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In genere sono single o coppie senza figli, non più giovani, con bassi livelli di istruzione, residenti nel Sud, dove la domanda di lavoro è molto bassa. Analizziamo la riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023.
Indice
- Riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023: quanti sono gli occupabili?
- Come cambierà il reddito di cittadinanza nel 2023?
- Riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023: i dati
- Riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023: chi sono gli occupabili?
- Riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023: le novità
- Riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023: la congruità
- Riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023: la formazione
- Fonti e materiale di approfondimento
- Ricevi tutte le news sempre aggiornate su bonus e lavoro
Riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023: quanti sono gli occupabili?
La legge di bilancio per il 2023 prevede che a settembre del prossimo anno, in attesa di nuove misure che da gennaio 2024 sostituiranno per tutti il reddito di cittadinanza (Rdc), alcuni degli attuali beneficiari perdano il sussidio.
Si tratta di persone che il Governo ritiene abbiano maggiori possibilità di trovare lavoro. Gli “occupabili”, che dovranno seguire un corso di formazione o riqualificazione professionale di sei mesi, sono individuati dalla legge in base all’età, tra 18 e 59 anni, e alle caratteristiche della famiglia in cui vivono: nuclei senza minori, persone con almeno 60 anni e disabili.
La relazione tecnica alla legge di bilancio stima in circa 400 mila il numero di famiglie (il 39 per cento di quelle che ricevono la misura) composte solo da persone “occupabili”, quindi soggette al termine del sussidio a partire da settembre 2023.
Per questi nuclei, il Rdc vale al mese 543 euro, meno della media di 581 euro per il totale dei nuclei che lo ricevono. La differenza è dovuta al fatto che le famiglie degli occupabili non hanno minori o anziani e sono quindi di piccola dimensione.
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Come cambierà il reddito di cittadinanza nel 2023?
Riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023. Per gli “occupabili” il reddito di cittadinanza nel 2023 resta solo per 7 mensilità e decade dopo il primo rifiuto ad un’offerta anche non “congrua”. Per i 18-29enni che non hanno finito la scuola dell’obbligo è subordinato alla frequenza di corsi formativi.
Riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023: i dati
Nella tabella mostriamo la percentuale delle persone e delle famiglie che oggi percepiscono il Rdc e che dovrebbero perderlo a settembre 2023
% delle persone | % delle famiglie | |
Relazione tecnica | n.d. | 39% |
Istat | 21% | n.d. |
Upb | 23% | 38.5% |
Riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023: chi sono gli occupabili?
Riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023. L’audizione Istat sottolinea che i soggetti interessati non sembrano molto occupabili: solo il 30 per cento ha istruzione superiore alla scuola dell’obbligo e gran parte (il 65,5 per cento) vive nel Mezzogiorno.
Spesso hanno un’età non più giovane: risulta infatti occupabile quasi la metà degli attuali beneficiari tra 45 e 59 anni.
Soprattutto, l’Istat precisa che queste persone hanno caratteristiche che non sono molto diverse da quelle degli altri attuali beneficiari del Rdc. Non pare quindi che il criterio individuato dal Governo riesca davvero a selezionare chi, tra gli attuali percettori, abbia davvero maggiore vicinanza con il mercato del lavoro.
L’audizione Upb contiene alcuni dati aggiuntivi sulle caratteristiche di chi, a settembre, perderà il Rdc. Si conferma che si tratta di nuclei di piccola dimensione, tanto che lo perderà il 73 per cento di quelli con una sola persona e che risiedono soprattutto al Sud.
La probabilità di essere esclusi dal Rdc è leggermente maggiore tra i beneficiari del Nord (perché ci sono meno famiglie con figli), ma la distribuzione attuale del Rdc è così sbilanciata verso il Mezzogiorno che gran parte delle famiglie che saranno escluse risiede nelle regioni meridionali.
Sulla base di elaborazioni da me svolte sul campione Silc, risulta che quasi il 60 per cento degli occupabili ha più di 40 anni.
Riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023: i prossimi esclusi
Riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023. Emerge, in sintesi, un profilo piuttosto preciso delle persone che tra qualche mese saranno escluse dal Rdc. Si tratta in genere di persone sole o di coppie senza figli, non più giovani, con bassi livelli di istruzione e residenti nel Mezzogiorno, dove la domanda di lavoro è molto bassa.
Considerando tutte queste caratteristiche, è ragionevole ritenere che solo una piccola parte di loro riuscirà a trovare un’occupazione in pochi mesi.
Però tutti questi “occupabili” perderanno il sussidio a fine agosto 2023, anche chi non avrà trovato un lavoro, ma è disponibile a lavorare. La legge di bilancio impegna il governo a introdurre nel 2024 nuove misure di sostegno alla povertà e di inclusione attiva, per le quali vengono stanziati circa 7 degli 8 miliardi attualmente spesi ogni anno per il Rdc.
Tuttavia, in attesa di sapere come sarà strutturata la riforma, almeno tra settembre e dicembre 2023, non si potrà più dire che l’Italia dispone di una misura universale contro la povertà.
Riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023: le novità
Riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023. La legge 29 dicembre 2022, n. 197, ha disposto alcune modifiche alla disciplina del Reddito di cittadinanza applicabile nel 2023, in vista della soppressione di tale istituto e della pensione di cittadinanza dal 2024, nell’ambito di una più ampia riforma delle misure di sostegno alla povertà e di inclusione attiva.
Contestualmente, ha istituito un “Fondo per il sostegno alla povertà e all’inclusione attiva“, nel quale confluiscono parte delle economie derivanti dalla soppressione dell’istituto del reddito e della pensione di cittadinanza e dall’azzeramento della relativa autorizzazione di spesa (precedentemente prevista in misura pari a 8.784,9 milioni di euro l’anno).
La sezione indica in misura pari a 7.076,10 mln di euro per l’anno 2024 ed a 7.076,70 mln di euro per l’anno 2025 le risorse del Fondo per il sostegno alla povertà e all’inclusione attiva (cap. 3552).
Riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023: la congruità
Riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023. L’Rdc nasce con una caratteristica molto singolare: quella della congruità. Cioè, la proposta lavorativa che verrà posta all’utente dovrà essere in linea con il curriculum professionale e con la pregressa carriera lavorativa del disoccupato. Condizione che ha fatto molto discutere.
Si ricorda che l’erogazione del Reddito di cittadinanza è subordinata alla dichiarazione, da parte dei componenti il nucleo familiare maggiorenni, di immediata disponibilità al lavoro, nonché alla sottoscrizione di un Patto per il lavoro ovvero (nel caso in cui i bisogni del nucleo familiare e dei suoi componenti siano complessi e multidimensionali) di un Patto per l’inclusione sociale.
Con la sottoscrizione di tali patti, è offerta la disponibilità, pena la decadenza dal beneficio, a svolgere colloqui con i Centri per l’Impiego e i servizi dei comuni, a partecipare a progetti formativi finalizzati al reinserimento nel mondo del lavoro e ad attività utili alla collettività a cui possono essere dedicate, compatibilmente con le altre attività, dalle otto alle sedici ore settimanali.
Sono esonerati i componenti del nucleo familiare titolari di pensione o di età superiore a 65 anni, già occupati, frequentanti un corso di studi, con carichi di cura o con disabilità (ferma restando, per questi ultimi, la facoltà di manifestare comunque la loro disponibilità).

Riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023: la formazione
Riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023. Con riguardo agli obblighi formativi, si prevede che i percettori del Reddito di cittadinanza di età tra i diciotto e i sessantacinque anni debbano essere inseriti, per un periodo di sei mesi, in un corso di formazione o di riqualificazione professionale di cui alla legge n. 53/2003.
In caso di mancata frequenza al programma assegnato, si prevede la decadenza del nucleo familiare di appartenenza dal diritto alla prestazione. A tal fine, le regioni sono tenute a trasmettere all’Anpal gli elenchi dei soggetti che non rispettano l’obbligo di frequenza.
