Riforma fiscale del governo Meloni in arrivo a marzo? Cosa cambia per stipendi, IRPEF e IVA? Ne parliamo in questo approfondimento (scopri le ultime notizie sul fisco e sulle tasse e poi leggi su Telegram tutte le news sui pagamenti dell’Inps. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp e nel gruppo Facebook. Seguici anche su su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Indice
- Riforma fiscale del governo Meloni: cosa potrebbe cambiare?
- Riforma fiscale del governo Meloni: sistema IRPEF e stipendi
- Riforma fiscale del governo Meloni: riduzione o azzeramento Iva
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Riforma fiscale del governo Meloni: cosa potrebbe cambiare?
Entro fine marzo la riforma fiscale del governo Meloni è attesa in Consiglio dei ministri.
Alcune delle novità previste dalla riforma, a cui sta lavorando il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, sono le seguenti:
- la riduzione o l’azzeramento dell’Iva su alcuni prodotti;
- l’introduzione di un sistema IRPEF a 3 aliquote (rispetto all’attuale sistema a 4 aliquote);
- taglio dell’Ires per le aziende che investono in beni strumentali, per lo sviluppo e la crescita;
- eventuale abolizione dell’Irap.
Prima di proseguire con il nostro articolo, è necessario chiarire che, al momento, sono soltanto ipotesi e nulla è ancora ufficiale.
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Riforma fiscale del governo Meloni: sistema IRPEF e stipendi
Riforma fiscale del governo Meloni: come cambiano buste paga e imposte? Concentrandoci soltanto su IRPEF e Iva, cosa potrebbe accadere se passasse il rinnovamento fiscale operato dall’attuale esecutivo?
Il primo punto su cui batte il viceministro Leo, nell’ambito della riforma fiscale del governo Meloni, è l’IRPEF.
Attualmente il sistema IRPEF è strutturato su quattro aliquote, in base al reddito:
- fino a 15.000 euro si versa il 23%;
- con un reddito compreso tra 15.000 e 28.000 euro si versa il 25%;
- con un reddito compreso tra 28.000 e 50.000 euro si versa il 35%;
- sui redditi sopra i 50.000 euro si versa il 43%.
La riforma prevede la riduzione degli scaglioni IRPEF da 4 a 3. In che modo? Il governo sta vagliando due ipotesi.
Riforma fiscale del governo Meloni: prima ipotesi IRPEF
La prima prevede:
- il 23% di IRPEF fino a 15.000 euro;
- il 27% di IRPEF sui redditi tra 15.000 e 50.000 euro;
- il 43% di IRPEF sui redditi superiori a 50.000 euro.
Cosa cambierebbe in busta paga? Facciamo un esempio, prendendo come riferimento un lavoratore con un reddito di 30.000 euro.
Oggi rientra nello scaglione IRPEF al 35%, con la riforma fiscale del governo Meloni rientrerebbe nella fascia di IRPEF al 27%, con un esborso che passa dai 7.400 euro ai 7.500 euro.
La riforma fiscale del governo Meloni, con la prima ipotesi, andrebbe a penalizzare chi ha un reddito compreso tra 15.000 e 30.000 euro.
Ad esempio, con 20.000 euro di reddito attualmente si versano 4.700 euro di IRPEF. Se passasse la riforma, sullo stesso reddito sarebbe previsto un esborso di 4.800 euro, con un netto in busta paga più basso.
A guadagnarci sarebbero i redditi più alti. Ad esempio, con 40.000 euro di reddito è previsto un guadagno di 700 euro l’anno: dagli attuali 10.900 euro a 10.200 euro di IRPEF.
Riforma fiscale del governo Meloni: seconda ipotesi IRPEF
La seconda ipotesi prevede:
- l’IRPEF al 23% sui redditi fino a 28.000 euro;
- l’IRPEF al 33% sui redditi tra 28.000 euro e 50.000 euro;
- l’IRPEF al 43% per i redditi sopra i 50.000 euro.
In questo caso gli stipendi netti aumenterebbero di qualche centinaio di euro. Ad esempio, con un reddito di 20.000 euro dagli attuali 4.700 euro di IRPEF si scenderebbe a 4.600 euro; con un reddito di 25.000 euro si passa dai 6.150 euro di IRPEF ai 5.750 euro di IRPEF. Sui redditi da 35.000 euro si pagherebbe un IRPEF di 8.710 euro anziché 9.150 euro e così via.

Riforma fiscale del governo Meloni: riduzione o azzeramento Iva
Passando all’Iva, la riforma fiscale del governo Meloni prevede la possibilità di abbassare l’imposta o addirittura azzerarla su alcuni prodotti, seguendo l’esempio adottato in pieno Covid, quando fu abolita l’Iva sui vaccini.
Sì, ma su quali beni? Ad oggi l’Iva più gravosa è sui beni di prima necessità: il 4% sul pane, il 10% sulla carne e sul pesce, addirittura il 22% su una bottiglia d’acqua. Il viceministro Leo ha spiegato che ci vorrebbe più uniformità e più buon senso.
Da qui la possibilità di vedere abbassata l’Iva su alcuni prodotti alimentari, con una conseguente riduzione della spesa e un piacevole guadagno per i cittadini.
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