forte impatto sulle disuguaglianze, tende a distribuire le ricadute in base al reddito, aumenta le disuguaglianze tra persone e tra territori, con salari che non crescono da anni e un’inflazione bassa all’ 8-9%, con la perdita del potere d’acquisto e l’ampliamento ulteriore di famiglie povere.
I dati già si vedono, anche tra le famiglie con un solo occupato sta crescendo la povertà, con l’incremento dell’inflazione la situazione peggiorerà».

Il direttore Svimez interviene anche sul governo: «Si troverà di fronte una situazione complicata, serviranno interventi di sostegno alle famiglie sul fronte costi energetici, bisognerà proseguire sulla linea del governo Draghi e impegnarsi in una nuova stagione di confronto con le parti sociali.
Si dovrà cioè riaprire una nuova stagione di contrattazione nazionale e di concertazione politico economica dei salari, come è accaduto negli anni Ottanta, anche grazie al contributo dei sindacati e a quello di Confindustria».
Bianchi inoltre boccia «la speculazione dei partiti su uno strumento di tutela alla povertà». «È sbagliato, il posizionamento dei vari partiti riguardo agli strumenti di tutela della povertà è un tema politico che va affrontato in tal senso, senza speculazioni.
I beneficiari del reddito votano i partiti che l’hanno creato? Allora anche i pensionati per anzianità del Nord votano in base all’età media di pensionamento proposta dai partiti. Così si sminuisce il dibattito politico, come se l’elemento determinante fosse il voto di scambio, è discriminatorio per il Sud».
«Sì, è diventato bandiera elettorale sia nel rivendicarlo, sia minacciandone l’abolizione. Così si contrappongono i meno poveri ai poveri, in una guerra sociale dove chi guadagna poco e paga le tasse si contrappone a chi non fa nulla e intasca il sussidio, una guerra tra ultimi e penultimi di cui non abbiamo bisogno».
Fonti e materiale di approfondimento
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