In questo articolo vediamo cos’è a cosa serve la riduzione del pignoramento. Un procedimento che viene attivato quando un creditore fa pignorare dei beni del debitore che sono oggettivamente superiori al credito vantato.
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La riduzione del pignoramento serve proprio per evitare degli abusi nell’esproprio. Abusi che sono tutti a danno del debitore.
La riduzione del pignoramento: cos’è
La riduzione del pignoramento è riconosciuto dall’articolo 496 del Codice di procedura civile.
Che recita così:
Su istanza del debitore o anche d’ufficio, quando il valore dei beni pignorati è superiore all’importo delle spese e dei crediti di cui all’articolo precedente, il giudice, sentiti il creditore pignorante e i creditori intervenuti, può disporre la riduzione del pignoramento.
In pratica: se i beni sequestrati al debitore sono superiori all’importo dovuto al creditore, il debitore può chiedere al giudice la riduzione del pignoramento.
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La riduzione del pignoramento: l’eccessiva richiesta del creditore
La riduzione del pignoramento può essere attivata sia su richiesta del difensore, sia d’ufficio, cioè direttamente dal giudice. Il secondo caso si verifica quando il magistrato dell’esecuzione riscontra una sproporzione notevole tra i beni pignorati e i crediti (più le spese).
La verifica del giudice avviene sulla base della valutazione dell’ufficiale giudiziario o del valore di stima dell’esperto.
La riduzione del pignoramento può essere disposta anche prima dell’udienza che autorizza la vendita dei beni. In questi casi l’udienza viene sospesa fino alla definizione del procedimento.
La riduzione del pignoramento: i rischi del creditore
Che la riduzione del pignoramento sia una procedura a tutela del debitore lo dimostra anche l’orientamento oggi prevalente in giurisprudenza.
Il giudice nel provvedimento che esclude dal pignoramento i beni che hanno un valore superiore al credito, può anche pronunciarsi contro il creditore: se si accerta un utilizzo eccessivo del pignoramento, con dolo o colpa grave, potrebbe essere costretto a un risarcimento per “responsabilità processuale aggravata”.
La riduzione del pignoramento: le pratiche vietate
In questo caso la “mano pesante” nei confronti del creditore viene utilizzata per evitare che il “diritto a riscuotere i crediti” non si trasformi in un abuso nei confronti del debitore.
Ci sono infatti alcune pratiche che sono state espressamente vietate (dopo una serie di sentenze).
Una è questa: la suddivisioni in più parti del credito per generare una serie di procedure esecutive nei confronti del debitore. Questa pratica, ancora diffusa, si tramuta in una aggravio dei costi per il debitore. Ma non è giustificata in alcun modo da esigenza di difese del credito.
La riduzione del pignoramento: cosa succede dopo
Torniamo al dunque. Cosa accade quando viene disposta la riduzione del pignoramento?
Alcuni beni vengono liberati dal pignoramento, significa che il debitore può tornare a disporne come meglio crede.

La riduzione del pignoramento: più creditori
Nel codice di procedura civile c’è anche un altro articolo (il 546, secondo comma), che interviene a tutela del debitore.
In questo caso si attiva nel caso di pignoramento richiesto da una pluralità di creditori nei confronti di più debitori.
Il debitore ha la possibilità di chiedere che i pignoramenti siano ridotti o che qualcuno venga dichiarato inefficace.
Sulla questione è intervenuta una sentenza, emessa dal tribunale di Napoli, sezione distaccata di Pozzuoli. Il testo integrale potete trovarlo qui.
Il debitore – come chiarisce anche l’articolo 494 del codice di procedura civile – può evitare il pignoramento versando nelle mani dell’ufficiale giudiziario la somma che si ritiene sia dovuta e l’importo delle spese. Con l’incarico, è chiaro, di consegnarla al creditore.
Il pignoramento di cose può essere evitato allo stesso modo depositando all’ufficiale giudiziario un importo uguale a quello del credito o dei crediti e delle spese (aumentando di due decimi).