Reddito di inclusione 2024. Scopriamo insieme in questo articolo come potrebbe essere rimpiazzato il reddito di cittadinanza (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Nei prossimi paragrafi faremo anche un paragone con il Rei, il reddito di inclusione che è stato in vigore negli anni scorsi.
Indice:
- Reddito di inclusione 2024: la conferma della ministra
- Reddito di inclusione 2024: cosa sappiamo?
- Reddito di inclusione 2024: com’era prima?
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Reddito di inclusione 2024: la conferma della ministra
Da cosa sarà sostituito il reddito di cittadinanza? Come cambierà questo incentivo? Il governo Meloni ha già spiegato nelle scorse settimane che l’obiettivo dell’esecutivo è quello di ridurre in modo consistente la platea dei beneficiari dell’Rdc nel 2023 e di abolirlo a partire dal 2024.
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Il sussidio tanto amato e tanto criticato dai politici italiani, governo compreso, non sparirà del tutto ma sarà rimpiazzato da un altro incentivo.
A confermare queste indiscrezioni, dopo le parole di vari esponenti del governo, è stata la ministra del lavoro, Marina Calderone, che ha spiegato come nel 2023 verrà definito il futuro del sostegno alla povertà e alle condizioni di esclusione per il 2024.
L’obiettivo, ha detto l’esponente di governo, è individuare un nuovo strumento che garantisca tutele ai poveri e alle fasce deboli, ma anche l‘inclusione lavorativa.
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Reddito di inclusione 2024: cosa sappiamo?
Nell’annuncio fatto al Senato sulla nuova misura per l’inclusione lavorativa e sociale, la ministra Calderone ha poi sottolineato come sarà fondamentale il coinvolgimento degli enti locali e di tutte le realtà territoriali.
«Su quelle che saranno le nuove strategie di lotta alla povertà e di promozione dell’inclusione lavorativa andremo a coinvolgere i Comuni e le realtà del territorio», ha infatti affermato.
A essere centrali nel nuovo piano del governo, saranno i centri per l’impiego. Palazzo Chigi vuole sfruttare il vero anello debole del reddito di cittadinanza e renderlo funzionante e capace di portare all’impiego migliaia di italiani.

Reddito di inclusione 2024: com’era prima?
Le parole “reddito di inclusione” non sono nuove nel nostro dizionario delle prestazioni governative a sostegno dei cittadini più deboli.
Il reddito di inclusione già in vigore in Italia, è stato soppresso nel 2019 con l’entrata in vigore del Reddito di Cittadinanza. È possibile ora che il governo prenda spunto da questo vecchio sussidio?
Nulla è da escludere in questo momento. È logico che anche il reddito di inclusione “vecchio” dovrebbe essere ricalibrato al 2024, ma vediamo i principali dettagli di quella misura.
Come riporta il sito del ministero del lavoro, il reddito di inclusione si componeva di due parti:
- un beneficio economico => che veniva erogato mensilmente attraverso una carta di pagamento elettronica (Carta REI);
- un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa => che era volto al superamento della condizione di povertà e veniva predisposto sotto la regia dei servizi sociali del Comune.
Per beneficiare di questo sussidio era necessario essere cittadino italiano, comunitario o avere un permesso di soggiorno a lunga durata nel nostro Paese. In più bisognava, come per il reddito di cittadinanza, rispettare dei parametri reddituali e patrimoniali come:
- avere un valore ISEE in corso di validità non superiore a 6mila euro;
- avere un valore ISRE (l’indicatore reddituale dell’ISEE, ossia l’ISR diviso la scala di equivalenza, al netto delle maggiorazioni) non superiore a 3mila euro;
- avere un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20mila euro;
- avere un valore del patrimonio mobiliare (depositi, conti correnti) non superiore a 10mila euro (ridotto a 8mila euro per la coppia e a 6mila euro per la persona sola).
Nel 2018 l’incentivo andava da un minimo di 187,50 euro al mese a un massimo di 539,82 euro per i nuclei familiari più numerosi.
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