La proposta di legge di FdI arriva alla Camera e propone l’introduzione di due nuove misure Reddito di infanzia e Assegno di gioventù, vediamo come funzionano (scopri le ultime notizie su agevolazioni economiche e diritti per la famiglia. Leggi su Telegram le novità su educazione, cura e salute dei figli, gravidanza, consigli per neo-mamme e relazioni familiari. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Indice
- Cosa sono Reddito di infanzia e Assegno di gioventù?
- A chi spetta il Reddito di infanzia e come funziona?
- A chi spetta l’Assegno di gioventù e come funziona?
- Reddito di infanzia e Assegno di gioventù: una possibile anomalia nella proposta di legge
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Cosa sono Reddito di infanzia e Assegno di gioventù?
Fratelli d’Italia ha presentato alla Camera una proposta di legge che prevede l’introduzione di una serie di misure a sostegno delle famiglie. L’obiettivo “ufficiale” del testo di legge è quello di introdurre delle agevolazioni volte soprattutto a contrastare il calo della natalità, che nel nostro paese si attesta a livelli altissimi.
La proposta è stata pubblicata sul sito della Camera e potete scaricarla integralmente cliccando sul pulsante Download a fine paragrafo. Essa prevede, tra le altre cose, due nuove misure battezzare con il nome di Reddito per l’infanzia e Reddito per la gioventù (o Assegno di gioventù). Si tratta di due contributi economici che spetterebbero, il primo, ai nuclei con figli a carico entro i 6 anni di età e il secondo con figli dai 7 ai 25 anni.
In questo articolo analizzeremo il testo di legge, tenendo conto che per adesso è solo una proposta. Questa, se introdotta, imporrebbe certo grandi stravolgimenti, poiché identifica gli stessi beneficiari che hanno diritto all’Assegno Unico con rispettive maggiorazioni.
In tutta onestà, visti anche gli importi, è difficile che si possa pensare ad una introduzione delle nuove misure senza modificare in qualche modo l’Assegno Unico. D’altra parte però è sempre una proposta che viene dalla maggioranza al governo e che quindi ha buone possibilità di essere, almeno in parte, presa in considerazione.
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A chi spetta il Reddito di infanzia e come funziona?
L’articolo 1 della proposta di legge propone l’introduzione del Reddito per l’infanzia, con l’obiettivo di favorire la natalità e sostenere la genitorialità.
In realtà, a ben leggere, l’obiettivo del Reddito per l’infanzia è più politico che pratico e, come recita il testo (p.3), “vuole rappresentare una prima iniziativa per assicurare la piena attuazione della legge 22 maggio 1978, n. 194 e per scoraggiare il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza”. La proposta di legge rappresenta perciò un chiaro e anacronistico attacco al diritto all’aborto.
Ad ogni modo, la misura sarebbe aperta a tutti i nuclei con un reddito familiare annuo fino a 90.000 euro e dovrebbe consistere in un contributo che, sul modello dell’Assegno Unico, assegna un importo mensile per ogni figlio a carico con meno di 6 anni di età.
In dettaglio, spetterebbe un importo fisso di 400 euro al mese per figlio, corrisposto per 12 mesi, con la possibilità di avere delle maggiorazioni in due casi:
- 60% in più dell’importo complessivo, in caso di nucleo familiare con un solo genitore;
- 100% in più dell’importo, per ciascun figlio con disabilità.
Esempio di calcolo del Reddito di infanzia
Offriamo un esempio pratico di calcolo degli importi del Reddito per l’infanzia, sempre tenendo conto che si tratta, per ora, di una proposta. Immaginiamo perciò una famiglia composta da un solo genitore con due figli a carico, di 1 anno e 6 anni di età, dove il primo figlio è affetto da disabilità grave.
Il Reddito per l’infanzia assegnerebbe a questa famiglia 400 euro per il bambino più piccolo e 800 euro al figlio più grande disabile (400 euro x 2). In totale quindi si tratta di 1.200 euro al mese, a cui si aggiunge la maggiorazione del 60%, perché nel nucleo è presente un solo genitore. Il 60% di 1.200 euro è 720 euro, quindi per 12 mesi la nostra famiglia percepirà 1.900 euro (1.200 euro + 720 euro).
È evidente che, così come è pensata la misura, questa richiederebbe un budget enorme, pesando sulle casse dello Stato, e mal si integra con l’Assegno Unico. Quindi resta da vedere all’analisi tecnica se questa sia davvero attuabile in qualche modo.
A chi spetta l’Assegno di gioventù e come funziona?
L’altra agevolazione prevista dalla proposta di legge (art. 2) è il Reddito per la gioventù (o Assegno di gioventù), che di base rappresenta una copia del Reddito per l’infanzia, solo con importi ridotti per i figli più grandi.
Lo scopo è introdurre una misura di sostegno allo studio e consiste in un assegno mensile di 250 euro, per 12 mesi, che spetta ai nuclei con figli a carico che hanno tra 7 e 25 anni di età.
I beneficiari sono tutti i nuclei con un reddito familiare fino a 90.000 euro e sono previste anche le stesse maggiorazioni, del 60% in caso di nucleo con 1 solo genitore e del 100% per la quota relativa ai figli disabili.
Esempio di calcolo dell’Assegno di gioventù
È opportuno anche in questo caso fare un esempio pratico per vedere quali sarebbero materialmente gli importi della misura. Prendiamo sempre come esempio una famiglia con un solo genitore e due figli che questa volta hanno 7 e 10 anni, dove il primo dei due è disabile.
Per il bambino piccolo al nucleo spettano 250 euro al mese per 12 mesi, mentre per il più grande il doppio dell’importo, quindi 500 euro. Il totale mensile è pari a 750 euro a cui si aggiunge il 60% in più perché in famiglia c’è un solo genitore.
Il 60% di 750 euro è 450 euro, quindi l’importo mensile di Reddito (o Assegno) per la gioventù corrisposto alla nostra famiglia sarà di 1.200 euro (750 euro + 450 euro).
Reddito di infanzia e Assegno di gioventù: una possibile anomalia nella proposta di legge
Prima di tutto dobbiamo far luce su un dettaglio, con il Reddito per l’infanzia viene “erogato un assegno per ciascun figlio fino al compimento del sesto anno di età”, come recita la proposta di legge. Con il Reddito per la gioventù, seguendo sempre il testo alla lettera, viene invece “erogato un assegno per ciascun figlio di età compresa tra sette e venticinque anni”.
Verrebbe da chiedersi cosa spetta dai 6 ai 7 anni del figlio, perché quando un testo di legge indica come età di accesso “tra sette e venticinque anni”, vuol dire che il beneficiario deve avere tra i 7 anni (compiuti) e 25 anni (non compiuti).

Motivo per cui la normativa specifica che l’Assegno Unico spetta ai figli maggiorenni tra 18 e 21 anni, dove i 18 anni si intendo compiuti e i 21 anni ancora da compiere. Inoltre, visto che la misura nasce come “sostegno allo studio”, l’età scolare è a 6 anni in Italia e non a 7 anni.
Probabilmente si tratta di una prima anomalia nella formulazione del testo, visto che il Reddito per infanzia non spetta più al compimento dei 6 anni del figlio, ma il bambino deve compiere 7 anni per avere accesso al Reddito per la gioventù.
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