Ci chiediamo in questo articolo se per la pensione di reversibilità ha rilevanza la percentuale di invalidità riconosciuta a uno degli aventi diritto. (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
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Sul punto sono in tanti ad avere dubbi, in particolare perché si fa confusione tra i requisiti richiesti e in particolare tra l’invalidità e l’inabilità lavorativa.
È anche l’occasione per ribadire alcune cose su questo importante trattamento che consente ai superstiti di un lavoratore o di un pensionato deceduto di continuare a ricevere una mensilità che è spesso l’unica fonte di sostentamento.
Niente reversibilità al figlio disabile convivente se…
Reversibilità o pensione indiretta (differenze)
Abbiamo accennato a un lavoratore o un pensionato, ebbene ci sono delle distinzioni:
si può parlare di reversibilità quando la persona deceduta già riceve una pensione di vecchiaia o di anzianità;
si può invece parlare di pensione indiretta nel caso la persona deceduta era ancora al lavoro.
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I criteri restano gli stessi, può cambiare l’importo, soprattutto se il lavoratore deceduto non ha versato un numero sufficientemente alto di contributi.
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Reversibilità: contributi
Per avere diritto a uno dei due trattamenti (reversibilità o pensione indiretta) è necessario questi requisiti contributivi:
- aver versato almeno 780 contributi settimanali (15 anni);
- se il lavoratore deceduto aveva i requisiti per l’assegno ordinario di invalidità il numero dei contributi settimanali versati scende a 260 (5 anni). Di cui 156 (3 anni) versati nel quinquennio precedente alla data di decesso. In questo caso per i superstiti viene conteggiato per l’anzianità contributiva anche tutto il periodo in cui si è ricevuto l’assegno.
Se invece il lavoratore è morto per causa di servizio, il requisito non viene calcolato e la pensione indiretta viene versata se non è stata liquidata una rendita dall’assicurazione infortuni.
Reversibilità: a chi spetta
Vediamo in breve a chi spetta la pensione di reversibilità (e quella indiretta):
- coniuge anche separato (se il tribunale ha decretato il diritto agli alimenti) o, in casi particolari, anche divorziato;
- la parte dell’unione civile (per ora sono escluse le coppie di fatto);
- figli che alla data del decesso siano minori, studenti che non svolgano attività lavorativa (fino ai 26 anni se studenti universitari); inabili indipendentemente dall’età;
- in alcuni casi: genitori (ultra65enni, se non ci sono figli, nipoti, o coniuge e se sono a carico al momento del decesso); nipoti (se minorenni e se i genitori non sono in grado di assisterli al momento del decesso); fratelli e sorelle (se a carico e se non ci sono figli, coniugi, genitori o nipoti).
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Reversibilità: percentuali di invalidità
Ma veniamo al dunque, e cioè: reversibilità, conta la percentuale di invalidità?
La percentuale di invalidità non conta. Ovvero, il requisito richiesto non è il superamento di un certo grado di invalidità, ma l’inabilità lavorativa (sentenza della Corte do Cassazione numero 27448 del 2017). Ovvero, per godere del trattamento pensionistico il figlio superstite non deve avere alcune residua capacità lavorativa e trovarsi quindi – come recita la legge – «nell’assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi lavoro».
Il figlio invalido ha diritto alla reversibilità? Non sempre
Ovviamente questa “impossibilità” deve derivare esclusivamente da una invalidità causata da un disturbo o da una menomazione che può essere fisica o mentale.
Reversibilità: attività lavorativa
Il superstite disabile per avere diritto alla reversibilità non deve svolgere alcuna attività lavorativa. Con una sola eccezione: il lavoro che i figli inabili svolgono con delle finalità terapeutiche e per non più di 25 ore settimanali (presso cooperative sociali e in aziende che assumono persone con disabilità ricorrendo alle convenzioni di integrazione lavorativa).
Reversibilità: inabilità
Dunque la percentuale di invalidità non ha rilevanza, quello che conta è il riconoscimento dell’inabilità lavorativa.
Non bisogna però dimenticare altri requisiti essenziali (non rispettarli comporta la perdita del beneficio):
- l’inabilità lavorativa deve essere stata certificata prima del decesso del familiare;
- il figlio inabile deve risultare a carico del deceduto.
Non ha invece importanza (se si rispettano i requisiti precedenti) la convivenza con il pensionato o il lavoratore defunto.
Opzione donna, con la reversibilità conviene
Reversibilità: figlio inabile a carico
Bisogna precisare un po’ meglio il concetto di figlio a carico. I figli inabili al lavoro (maggiorenni), sono considerati a carico quando era il genitore deceduto a provvedere in modo continuativo al loro sostentamento. In pratica i figli non avevano autosufficienza economica.
Si considerano non autosufficienti i superstiti che hanno un reddito individuale non superiore all’importo della pensione minima maggiorato del 30%.
Il mantenimento abituale viene dedotti dalla convivenza con il pensionato o lavoratore defunto.
Nel caso non ci fosse stata convivenza, si comparano i redditi per accertare se il deceduto concorreva in modo rilevante e continuativo al mantenimento del figlio non convivente (rilevante e continuativo, dunque, non necessariamente esclusivo).

Reversibilità: quanto spetta
Ricordiamo che la pensione di reversibilità (o indiretta) spetta prioritariamente a queste persone e con queste percentuali rispetto all’importo complessivo del trattamento:
- coniuge: 60% dell’importo della pensione
- coniuge con un figlio: 80%
- coniuge con due figli: 100%
Se non c’è il coniuge i familiari a carico al momento del decesso, hanno diritto a queste percentuali:
- figlio: 70%
- due figli: 80%
- tre figli: 100%
- un genitore: 15%
- due genitori: 30%
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