Riforma pensioni, quote a rischio? Fondi (pochi) e ipotesi

Riforma delle pensioni e quote a rischio. Il grido d'allarme del presidente dell'INPS Tridico: di questo passo non sarà più possibile pagare le pensioni.

Carmine Roca è un giornalista esperto in pensioni e fisco.
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4' di lettura

Riforma delle pensioni e quote a rischio: Tridico lancia l’allarme, ecco cosa può accadere se non si interviene subito (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Indice

Riforma delle pensioni e quote a rischio: l’allarme di Tridico

Riforma delle pensioni e quote a rischio dopo le dichiarazioni del presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, intervenuto tre giorni fa nel corso della trasmissione “24 Mattino” in onda su Radio 24.

A preoccupare Tridico è il rapporto tra popolazione attiva (lavoratori) e pensionati, sempre più risicato: “Oggi è dell’1.4, nei prossimi 10 anni può scendere a 1.3. Di questo passo rischia di essere 1 a 1, con gravi problemi per il sistema pensionistico”, ha spiegato il presidente dell’INPS.

Cosa significa “1 a 1”? Che per ogni lavoratore ci sarà un pensionato e per l’INPS sarebbero dolori, dal momento che verrebbero meno le condizioni (i soldi) per pagare le pensioni a tutti.

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Riforma delle pensioni e quote a rischio: evitare il tracollo

Da inizio 2023 governo e sindacati valutano soluzioni e ipotesi da inserire nella nuova riforma delle pensioni. Le intenzioni sarebbero quelle di portare avanti il discorso iniziato con Quota 100 (62 anni di età e 38 di contributi), proseguito con Quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi) e rinnovato con Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi): individuare misure flessibili per evitare il ritorno alla Fornero.

Ma proprio la continua introduzione di “quote” e la possibilità di prevederne altre con la nuova riforma, ha provocato il grido d’allarme di Tridico: “Riformare le pensioni attraverso quote potrebbe peggiorare ulteriormente la situazione del sistema previdenziale”.

Da qui la necessità di scongiurare un peggioramento, di appesantire la spesa pensionistica, evitando una catastrofe inimmaginabile: di questo passo pagare gli assegni diverrebbe molto complicato, se non impossibile.

Riforma delle pensioni e quote a rischio
Riforma delle pensioni e quote a rischio: in foto un pensionato.

Riforma delle pensioni e quote a rischio: meno lavoratori, più pensionati

Il sistema delle quote, dunque, è finito nel mirino del presidente dell’INPS, Pasquale Tridico.

Tutte le misure di flessibilità che hanno consentito un pensionamento in anticipo rispetto alle regole della Fornero sono state favorevolmente accolte dai lavoratori che hanno potuto lasciare prima il lavoro rispetto ai termini della pensione di vecchiaia e della pensione anticipata ordinaria.

Ma aver reso più facile il pensionamento ha causato uno sfasamento nel rapporto tra lavoratori e pensionati, che deve assolutamente tendere in favore dei primi: il sistema pensionistico, infatti, si regge soprattutto sui contributi versati dai lavoratori.

Se cala il numero degli impiegati, diminuiscono le risorse per coprire la spesa per le pensioni: senza liquidità, saldare gli assegni ogni mese diventerebbe molto complicato, se non impossibile.

Negli ultimi 4 anni, dal 2019 ad oggi, la popolazione attiva si è ridotta da 38,4 milioni a 37,2 milioni. Abbiamo perso 800mila residenti attivi e questo è un grave danno”, ha proseguito Tridico nel suo intervento.

Per evitare di non riuscire a pagare più le pensioni, sulla falsariga di quanto avvenne nel 2011, in piena crisi economica, con l’entrata in vigore della riforma “lacrime e sangue” della Fornero a metterci una toppa, il governo dovrà intervenire, in tempi rapidi, ritardando l’accesso alla pensione di molti lavoratori.

Niente più soluzioni intermedie, niente più “quote”. Si tornerà alla Fornero? Non proprio. Chi chiede strade alternative per andare in pensione ha diritto ad essere accontentato, ma con cognizione di causa e senza penalizzare le generazioni future, che rischiano di non arrivarci neppure alla pensione.

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