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Tagli sulla rivalutazione delle pensioni nel 2023: scattano le cause legali
Alcuni pensionati non hanno preso bene i tagli sulla rivalutazione delle pensioni nel 2023 imposti dal governo Meloni e introdotti con l’ultima legge di bilancio.
Assistiti dall’avvocato Antonio Carbonelli e sostenuti dal sindacato SIAL-Cobas, questi pensionati hanno avviato cause legali contro l’INPS, per contestare il taglio delle pensioni subite quest’anno.
La prima udienza è in programma il 29 giugno, alle ore 10, presso il Tribunale del Lavoro di Milano, davanti al giudice Perillo. Ma nei prossimi mesi sono attese altre azioni legali contro l’istituto previdenziale e il governo Meloni.
Gli oppositori chiedono lo stop alle perequazioni e soprattutto dicono ‘basta’ al taglio delle pensioni, un diritto costituzionale, che va indicizzata ai prezzi e ai salari.
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Tagli sulla rivalutazione delle pensioni nel 2023: cosa è accaduto a gennaio 2023?
Ma cosa ha combinato il governo per provocare la rabbia di alcuni pensionati, a tal punto da adire per vie legali contro la rivalutazione delle pensioni?
Come ricorderete, con la legge di bilancio, l’esecutivo Meloni ha introdotto nuove fasce di reddito per calcolare gli aumenti delle pensioni, sulla base della rivalutazione del 7,3% relativa all’inflazione registrata nel 2022 in Italia.
Dalle sole tre fasce in vigore fino al 31 dicembre 2022 (al 100% fino a 4 volte il trattamento minimo; al 90% da 4 a 5 volte il trattamento minimo e al 75% per gli importi superiori a 5 volte il trattamento minimo), si è passati a un sistema a sei fasce di reddito (100%, 85%, 53%, 47%, 37% e 32%):
IMPORTO PENSIONI | RIVALUTAZIONE |
Pensioni fino a 2101,52 euro lordi al mese | 100% |
Pensioni da 2102 euro a 2627 euro lordi al mese | 80% |
Pensioni da 2627 a 3152 euro lordi al mese | 55% |
Pensioni da 3152 a 4203 euro lordi al mese | 50% |
Pensioni da 4203 a 5254 euro lordi al mese | 40% |
Pensioni di importo superiore a 5254 euro lordi al mese | 35% |
Cosa significa? La perequazione (o rivalutazione) degli importi spetta in misura piena soltanto a coloro che ricevono una pensione lorda mensile non superiore a 2.101,52 euro.
Man mano che l’importo della pensione sale, la rivalutazione spetta in percentuali sempre più ridotte (come si può notare nella tabella), fino ad arrivare al 35% di perequazione sulle pensioni di importo superiore a 5.254 euro lordi al mese.
Il governo Meloni ha confermato la platea della prima fascia di reddito, “premiando” soprattutto le pensioni minime, recuperando i fondi dal taglio delle pensioni più alte o dalle cosiddette pensioni d’oro.
Da qui la contestazione mossa dal gruppo di pensionati affiancati dall’avvocato Carbonelli e dal SIAL-Cobas: chiedono l’adeguamento integrale del trattamento pensionistico all’incremento del costo della vita nella misura del 7,3% e non secondo la percentuale di defalcazione (ridotta per fasce di reddito).
Inoltre, nel mirino dei pensionati oppositori c’è la percentuale di inflazione introdotta dal governo Meloni (al 7,3%), già ridotta rispetto all’8,1% effettivo registrato a dicembre 2022 (i conguagli sono attesi da gennaio 2024) e sicuramente inferiore rispetto al 12% di inflazione che si era registrato nel 2022 in Italia.
Tagli sulla rivalutazione delle pensioni nel 2023: la contestazione del SIAL-Cobas
Si legge nell’articolo a cura del SIAL-Cobas: “La perequazione è un termine ambiguo che nasconde e maschera il taglio dei diritti. Il taglio delle indicizzazioni sopra le 3, 4, 5, 8, 9 volte il minimo (525,38 euro) a qualcuno appare un aumento uguale per tutti come se le differenze di versamenti contributivi, le differenze degli stipendi dei vari settori possano essere unificate al ribasso e ciò non costituisca una violazione del diritto maturato e perciò stesso illegale e/o incostituzionale”.
La Corte Costituzionale, si legge nell’articolo, in passato è stata chiamata a intervenire con alcune sentenze per limitare “i danni” creati dalla perequazione delle pensioni, considerando incostituzionali alcune modalità come il genericismo dei tagli agli importi.
“L’indicizzazione è un diritto che non può essere messo in discussione”, si legge ancora nell’articolo. Intanto sono attese nuove cause legali a stretto giro di posta, dopo gli incontri promossi dalla testata “Lotte dei Pensionati” in diversi Comuni italiani, quali Napoli, Roma, Venezia e Milano.

Faq sui tagli sulla rivalutazione delle pensioni nel 2023
Cosa sono i tagli sulla rivalutazione delle pensioni nel 2023?
Nel 2023, il governo Meloni ha deciso di fare dei tagli sulle pensioni lorde più alte. Questo ha causato molta rabbia tra alcuni pensionati, al punto da avviare delle cause legali.
2. Chi sta guidando le cause legali sui tagli delle pensioni nel 2023?
Le cause legali sono guidate da alcuni pensionati assistiti dall’avvocato Antonio Carbonelli e sostenuti dal sindacato SIAL-Cobas. Questi pensionati contestano il taglio delle pensioni subite nel 2023 e chiedono lo stop alle perequazioni.
3. Quando e dove avrà luogo la prima udienza per le cause legali sul taglio delle pensioni nel 2023?
La prima udienza è in programma il 29 giugno, alle ore 10, presso il Tribunale del Lavoro di Milano, davanti al giudice Perillo. Tuttavia, nei prossimi mesi, sono attese altre azioni legali contro l’istituto previdenziale e il governo Meloni.
4. Quali cambiamenti sono stati introdotti con i tagli sulla rivalutazione delle pensioni nel 2023?
Il governo ha introdotto nuove fasce di reddito per calcolare gli aumenti delle pensioni. Ora ci sono sei fasce di reddito, ciascuna con una percentuale diversa di perequazione, a differenza delle tre fasce presenti fino al 31 dicembre 2022.
5. Qual è la posizione del SIAL-Cobas sui tagli sulla rivalutazione delle pensioni nel 2023?
Il sindacato SIAL-Cobas contesta i tagli alla rivalutazione delle pensioni e sostiene che siano una violazione dei diritti dei pensionati. Affermano che l’indicizzazione delle pensioni è un diritto che non può essere messo in discussione e prevedono di avviare ulteriori cause legali nei prossimi mesi.
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