Se l’ex non paga l’assegno rischia la condanna penale per violazione degli obblighi di assistenza familiare in caso di separazione o divorzio (articolo 50 bis del Codice penale). (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
INDICE
- Se l’ex non paga l’assegno e conseguenze
- Se l’ex non paga l’assegno: a cosa serve
- Se l’ex non paga l’assegno: reato penale
- Se l’ex non paga l’assegno: azione civile
- Se l’ex non paga l’assegno: pignoramento
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Per arrivare a una condanna però non basta un ritardo nel versamento dell’assegno di mantenimento. È infatti necessario che sia accertata la volontà di non versarlo più.
Se l’ex non paga l’assegno e conseguenze
Il mancato pagamento dell’assegno di mantenimento da parte dell’ex potrebbe aver causato delle gravi conseguenze all’ex coniuge. Come nel caso di una malattia, della perdita del lavoro o dall’impossibilità di far fronte alle necessità dell’ex famiglia.
Il beneficiario può anche ricorrere a un’azione civile (oltre a quella penale). È sufficiente inviare una diffida per ottenere il rimborso dell’assegno che non è stato versato. Se l’ex coniuge facesse trascorrere i tempi disposti dalla diffida, si può procedere con il pignoramento dei beni.
Rientra tra i beni pignorabili anche il trattamento di fine rapporto (tfr).
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Se l’ex non paga l’assegno: a cosa serve
L’assegno di mantenimento viene versato per garantire l’assistenza e il sostegno necessari all’ex coniuge e ai figli. La somma che la parte più forte dovrà corrispondere alla più debole (economicamente) è stabilita dal giudice.
Quell’assegno non serve solo a coprire le spese indispensabili per il sostentamento, deve infatti consentire all’ex coniuge di continuare ad avere lo stesso tenore di vita del periodo precedente alla separazione.
Proprio per questo il giudice calcola l’importo sulla base del reddito e del patrimonio del coniuge più forte.
Nel determinare l’importo dell’assegno il magistrato valuta queste circostanze:
- i redditi dei coniugi;
- le ragioni della sentenza di divorzio;
- il contributo personale ed economico dato da ciascuno alla famiglia;
- la durata del matrimonio.
L’obbligo viene ovviamente meno se l’ex coniuge beneficiario dovesse risposarsi.
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Questa è la norma. Ma capita, e con una certa frequenza, che l’ex coniuge obbligato a versare l’assegno di mantenimento non versi un euro per mesi. Magari per delle difficoltà economiche, per degli imprevisti o, può accadere, per dei vecchi rancori (non infrequenti dopo una separazione o un divorzio).
Ebbene, cosa accade in questi casi. E per quale motivo la persona obbligata a pagare l’assegno rischia una condanna penale?
Se l’ex non paga l’assegno: reato penale
Come abbiamo visto il mancato pagamento dell’assegno di mantenimento configura il reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare. Questo reato è punito con la reclusione fino a un anno e una sanzione che arriva a 1.032 euro.
Questa violazione può essere perseguita dopo una querela di parte se riguarda solo l’ex coniuge. Se invece l’omissione di pagamento riguarda solo i figli minori si procede d’ufficio (non c’è dunque bisogno di una querela).
A questo proposito la Corte di Cassazione ha stabilito che la querela della madre copre anche i figli minorenni che sono rimasti privi del sostegno garantito dall’assegno di mantenimento, ma non i figli maggiorenni. Significa in pratica che i figli con più di 18 anni dovranno sporgere querela in modo autonomo (non con la madre).
Per arrivare a una condanna penale, comunque, è necessario dimostrare il dolo, ovvero la volontà dell’ex coniuge di non versare l’assegno (anche a fronte, per capirci, di una disponibilità economica sufficiente).
Questo significa anche che il reato penale non scatta se il coniuge obbligato non è più nelle condizioni di poter pagare l’assegno. Potrebbe accadere in caso di licenziamento o se sopraggiunge una malattia che ha come conseguenza l’impossibilità di continuare a svolgere la propria attività.
Se l’ex non paga l’assegno: azione civile
Nei confronti dell’ex coniuge che ha una capacità patrimoniale adeguata la strada dell’azione civile è più efficace e rapida rispetto a quella penale.
Si possono infatti applicare, e con una certa rapidità, strumenti come il pignoramento dei beni o il prelievo di un quinto dello stipendio (dal datore di lavoro) o della pensione (dall’INPS).

Se l’ex non paga l’assegno: pignoramento
Il pignoramento dell’assegno di mantenimento può essere esteso a beni mobili e immobili. E quindi anche ad automobili, appartamenti o terreni. Ma può essere fatto anche per conto terzi, ovvero su conti correnti bancari, sui canoni di locazione (se ci sono) e come detto, su pensione e stipendio.
Prima di andare avanti con la procedura di pignoramento, il beneficiario (tramite il suo avvocato) deve inviare una lettera di diffida all’ex coniuge. Il passo successivo è il precetto.
Se i due provvedimento restano senza risposta, si attiva l’esecuzione forzata a danno del debitore.
In sintesi è possibile attuare il pignoramento:
- sui beni mobili e immobili dell’ex coniuge, come le case di sua proprietà, gli autoveicoli, il suo conto corrente e gli altri depositi bancari o postali.
- sattivare il sequestro conservativo degli stessi beni suscettibili di pignoramento, se c’è il fondato pericolo che il debitore li disperda e si sottragga all’adempimento (articolo 671 del Codice di procedura civile).
- procedere con l’ordine di pagamento, rivolto a qualunque soggetto che deve soldi all’ex coniuge (come il suo datore di lavoro o il suo ente pensionistico) di versare direttamente al beneficiario le somme dovute (articolo 156, comma 6, del Codice civile).
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