Riscatto dei contributi a rate o in un’unica soluzione: cosa conviene di più? Ne parliamo in questo approfondimento (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Indice
- Riscatto dei contributi a rate o in un’unica soluzione: cosa conviene?
- Riscatto dei contributi a rate o in un’unica soluzione: chi può richiederlo?
- Riscatto dei contributi a rate o in un’unica soluzione: come calcolare la spesa?
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Riscatto dei contributi a rate o in un’unica soluzione: cosa conviene?
È meglio effettuare il riscatto dei contributi a rate o in un’unica soluzione? Rispondiamo subito che, per la deduzione dal reddito imponibile, della spesa sostenuta, è preferibile pagare a rate anziché versare tutto in un’unica soluzione.
Perché? Prendiamo come esempio un lavoratore con un reddito imponibile di 28.000 euro annui. Questi vorrebbe riscattare la sua laurea quinquennale in vista del pensionamento.
Il costo del riscatto della laurea ammonta a 40.000 euro, quindi supera il reddito imponibile dell’interessato, che potrà portare in deduzione soltanto 28.000 euro dei 40.000 euro spesi, ovvero la quota relativa al suo imponibile.
E gli altri 12.000? Verranno perduti. La deduzione non goduta durante l’anno di riferimento non può essere sfruttata l’anno successivo. Una vera beffa.
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Ricordandovi sempre di chiedere informazioni presso patronati, Caf o intermediari dell’INPS autorizzati, possiamo rispondere alla domanda di apertura dicendovi che la scelta migliore è, nella maggior parte dei casi, il pagamento a rate (magari in un paio di anni), anziché il versamento in un’unica soluzione, per una semplice questione di deducibilità dei costi.
C’è anche da dire che, in presenza di un reddito imponibile più alto, che sostenga la spesa del riscatto dei contributi in un’unica soluzione (nel nostro caso dai 40.000 euro a salire), si può tranquillamente procedere al pagamento in un’unica rata. Nessuno lo vieta.
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Riscatto dei contributi a rate o in un’unica soluzione: chi può richiederlo?
Dopo aver visto se conviene il riscatto dei contributi a rate o in un’unica soluzione, andiamo a vedere in cosa consiste il riscatto dei contributi e chi può beneficiarne.
Parliamo di uno strumento a disposizione dei lavoratori che, a proprie spese, possono “coprire” periodi lavorativi scoperti, ma anche i periodi per i quali non esiste un obbligo assicurativo (come la laurea, ad esempio).
I contributi riscattati la stessa efficacia dei contributi obbligatori: valgono ai fini del diritto e della misura della pensione.
Possono essere riscattati, ad esempio, i periodi lavorati per i quali non sono stati versati i relativi contributi previdenziali. Se l’omissione del datore di lavoro è ormai finita in prescrizione, i lavoratori possono rivolgersi all’INPS costituendo una rendita vitalizia reversibile.
Oltre ai periodi scoperti da contribuzione obbligatoria, possono essere riscattati anche:
- la laurea;
- i periodi di lavoro svolti all’estero;
- i periodi non lavorati;
- i periodi di servizio civile;
- il congedo parentale;
- il lavoro socialmente utile;
- i congedi per gravi motivi familiari.
Possono chiedere il riscatto dei contributi:
- i lavoratori iscritti all’AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria);
- i lavoratori iscritti alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi;
- i lavoratori parasubordinati iscritti alla Gestione Separata;
- i lavoratori iscritti ai fondi speciali gestiti dall’INPS.
I contributi riscattati verranno collocati nel periodo temporale nel quale avrebbero dovuto essere versati.

Riscatto dei contributi a rate o in un’unica soluzione: come calcolare la spesa?
Ma, come visto, riscattare periodi non coperti da contribuzione ha un costo, che varia a seconda del posizionamento temporale dei contributi: possono rientrare nel sistema retributivo, se sono maturati prima del 1995 o nel sistema contributivo, se si riferiscono agli anni successivi al 1996.
Se il periodo si riferisce agli anni in cui era in vigore il sistema retributivo (fino al 1995) allora la somma da versare è determinata secondo il meccanismo della riserva matematica e varia a seconda di diversi fattori, come l’età, il sesso del richiedente, il periodo da riscattare e le retribuzioni percepite durante la vita lavorativa.
Diversamente, se i periodi da riscattare rientrano nel sistema contributivo (dal 1996 in poi), allora il costo del riscatto è calcolato applicando l’aliquota contributiva di riferimento (ad esempio per i lavoratori dipendenti è del 33%, per i lavoratori autonomi è del 24%) alla retribuzione percepita nell’ultimo anno di lavoro.
Come già anticipato, l’importo da versare può essere saldato in un’unica soluzione, tramite MAV, o con un addebito diretto sul conto corrente in 120 rate mensili. Chi preferisce il pagamento a rate può comunque saldare in anticipo il debito contratto, senza costi aggiuntivi.
Nel caso in cui viene meno il pagamento della soluzione unica o della prima rata, l’INPS interpreterà l’episodio come una rinuncia alla domanda di riscatto dei contributi, che può comunque essere ripresentata in futuro.
Si può ritardare il pagamento delle rate successive alla prima, non oltre i 30 giorni, per non più di 5 volte. Il versamento può essere interrotto in qualsiasi momento: in questo caso non si perderà quanto versato fino a quel momento, ma verrà accreditato soltanto il periodo che corrisponde ai versamenti effettuati. I soldi versati non possono essere restituiti.
Abbiamo visto se è meglio il riscatto dei contributi a rate o in un’unica soluzione. Ecco gli articoli preferiti dagli utenti sulle pensioni:
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