Vediamo insieme quali sono le ultime notizie sulla riforma delle pensioni (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Ultime notizie sulla riforma delle pensioni
La tanto auspicata riforma delle pensioni non ingrana. L’ultimo incontro, quello tra l’Osservatorio sulla spesa previdenziale e le parti sociali, tenuto lo scorso 26 luglio, è terminato con un nulla di fatto. E ora i sindacati promettono battaglia.
L’intenzione di cancellare la legge Fornero è pura utopia: anzi, senza interventi da qui a fine anno, tornerà prepotente e nel pieno delle sue potenzialità, riprendendosi quello che gli è stato tolto negli ultimi anni (Quota 100, Quota 102 e Quota 103, in scadenza al 31 dicembre 2023 assieme a Opzione Donna e all’Ape Sociale).
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Riforma delle pensioni: spesa in crescita e nuova rivalutazione
Inoltre, a generare ulteriore apprensione è la spesa previdenziale in crescita: nel biennio 2023-2024 si staglierà al 16,2% del Pil contro il 15,6% registrato nel 2022, a causa “della elevata indicizzazione delle prestazioni imputabili al notevole incremento dell’inflazione”, come ha riferito la Ragioneria generale dello Stato.
E incombe la nuova rivalutazione: nel 2024 gli importi delle pensioni saranno nuovamente soggetti a una maxi-perequazione. Secondo i rilevamenti di giugno 2023, l’inflazione è ferma al 5,6%: calcoli alla mano, allo Stato l’aumento delle pensioni potrebbe costare circa 14 miliardi di euro, anche se è praticamente certo un ritocco alla scaletta delle perequazioni, per salvaguardare le pensioni più basse e tagliare quelle più alte.
Aumento delle pensioni: l’obiettivo primario
Uno dei temi particolarmente caldi nell’ambito di una riforma delle pensioni è la pensione di garanzia per i giovani lavoratori.
L’applicazione del calcolo contributivo sulle pensioni dei lavoratori in servizio dal 1° gennaio 1996 provocherà un drammatico abbassamento degli importi delle pensioni nei prossimi anni.
In uno studio condotto dall’INPS è emerso che il 28% dei giovani “campionati” percepisce una retribuzione al di sotto dei 20.000 euro lordi annui, il che significa maturare un montante contributivo particolarmente basso, che si trasformerà in una pensione decisamente bassa.
Considerato pure che sulle pensioni calcolate col sistema contributivo non è prevista l’integrazione al minimo, il lavoratore o la lavoratrice prenderà di pensione quanto maturato durante gli anni di servizio, senza alcun aiuto da parte dello Stato.
Aumento delle pensioni minime nel 2024
A questo punto è chiaro che la priorità del governo debba essere aumentare le pensioni: nel 2021 l’importo medio era di 1.240 euro lordi al mese; era già sceso a 1.180 euro lordi al mese e nel 2023 abbiamo assistito a un ulteriore calo a 1.168 euro lordi al mese.
Per il 2024 è già certo l’aumento delle pensioni minime del 2,7% senza limiti di età (nel 2023 sono state aumentate dell’1,5% agli under 75 e del 6,4% agli over 75).
Sarà necessario confermare, in primis, i 600 euro di minima e avvicinarsi ai 1.000 euro al mese, obiettivo di Silvio Berlusconi e di Forza Italia, ma anche dell’attuale esecutivo, da raggiungere prima della fine della legislatura.
Ultime notizie sulla riforma delle pensioni: poche risorse e tanti costi
A questo punto la domanda sorge spontanea: con una spesa così pesante e le pochissime risorse economiche a disposizione, come farà il governo Meloni a mantenere le promesse fatte in campagna elettorale?
Difficile, se non impossibile, dal momento che già nel documento di economia e finanza approvato ad aprile 2023 non c’era traccia di risorse per le pensioni.
Sarà la nota di aggiornamento al Def di settembre ad anticipare le potenzialità economiche dell’attuale esecutivo in vista della legge di bilancio 2024. Prima, però, sono in programma altri incontri con i sindacati, per parlare del futuro di Opzione Donna (5 settembre) e della previdenza complementare (18 settembre).
Intanto, il Fondo monetario internazionale ha già diffidato l’Italia ad approvare altre misure di flessibilità previdenziali, dal momento che il nostro Paese spende più della media europea.
