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Indice
- Quando l’INPS chiede la restituzione degli importi?
- Quando l’INPS chiede la restituzione degli importi: pagamenti prima del 2001
- Quando l’INPS chiede la restituzione degli importi: pagamenti dal 2001
- Quando l’INPS chiede la restituzione degli importi: cosa dice la Cassazione?
- Quando l’INPS chiede la restituzione degli importi: come si recuperano?
- Quando l’INPS chiede la restituzione degli importi: colpe del datore di lavoro
- Quando l’INPS chiede la restituzione degli importi: quando scatta la prescrizione?
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Quando l’INPS chiede la restituzione degli importi?
Quando l’INPS chiede la restituzione degli importi erogati a titolo di prestazioni previdenziali o assistenziali?
Può capitare che l’INPS eroghi al pensionato delle somme non dovute e ne richieda la restituzione dopo un po’ di tempo.
Parliamo, dunque, di indebito pensionistico che può essere totale, nel caso in cui il pensionato non aveva diritto alla prestazione, oppure parziale, e questo si concretizza quando l’istituto eroga somme di importo superiore a quelle dovute.
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Quando l’INPS chiede la restituzione degli importi: pagamenti prima del 2001
Dobbiamo distinguere tra i pagamenti indebiti precedenti e successivi al 2001.
Per i pagamenti indebiti precedenti al 2001, i commi 7, 8, 9 e 10 dell’articolo 38, della legge n. 448 del 28 dicembre 2001, disponeva che:
“non si fa luogo al recupero dell’indebito qualora i soggetti siano percettori di un reddito personale imponibile ai fini dell’Irpef per l’anno 2000 di importo pari o inferiore a 8.263,31 euro“.
“Qualora i soggetti siano percettori di un reddito personale imponibile ai fini dell’Irpef per l’anno 2000 di importo superiore a 8.263,31 euro non si fa luogo al recupero dell’indebito nei limiti di un quarto dell’importo riscosso“.
“Il recupero è effettuato mediante trattenuta diretta sulla pensione in misura non superiore a un quinto. L’importo residuo è recuperato ratealmente senza interessi entro il limite di ventiquattro mesi. Tale limite può essere superato al fine di garantire che la trattenuta di cui al presente comma non sia superiore al quinto della pensione“.
“Le disposizioni di cui ai commi 7, 8 e 9 non si applicano qualora sia riconosciuto il dolo del soggetto che abbia indebitamente percepito i trattamenti a carico dell’Inps. Il recupero dell’indebito pensionistico si estende agli eredi del pensionato solo nel caso in cui si accerti il dolo del pensionato medesimo“.
La normativa si riferiva ai titolari di pensioni a carico dell’INPS (AGO, Gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi, Fondi speciali gestiti dall’Istituto, Fondo integrativo di previdenza del personale dipendente, fondi sostitutivi della medesima, come la Gias, pensioni sociali e relativi aumenti ed assegni sociali).
Quando l’INPS chiede la restituzione degli importi: pagamenti dal 2001
Per i pagamenti indebiti INPS successivi al 1° gennaio 2001 è previsto, che la restituzione delle somme ingiustamente percepite debba avvenire se:
- il provvedimento era provvisorio;
- l’omessa o inesatta segnalazione dei fatti da parte del beneficiario sia stata rilevante per l’errore;
- ci sia stato dolo da parte dell’interessato a percepire la pensione.
La sanatoria scatta quando il provvedimento sbagliato sia definitivo e comunicato al soggetto, oppure quando l’omessa o inesatta segnalazione dei fatti sia giudicata irrilevante.
Quando l’INPS chiede la restituzione degli importi: cosa dice la Cassazione?
La Corte di Cassazione si è espressa sui pagamenti indebiti INPS, spiegando che: “nella specifica fattispecie dell’indebito per mancanza del requisito reddituale, va rilevato che ai fini della ripetizione richiedono che sia necessario il ‘dolo comprovato del beneficiario atto a far venir meno l’affidamento del beneficiario”.
Quindi, l’errore del pensionato deve essere provato, attraverso, ad esempio, la comunicazione di informazioni false o omissioni di informazioni fondamentali ai fini del calcolo della pensione.
Quando l’INPS chiede la restituzione degli importi: come si recuperano?
L’INPS può recuperare i pagamenti indebiti o le omissioni contributive trattenendo le somme dovute dalla pensione del soggetto, in via di compensazione.
È obbligatorio, però, che la somma recuperata non sia superiore a un quinto dell’importo della pensione, dell’assegno o dell’indennità percepita dal soggetto (ad esempio, non superiore a 200 euro se la pensione è di 1.000 euro al mese).
Se il soggetto è titolare della pensione minima, l’INPS non potrà trattenere somme di denaro dalla prestazione.

Quando l’INPS chiede la restituzione degli importi: colpe del datore di lavoro
Il pagamento indebito può avvenire anche per colpe non proprie, ma del datore di lavoro per il quale si presta servizio.
Questo può accadere quando il datore di lavoro o il suo commercialista oppure l’INPS abbiano commesso degli errori nel versamento o nella richiesta dei contributi da versare.
Il datore di lavoro può richiedere la restituzione delle somme versate ingiustamente, rivolgendosi al Tribunale competente entro 10 anni dall’indebito pagamento.
Quando l’INPS chiede la restituzione degli importi: quando scatta la prescrizione?
I pagamenti indebiti INPS hanno una scadenza, oltre la quale l’istituto non può far valere la propria azione.
La durata è di 10 anni e scatta dal momento in cui è avvenuto il pagamento della somma non dovuta oppure dal momento in cui l’INPS si è accorta dell’errore.
Nel caso in cui il debito è prescritto, l’INPS non potrà ricevere alcun pagamento. Se il soggetto dovesse aver pagato un debito prescritto, può richiedere all’INPS la restituzione delle somme versate.
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