Inoltre, i beneficiari compresi nella fascia di età dai 18 ai 29 anni che non abbiano adempiuto all’obbligo scolastico (si ricorda che l’istruzione impartita per almeno dieci anni è obbligatoria) debbano iscriversi e frequentare i percorsi di istruzione di primo livello, o comunque funzionali all’adempimento del predetto obbligo.
Viene altresì demandata ad apposito protocollo, stipulato dal Ministero dell’istruzione e del merito e dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, la definizione delle azioni volte a facilitare l’iscrizione ai percorsi erogati dai CPIA (Centri provinciali per l’istruzione degli adulti).
Con riguardo alla partecipazione a progetti utili alla collettività, si richiede ai comuni l’impiego di tutti i percettori di Rdc residenti che hanno sottoscritto un Patto per il lavoro o un Patto per l’inclusione sociale, e non più almeno un terzo di essi, nell’ambito dei progetti utili alla collettività.
In relazione a tali attività, è utile ricordare la pubblicazione Progetti utili alla collettività (PUC): spunti per la progettazione. Esperienze nei Comuni italiani , del febbraio 2020, che ha fornito una prima panoramica delle esperienze e delle buone prassi realizzate su tutto il territorio nazionale, attraverso forme di volontariato, cittadinanza attiva, lavoro protetto ed altro, attuate nei Comuni anche con l’apporto di Enti Pubblici e di Soggetti del Terzo Settore.
Attualmente, l’elenco dei PUC attivati dai Comuni (Catalogo PUC) è disponibile nella sezione dedicata della pagina web GEPI – Piattaforma per la gestione del Patto per l’inclusione sociale (lo strumento per l’attuazione delle attività di competenza dei Comuni rivolte ai beneficiari del Reddito di Cittadinanza).
Infine, i percettori del Reddito di cittadinanza decadono, con i propri nuclei familiari, dal diritto al reddito di cittadinanza qualora non accettino la prima offerta di lavoro, anche se perviene nei primi diciotto mesi di fruizione del reddito di cittadinanza (fino al 1° gennaio 2023, invece, la decadenza era prevista se non veniva accettata la seconda offerta congrua nei primi diciotto mesi di fruizione o la prima offerta congrua a seguito del rinnovo del beneficio).
L’obbligo di accettazione della prima offerta di lavoro opera un rinvio all’articolo 4, comma 8, che prevede l’obbligo per i beneficiari del RdC di accettare offerte di lavoro congrue ai sensi del dell’art. 25 del D.Lgs. n. 150/2015 e del successivo comma 9.
L’offerta è considerata congrua – nell’ambito nella riforma del Reddito di cittadinanza nel 2023 -, ai sensi delle disposizioni sopra citate e del D.M. 10 aprile 2018 che vi ha dato attuazione, se:
- coerente con le esperienze e le competenze maturate (il criterio si applica in modo meno stringente dopo sei e dodici mesi);
- la sede di lavoro è localizzata entro:
- ottanta chilometri di distanza dalla residenza del beneficiario o comunque raggiungibile nel limite temporale massimo di cento minuti con i mezzi pubblici, se si tratta di prima offerta;
- ovunque collocata nel territorio italiano se si tratta di seconda offerta o, salvo non siano presenti figli minori nel nucleo familiare, di prima offerta ricevuta dopo il rinnovo del beneficio;
- entro ottanta chilometri di distanza dalla residenza o comunque raggiungibile nel limite temporale massimo di cento minuti con i mezzi pubblici, sin caso di rapporto di lavoro a tempo determinato o a tempo parziale, sia che si tratti di prima che di seconda offerta.
- la retribuzione è:
- superiore di almeno il 10 per cento rispetto al beneficio mensile massimo fruibile da un solo individuo, inclusivo della componente ad integrazione del reddito dei nuclei residenti in abitazione in locazione, riproporzionata in base all’orario di lavoro previsto nel contratto individuale di lavoro;
- non inferiore ai minimi salariali previsti dai contratti collettivi.
- il rapporto di lavoro è:
- a tempo pieno o con un orario di lavoro non inferiore al 60 per cento dell’orario a tempo pieno previsto nei medesimi contratti collettivi;
- a tempo indeterminato oppure determinato o di somministrazione di durata non inferiore a tre mesi.
Fonti e materiale di approfondimento
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