Ultime notizie sulla riforma delle pensioni: proroga Quota 103
A questo punto, con Quota 41 in ghiaccio, al governo Meloni non rimane che puntare sul rinnovo di Quota 103 per un’altra stagione. E non si esclude una stabilizzazione della misura più giovane introdotta nel panorama previdenziale, che consente l’uscita a 62 anni di età, ma con 41 anni di contributi versati.
La stabilizzazione costerebbe oltre 170 miliardi di euro in 50 anni, con un’incidenza della spesa in rapporto al Pil di 8,4 punti percentuali rispetto ai risultati della legislazione vigente.
Quota 41 per tutti, ma con ricalcolo contributivo
L’alternativa rimane Quota 41 per tutti, se l’attuale esecutivo riuscisse a trovare le risorse per coprire la spesa (5 miliardi di euro l’anno, con picchi di 9 miliardi).
Quota 41 per tutti consentirebbe l’uscita con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica (attualmente è consentita solo ai lavoratori precoci).
Fin qui tutto bello, ma c’è un problema: l’assegno verrebbe calcolato interamente con il metodo contributivo. E questo significa pensioni più basse anche del 20-30% rispetto a una pensione calcolata col sistema misto.
La penalizzazione servirebbe al governo per abbattere i costi e spingere il lavoratore o la lavoratrice a rimanere in servizio ancora qualche mese per accedere direttamente alla pensione anticipata della legge Fornero (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, un anno in meno per le donne).
Quota 96 (o 95), Ape Sociale e Opzione Donna
Tra le ipotesi al vaglio c’è Quota 96 per chi svolge lavori gravosi (61 anni di età e 35 anni di contributi) o una Quota 95, con l’abbassamento dell’età anagrafica minima a 60 anni.
Se non dovesse essere introdotta Quota 96 (o 95) via libera all’estensione dell’Ape Sociale, la cui proroga non pare in discussione.
Maggiori dubbi ci sono sul futuro di Opzione Donna, che l’esecutivo Meloni vorrebbe ritoccare ancora, per ampliarne la platea dopo il taglio effettuato con la legge di bilancio 2023.
Oggi, per accedere a Opzione Donna, è necessario aver compiuto almeno 60 anni (con riduzione di uno o due anni a seconda dei figli avuti) e far parte di determinate categorie fragili, quali le licenziate, le dipendenti di aziende in crisi, le caregiver e le invalide civili (almeno il 74% di invalidità riconosciuta).
Nelle intenzioni del governo ci sarebbe l’eliminazione del criterio figli e la riapertura a tutte le categorie di lavoratrici, senza distinzioni.

Faq sulla riforma delle pensioni
Come si relaziona Quota 41 con la pensione di vecchiaia?
Secondo i piani dei sindacati, Quota 41 dovrebbe rappresentare un’alternativa alla pensione di vecchiaia, che si ottiene con 67 anni di età e 20 anni di contributi.
Qual è la posizione dei sindacati sulla riforma delle pensioni nel 2024?
Dopo l’incontro tra governo e sindacati, alcuni rappresentanti come Maurizio Landini (CGIL) e Pierpaolo Bombardieri (UIL) hanno espresso il loro malumore, definendolo un tavolo di discussione inutile. La CISL sembra invece aperta a una maggiore mediazione.
Che cos’è la rivalutazione delle pensioni?
La rivalutazione delle pensioni, nota anche come perequazione, è un meccanismo grazie al quale gli importi delle pensioni vengono aggiornati in base al costo della vita. Questo aggiustamento viene fatto seguendo il tasso di inflazione medio dell’anno precedente. Nel 2023, l’INPS ha applicato un tasso di inflazione provvisorio del 7,3%, stabilito dal governo. Tuttavia, il tasso effettivo era dell’8,1%, pertanto lo 0,8% restante sarà pagato nel 2024.
Cos’è l’Ape Sociale e come è cambiato nel 2023?
L’Ape Sociale è un’opzione di pensionamento anticipato per le categorie più deboli. La legge numero 197 del 2022 ha rinnovato anche nel 2023 l’Ape Sociale per categorie come disoccupati con esaurimento dell’indennità di disoccupazione, invalidi civili almeno al 74%, caregivers, addetti ad attività particolarmente difficili e rischiose.
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