Riforma pensioni 2023: cos’è la quota 41 con tetto di età

Riforma pensioni 2023: come funziona Quota 41 con limiti di età? Vediamo insieme questa e altre proposte formulate dal nuovo Governo.

Carmine Roca è un giornalista esperto in pensioni e fisco.
Conoscilo meglio

4' di lettura

Riforma pensioni 2023: cosa cambierà per il prossimo anno? Tra le proposte c’è Quota 41 con tetto di età. Di cosa parliamo? (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Indice

Riforma pensioni 2023: Quota 41 e pensione a 62 anni

La riforma pensioni 2023 sarà l’obiettivo più rilevante dei primi mesi del nuovo Governo. Il tempo scorre ed entro fine 2022 l’esecutivo di Centro-Destra dovrà chiarire il futuro di diverse soluzioni previdenziali e stabilire i “nuovi ingressi”.

Diverse le proposte al vaglio. Da tempo la Lega spinge per l’ingresso di Quota 41 per tutti, una formula che andrebbe a sostituire la tanto criticata Legge Fornero (pensione anticipata ordinaria) che rischia di tornare prepotentemente nel 2023, come unica alternativa alla pensione di vecchiaia, senza interventi o proroghe del nuovo Governo su Opzione Donna, Ape Sociale e Quota 102.

Quota 41 per tutti prevede l’uscita dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età. Una soluzione simile, attualmente in vigore, è Quota 41 per lavoratori precoci (41 anni di contributi, di cui uno versato prima dei 19 anni, solo per alcune categorie di lavoratori).

La Lega vorrebbe estenderla a tutti i lavoratori e alle lavoratrici, ma costerebbe troppo per le casse dello Stato: si parla di 5 miliardi di euro nel primo anno e di 9 miliardi di euro l’anno per portarla a regime.

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Fratelli d’Italia, invece, ha proposto la pensione a 62 anni di età e 35 di contributi, con penalizzazione sull’importo calcolato con il sistema retributivo per chi va in pensione prima dei 66 anni e un premio a chi va in pensione dopo questa età.

L’ultima ipotesi è Quota 41 per tutti, ma con una soglia di età: ne parleremo nei prossimi paragrafi.

Su TheWam.net abbiamo spiegato quanti soldi si prendono di pensione con nove e con dieci anni di contributi. Leggi anche gli ultimi aggiornamenti sul prossimo pagamento della pensione di novembre con bonus 150 euro e lievi aumenti per l’effetto della rivalutazione.

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Riforma pensioni 2023: Quota 41 per tutti con limiti di età

Abbiamo visto quali potrebbero essere le soluzioni previdenziali previste per 2023. L’ultima proposta riguarda Quota 41 per tutti, ma con una modifica: l’inserimento di una soglia di età.

L’introduzione di un limite anagrafico permetterebbe allo Stato di limitare i costi, evitando l’esborso da 5 miliardi di euro ipotizzato dall’INPS.

Alla Lega, che ha battuto forte su Quota 41 per tutti durante la campagna elettorale, non sembra piacere molto l’idea di introdurre una soglia di età, anche perché al momento non sarebbe stata ancora individuata.

Se venisse introdotta a 60 o 61 anni, praticamente verrebbe creata una Quota 101 o si riproporrebbe Quota 102, con un limite contributivo alzato di 3 anni rispetto all’attuale (64 anni e 38 di contributi).

Riforma pensioni 2023
Riforma pensioni 2023: come funziona Quota 41 con limiti di età?

Riforma pensioni 2023: Opzione Uomo verso la bocciatura

Restando in tema di proposte, non dovrebbe essere portata avanti Opzione Uomo, la soluzione pensata da Fratelli d’Italia sulla falsariga di Opzione Donna: 58 anni di età e 35 anni di contributi, con una finestra mobile di 12 mesi e un assegno ridotto calcolato con il sistema contributivo.

A frenare l’avanzata di Opzione Uomo è il flop di Opzione Donna, utilizzato soltanto dal 25% delle aventi diritto. Per gli uomini, si ipotizza un’adesione ancora più bassa, poiché con un’uscita a 58 anni si rischierebbe un taglio dell’assegno fino al 30%: in numeri, un mese di pensione sarebbe pari al 50% dello stipendio (750 euro di pensione con una retribuzione di 1.500 euro).

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