Riforma pensioni, torna la Legge Fornero? – Il dibattito sul riassetto del sistema previdenziale italiano riprende a scaldarsi. Intanto, prende piede l’ipotesi di un ritorno alla Legge Fornero dal prossimo anno (entra nella community di TheWam e ricevi tutte le news su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Riforma pensioni: torna la Legge Fornero?
Riforma pensioni – Riprende a scaldarsi il dibattito sul riassetto del sistema previdenziale italiano. La questione non è mai stata in cima alla lista delle priorità del Governo Draghi, tuttavia, con la scadenza della Quota 100 si pone come sempre più necessario un intervento, strutturale o meno.
Se non si interverrà sulla scadenza a dicembre 2021 di Quota 100, che permette di andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi, il sistema previdenziale italiano è destinato a tornare alla Legge Fornero (dal primo gennaio 2022).
In pratica, nessuna possibilità andare in pensione prima del compimento dei 67 anni di età (fanno eccezione alcuni casi particolari come Ape Sociale e Opzione Donna).
Riforma pensioni, la trattativa su Quota 41
Riassumendo quindi la situazione sulla riforma pensioni: il ritorno alla Legge Fornero, conseguente al termine del pre-pensionamento con Quota 100, determinerebbe il cosiddetto «effetto scalone di 5 anni».
La sussistenza, quindi, di un unico modo per uscire dal lavoro: maturare il requisito fondamentale per la pensione di vecchiaia, cioè il compimento dei 67 anni di età.
Al momento a trattativa sulla sostituzione di Quota 100 appare in alto mare. Ci sono stati passi avanti, ma si è lontani da un’intesa tra Governo, partiti e parti sociali.
Sembra si sia trovata una convergenza su Quota 41 per tutti. Con questa forma di pre-pensionamento si darebbe la possibilità di andare in pensione, a prescindere da età anagrafica e categoria lavorativa, con 41 anni di contributi versati.

Mettere in campo Quota 41 sarebbe la scelta più semplice, ma anche la più onerosa per le casse dello Stato.
Al momento, i tecnici dell’esecutivo valutano la possibilità di prevedere una consistente diminuzione degli assegni per chi la sfrutta prima dei 67 anni. Inutile sottolineare come il criterio penalizzerebbe tantissimi lavoratori e, in particolare, quelli arrivati a un soffio dal pensionamento con Quota 100.
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